Il saggio indaga la scrittura diaristica di Gianna Manzini, con particolare attenzione al primo dei sei Quaderni redatti dalla scrittrice tra il 1947 e il 1974, oggi conservato presso l’Archivio del Novecento della Sapienza Università di Roma. L’analisi si concentra sulla funzione bifronte del quaderno: da un lato spazio intimo di confessione e autoriflessione, dall’altro strumento di lavoro letterario, laboratorio creativo in cui prendono forma nuclei tematici, strutture narrative e sperimentazioni stilistiche. Il diario si configura come luogo privilegiato di elaborazione estetica e gnoseologica, in cui la scrittura diventa atto conoscitivo, tensione verso l’assoluto, e al contempo gesto di resistenza contro l’evanescenza della vita e la dispersione del ricordo. Attraverso un’analisi puntuale delle annotazioni, delle riflessioni metaletterarie, degli abbozzi narrativi e delle reminiscenze personali, il contributo restituisce la complessità del rapporto che Manzini intrattiene con la parola scritta, concepita come unico tramite autentico tra soggetto e mondo. Particolare rilievo viene attribuito alla compenetrazione tra biografia e poetica, tra diario e finzione letteraria, evidenziata anche dal confronto fra i materiali privai e alcuni testi editi, come il racconto Vino e faville.
«Le pagine più alte». Dai Quaderni di Gianna Manzini
Antonio D'Ambrosio
2025
Abstract
Il saggio indaga la scrittura diaristica di Gianna Manzini, con particolare attenzione al primo dei sei Quaderni redatti dalla scrittrice tra il 1947 e il 1974, oggi conservato presso l’Archivio del Novecento della Sapienza Università di Roma. L’analisi si concentra sulla funzione bifronte del quaderno: da un lato spazio intimo di confessione e autoriflessione, dall’altro strumento di lavoro letterario, laboratorio creativo in cui prendono forma nuclei tematici, strutture narrative e sperimentazioni stilistiche. Il diario si configura come luogo privilegiato di elaborazione estetica e gnoseologica, in cui la scrittura diventa atto conoscitivo, tensione verso l’assoluto, e al contempo gesto di resistenza contro l’evanescenza della vita e la dispersione del ricordo. Attraverso un’analisi puntuale delle annotazioni, delle riflessioni metaletterarie, degli abbozzi narrativi e delle reminiscenze personali, il contributo restituisce la complessità del rapporto che Manzini intrattiene con la parola scritta, concepita come unico tramite autentico tra soggetto e mondo. Particolare rilievo viene attribuito alla compenetrazione tra biografia e poetica, tra diario e finzione letteraria, evidenziata anche dal confronto fra i materiali privai e alcuni testi editi, come il racconto Vino e faville.Pubblicazioni consigliate
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