Il contributo affronta il tema della mostra dedicata a Tiziano nel 1935, a cura di Nino Barbantini, a partire dallo sfoglio dei documenti conservati nell’Archivio Centrale dello Stato di Roma e nell’Archivio Barbantini donato alla Fondazione Giorgio Cini. Le testimonianze prese in considerazione, molte inedite, permettono di fare luce su vari aspetti organizzativi e su quanti presero parte all’evento lasciandone traccia in lettere, relazioni e nelle recensioni che per più di un anno affollarono le pagine dei quotidiani e delle riviste scientifiche. La personalità di Barbantini, che emerge dalla lettura incrociata delle fonti, è quella di un curatore appassionato e geniale, capace di risolvere numerose questioni organizzative, in particolare rispetto al problema dei prestiti nazionali e internazionali: l’assenza dei dipinti di Londra e di Madrid, il problema della mobilità delle opere più fragili, la sovrapposizione della grande mostra parigina, "Art Italien. De Cimabue a Tiepolo". Lo "stile di Barbantini" riconoscibile nell’eleganza degli allestimenti e nell’attenzione alla fruibilità delle opere, si rileva anche nella capacità di confrontarsi con la letteratura artistica passata e contemporanea, per cui sarà determinante la consulenza di Gino Fogolari. Per questo motivo si propongono due esempi significativi, dai quali è possibile trarre informazioni interessanti in merito alle ragioni che determinarono la scelta di alcune opere rispetto ad altre, ma anche in relazione al dibattito sulla radicale revisione cronologica e attributiva del catalogo tizianesco, scaturito all’indomani dell’uscita della monografia di Wilhelm Suida (1933).
“Lo stile di Barbantini” e la mostra di Tiziano del 1935
Marsel Giuseppe Grosso
2022
Abstract
Il contributo affronta il tema della mostra dedicata a Tiziano nel 1935, a cura di Nino Barbantini, a partire dallo sfoglio dei documenti conservati nell’Archivio Centrale dello Stato di Roma e nell’Archivio Barbantini donato alla Fondazione Giorgio Cini. Le testimonianze prese in considerazione, molte inedite, permettono di fare luce su vari aspetti organizzativi e su quanti presero parte all’evento lasciandone traccia in lettere, relazioni e nelle recensioni che per più di un anno affollarono le pagine dei quotidiani e delle riviste scientifiche. La personalità di Barbantini, che emerge dalla lettura incrociata delle fonti, è quella di un curatore appassionato e geniale, capace di risolvere numerose questioni organizzative, in particolare rispetto al problema dei prestiti nazionali e internazionali: l’assenza dei dipinti di Londra e di Madrid, il problema della mobilità delle opere più fragili, la sovrapposizione della grande mostra parigina, "Art Italien. De Cimabue a Tiepolo". Lo "stile di Barbantini" riconoscibile nell’eleganza degli allestimenti e nell’attenzione alla fruibilità delle opere, si rileva anche nella capacità di confrontarsi con la letteratura artistica passata e contemporanea, per cui sarà determinante la consulenza di Gino Fogolari. Per questo motivo si propongono due esempi significativi, dai quali è possibile trarre informazioni interessanti in merito alle ragioni che determinarono la scelta di alcune opere rispetto ad altre, ma anche in relazione al dibattito sulla radicale revisione cronologica e attributiva del catalogo tizianesco, scaturito all’indomani dell’uscita della monografia di Wilhelm Suida (1933).Pubblicazioni consigliate
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