Oggigiorno le applicazioni della robotica caratterizzano i vari settori della medicina, a partire dall’ambito preventivo, diagnostico e chirurgico fino a quello riabilitativo e assistenziale. In particolare, l’utilizzo dei robot umanoidi appare vantaggioso non solo nelle straordinarie circostanze pandemiche (per limitare la diffusione dei virus e fronteggiare la solitudine dovuta alle misure restrittive), ma anche in tempi ordinari al fine di colmare la carenza di personale sanitario e rispondere ai bisogni socio-assistenziali di una popolazione sempre più longeva. La presenza nei contesti di cura dei robot socialmente interattivi con sembianze umane sembra essere accolta con favore dagli stessi care receivers. I professionisti sanitari nutrono però delle riserve e non mancano esternazioni di disagio da parte degli assistiti. Si registra infatti una risposta meno favorevole al tocco robotico nel momento in cui il robot svolge compiti assistenziali che richiedono un contatto di tipo affettivo, e quindi non meramente strumentale. Per differenziare il tocco umano da quello robotico e per mostrare la necessità del primo nella relazione di cura, il testo propone un’analisi che valorizza il contributo sia della fenomenologia sia della care ethics. In chiave fenomenologica, il contatto umano produce una “sensazione doppia” (toccare ed essere toccati) indice di intercorporeità (toccato e toccante). Stando a questo duplice registro, il gesto di cura (care-giving), che è sempre caratterizzato dal contatto con il corpo altrui, si integra con la risposta alla cura da parte di chi la riceve (care-receiving).

I robot umanoidi nei contesti assistenziali: il problema del contatto nella relazione di cura

Francesca Marin
2024

Abstract

Oggigiorno le applicazioni della robotica caratterizzano i vari settori della medicina, a partire dall’ambito preventivo, diagnostico e chirurgico fino a quello riabilitativo e assistenziale. In particolare, l’utilizzo dei robot umanoidi appare vantaggioso non solo nelle straordinarie circostanze pandemiche (per limitare la diffusione dei virus e fronteggiare la solitudine dovuta alle misure restrittive), ma anche in tempi ordinari al fine di colmare la carenza di personale sanitario e rispondere ai bisogni socio-assistenziali di una popolazione sempre più longeva. La presenza nei contesti di cura dei robot socialmente interattivi con sembianze umane sembra essere accolta con favore dagli stessi care receivers. I professionisti sanitari nutrono però delle riserve e non mancano esternazioni di disagio da parte degli assistiti. Si registra infatti una risposta meno favorevole al tocco robotico nel momento in cui il robot svolge compiti assistenziali che richiedono un contatto di tipo affettivo, e quindi non meramente strumentale. Per differenziare il tocco umano da quello robotico e per mostrare la necessità del primo nella relazione di cura, il testo propone un’analisi che valorizza il contributo sia della fenomenologia sia della care ethics. In chiave fenomenologica, il contatto umano produce una “sensazione doppia” (toccare ed essere toccati) indice di intercorporeità (toccato e toccante). Stando a questo duplice registro, il gesto di cura (care-giving), che è sempre caratterizzato dal contatto con il corpo altrui, si integra con la risposta alla cura da parte di chi la riceve (care-receiving).
2024
Etiche applicate e nuovi soggetti morali
978-88-9314-432-2
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