In questo saggio, intendiamo presentare i primi esiti di una ricerca di dottorato tesa a comprendere le mafie dalla prospettiva dell’educazione familiare, la quale pone al centro la tutela e la protezione dei diritti delle bambine e dei bambini, anche di coloro che sono nati in contesti segnati dalla cultura mafiosa (Rizzo, Milani, 2022). Il presupposto è il superamento di una delle componenti fondamentali della mentalità mafiosa: il familismo amorale (Banfield, 1958; Farina, 2015), un habitus che lega la vita familiare all’organizzazione criminale e alla cultura che ne deriva, per riscoprire invece il valore del “concetto di generatività familiare” e di “generatività sociale” come superamento della visione individualistica ed asfittica propria della cultura mafiosa (Elia, 2021). La ricerca verte sull’esperienza promossa dal 2012 dal Tribunale per i Minorenni (TM) di Reggio Calabria nel tentativo di individuare nuove misure giuridico-pedagogiche in ri- sposta ai bisogni di cura e protezione dei bambini nati in famiglie legate alla ‘ndrangheta, la mafia calabrese, implementando innovativi strumenti e azioni di cura rispetto alla specifica vulnerabilità in cui vivono le famiglie legate o vicine alle mafie. Queste misure rappresentano un importante sviluppo sia dal punto di vista normativo che educativo-sociale, aprendo nuovi orizzonti nell’ambito degli interventi di tutela e protezione dei minori (Di Bella, Surace, 2019; Adamo, 2019). Riconosciuta l’influenza negativa che la criminalità organizzata esercita sulla vita di genitori e bambini, coinvolgendoli in una progressiva adesione alla stessa organizzazione, l’Autorità Giudiziaria (AG) ha adottato un approccio fe- nomenologico dell’azione giuridica, sociale e culturale per intervenire su queste situazioni riconoscendo la necessità di “far vivere al ragazzo tutta una serie di si- tuazioni nuove e sollecitanti attraverso cui sperimentare l’esistenza e il valore di prospettive esistenziali fino a quel momento sconosciute” (Bertolini, Caronia, 1993, 96). Un ampliamento di orizzonti funzionale alla scoperta non dell’esi- stente, ma di un inedito possibile (Freire, 1973) per il conseguimento di un nuo- vo punto di vista su di sé e sul mondo. Il tentativo di comprendere e contribuire allo sviluppo di azioni di promo- zione e prevenzione per la “presa in cura” delle famiglie che affrontano situazioni di specifica vulnerabilità generate dal contesto mafioso implica di prendere in esame una serie di questioni rilevanti per costruire un quadro più chiaro di que- sto problema sociale. Di seguito accenniamo ad alcune di esse: quali sono i nessi tra diritti dei bambini e diritti dei genitori nei contesti mafiosi? Quali strategie d’intervento possono essere adottate per garantire i diritti dei bambini che na- scono e crescono in contesti segnati dalla cultura e dalla violenza mafiosa, nel rispetto dei diritti dei genitori? È possibile ed eventualmente come sostenere la genitorialità vulnerabile quando uno o entrambi i genitori sono in carcere per reati di mafia? O quando un provvedimento di allontanamento dei propri figli dell’AG viene attuato senza il consenso dei genitori?

Sfide pedagogiche nei processi di cura e protezione dei diritti dei bambini e dei genitori che vivono in contesti segnati dalla cultura mafiosa

Milani P.;Rizzo F.
2024

Abstract

In questo saggio, intendiamo presentare i primi esiti di una ricerca di dottorato tesa a comprendere le mafie dalla prospettiva dell’educazione familiare, la quale pone al centro la tutela e la protezione dei diritti delle bambine e dei bambini, anche di coloro che sono nati in contesti segnati dalla cultura mafiosa (Rizzo, Milani, 2022). Il presupposto è il superamento di una delle componenti fondamentali della mentalità mafiosa: il familismo amorale (Banfield, 1958; Farina, 2015), un habitus che lega la vita familiare all’organizzazione criminale e alla cultura che ne deriva, per riscoprire invece il valore del “concetto di generatività familiare” e di “generatività sociale” come superamento della visione individualistica ed asfittica propria della cultura mafiosa (Elia, 2021). La ricerca verte sull’esperienza promossa dal 2012 dal Tribunale per i Minorenni (TM) di Reggio Calabria nel tentativo di individuare nuove misure giuridico-pedagogiche in ri- sposta ai bisogni di cura e protezione dei bambini nati in famiglie legate alla ‘ndrangheta, la mafia calabrese, implementando innovativi strumenti e azioni di cura rispetto alla specifica vulnerabilità in cui vivono le famiglie legate o vicine alle mafie. Queste misure rappresentano un importante sviluppo sia dal punto di vista normativo che educativo-sociale, aprendo nuovi orizzonti nell’ambito degli interventi di tutela e protezione dei minori (Di Bella, Surace, 2019; Adamo, 2019). Riconosciuta l’influenza negativa che la criminalità organizzata esercita sulla vita di genitori e bambini, coinvolgendoli in una progressiva adesione alla stessa organizzazione, l’Autorità Giudiziaria (AG) ha adottato un approccio fe- nomenologico dell’azione giuridica, sociale e culturale per intervenire su queste situazioni riconoscendo la necessità di “far vivere al ragazzo tutta una serie di si- tuazioni nuove e sollecitanti attraverso cui sperimentare l’esistenza e il valore di prospettive esistenziali fino a quel momento sconosciute” (Bertolini, Caronia, 1993, 96). Un ampliamento di orizzonti funzionale alla scoperta non dell’esi- stente, ma di un inedito possibile (Freire, 1973) per il conseguimento di un nuo- vo punto di vista su di sé e sul mondo. Il tentativo di comprendere e contribuire allo sviluppo di azioni di promo- zione e prevenzione per la “presa in cura” delle famiglie che affrontano situazioni di specifica vulnerabilità generate dal contesto mafioso implica di prendere in esame una serie di questioni rilevanti per costruire un quadro più chiaro di que- sto problema sociale. Di seguito accenniamo ad alcune di esse: quali sono i nessi tra diritti dei bambini e diritti dei genitori nei contesti mafiosi? Quali strategie d’intervento possono essere adottate per garantire i diritti dei bambini che na- scono e crescono in contesti segnati dalla cultura e dalla violenza mafiosa, nel rispetto dei diritti dei genitori? È possibile ed eventualmente come sostenere la genitorialità vulnerabile quando uno o entrambi i genitori sono in carcere per reati di mafia? O quando un provvedimento di allontanamento dei propri figli dell’AG viene attuato senza il consenso dei genitori?
2024
La ricerca storico-educativa tra contesti educative e sfide sociali. Studi in onore di Giuseppe Elia
9791255680918
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