Il contributo esamina alcune delle questioni sollevate dalla pubblicazione italiana di Zong! di nourbeSe philip, questioni che riguardano l’interpretazione sia del poema originale che della sua traduzione italiana accusata di razzismo, la comunicazione tra gli attori in campo nella creazione dei rapporti editoriali, l’eterogenea ricezione, ancora una volta, sia del testo di partenza che della sua versione italiana, incluse le polemiche, il ‘collasso dei contesti’ e i falliti tentativi di mediazione. La traduzione, realizzata per la piccola casa editrice di ricerca Benway e respinta dall’autrice, uscita nel 2021 e in breve fuori commercio, ha suscitato reazioni forti e controverse. Quasi nessuna di esse prescinde dal cuore del poema, che elabora la vicenda della nave schiavista Zong, dove nel 1781 si consumò quel che divenne uno tra i più noti stermini della tratta atlantica, che indusse poi una svolta nell’abolizionismo inglese e divenne un tassello fondamentale nella memoria dello schiavismo, pur nel totale oblio delle testimonianze dirette. Con i molti filtri del linguaggio tecnico-giuridico, sperimentale e aleatorio, includendo la medianità spirituale e l’espressività realista, il plurilinguismo e il principio verbovisivo, il poema sfida ogni lettura lineare e univoca. E tuttavia, dalla sua pubblicazione nel 2008, il testo si è venuto trasformando in un oggetto meno disponibile all’apertura e all’interpretazione: un “testo sacro”, lo ha definito l’autrice, che diffida da tentativi di traduzione che esulino non solo dall’autorizzazione autoriale ma pure dalla forma oggettiva, financo dalla materialità, del libro originale. In questa sede tento, da osservatrice partecipativa, di riflettere sullo spazio etico che occorre costruire per fare spazio a una ipotesi traduttiva, e sulle difficoltà e i fallimenti di questa costruzione, come pure sul ripensare un patto possibile per la traduzione.
“Incomunicabile”, “non-fungibile”, “non autorizzata”, “sbagliata”, “ladra”: le non-vite di una traduzione respinta, e quelle ancora da immaginare
Renata Morresi
2024
Abstract
Il contributo esamina alcune delle questioni sollevate dalla pubblicazione italiana di Zong! di nourbeSe philip, questioni che riguardano l’interpretazione sia del poema originale che della sua traduzione italiana accusata di razzismo, la comunicazione tra gli attori in campo nella creazione dei rapporti editoriali, l’eterogenea ricezione, ancora una volta, sia del testo di partenza che della sua versione italiana, incluse le polemiche, il ‘collasso dei contesti’ e i falliti tentativi di mediazione. La traduzione, realizzata per la piccola casa editrice di ricerca Benway e respinta dall’autrice, uscita nel 2021 e in breve fuori commercio, ha suscitato reazioni forti e controverse. Quasi nessuna di esse prescinde dal cuore del poema, che elabora la vicenda della nave schiavista Zong, dove nel 1781 si consumò quel che divenne uno tra i più noti stermini della tratta atlantica, che indusse poi una svolta nell’abolizionismo inglese e divenne un tassello fondamentale nella memoria dello schiavismo, pur nel totale oblio delle testimonianze dirette. Con i molti filtri del linguaggio tecnico-giuridico, sperimentale e aleatorio, includendo la medianità spirituale e l’espressività realista, il plurilinguismo e il principio verbovisivo, il poema sfida ogni lettura lineare e univoca. E tuttavia, dalla sua pubblicazione nel 2008, il testo si è venuto trasformando in un oggetto meno disponibile all’apertura e all’interpretazione: un “testo sacro”, lo ha definito l’autrice, che diffida da tentativi di traduzione che esulino non solo dall’autorizzazione autoriale ma pure dalla forma oggettiva, financo dalla materialità, del libro originale. In questa sede tento, da osservatrice partecipativa, di riflettere sullo spazio etico che occorre costruire per fare spazio a una ipotesi traduttiva, e sulle difficoltà e i fallimenti di questa costruzione, come pure sul ripensare un patto possibile per la traduzione.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Indice del volume Al di là dei versi: tradurre il colore, il genere, la storia, e contributo “Incomunicabile”, “non-fungibile”, “non autorizzata”, “sbagliata”, “ladra”: le non-vite di una traduzione respinta, e quelle ancora da immaginare
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