Il contributo delinea un quadro completo delle problematiche che si incontrano nello studio dello spazio riservato alle donne. Individua le principali fonti scritte a nostra disposizione, tra le quali spiccano i Libri ordinari, le cui prime pubblicazioni risalgono al XVII secolo. Nell'ambito europeo i repertori delle fonti, oggetto di edizioni critiche recenti, più ricchi sono stati prodotto in lingua tedesca. Il dato spiega come i primi saggi, dedicati sistematicamente ad edifici destinati a fondazioni religiose femminili, sono stati pubblicati in Germania. Si analizza l'uso del termine matroneo in Italia, mettendone in luce gli aspetti critici e ripercorrendo, con l'analisi delle citazioni, come un termine poco presente nelle fonti scritte sia diventato così diffuso nella storiografia italiana. Si individuano, all'interno dell'area europea, le principali fonti latine (dal V al XV secolo) attraverso le quali si possono individuare tracce di spazi dedicati espressamente alle donne nelle diverse tipologie di edifici. Una linea di indagine è quella delle specificità dei cori femminili. Si chiarisce come per l'XI e XII secolo anche nelle fondazioni delle canonichesse in Germania, lo spazio del coro non si trova nel medesimo luogo. A volte è in tribune occidentali, altre volte su un braccio del transetto. Nel sottolineare che in Italia non sono mai state avanzate ricerche sistematiche su edifici in uso alle domenicane e alle canonichesse, si introducono due casi studio che riguardano l'area veneta: la chiesa di Ognissanti a Padova e quella di Sant'Alvise a Venezia, che conserva ancora un coro ligneo pensile, il barco in veneto. Un'altra linea di ricerca percorsa è lo spazio delle donne nelle chiese canonicali o nelle chiese mendicanti. In quest'ultimo caso si richiama la necessità di non basarsi solo sulle fonti di tipo istituzionale (statuti degli ordini religiosi, privilegi papali, documenti vescovili, statuti cittadini ecc.) ma di compulsare le cosiddette fonti grigie. Al riguardo è introdotto un elemento importante nella discussione che spesso ha interpretato il coro femminile delle francescane come coro di reclusione per eccellenza, ricordando alcuni esempi di testimonianze scritte (manuali di confessioni, documenti processuali) che rivelano come invece le prescrizioni erano spesso infrante. L'importante affresco staccato, riprodotto a tav VII, conservato nei Musei Civici di Piacenza, opera di Bartolomeo e Jacopino da Reggio (1360 c) mostra una celebrazione liturgica, con chiara indicazione del coro con monaci che cantano, ma anche laici all'interno dello spazio, tra cui anche donne. L'affresco, noto agli storici dell'arte, per la prima volta è interpretato come una preziosa testimonianza di azioni esercitate dalle donne non sono state evidenziate dalla storiografia e che quindi fino ad ora non sono state censite.
Lo spazio delle donne nelle chiese medievali
Valenzano Giovanna
2022
Abstract
Il contributo delinea un quadro completo delle problematiche che si incontrano nello studio dello spazio riservato alle donne. Individua le principali fonti scritte a nostra disposizione, tra le quali spiccano i Libri ordinari, le cui prime pubblicazioni risalgono al XVII secolo. Nell'ambito europeo i repertori delle fonti, oggetto di edizioni critiche recenti, più ricchi sono stati prodotto in lingua tedesca. Il dato spiega come i primi saggi, dedicati sistematicamente ad edifici destinati a fondazioni religiose femminili, sono stati pubblicati in Germania. Si analizza l'uso del termine matroneo in Italia, mettendone in luce gli aspetti critici e ripercorrendo, con l'analisi delle citazioni, come un termine poco presente nelle fonti scritte sia diventato così diffuso nella storiografia italiana. Si individuano, all'interno dell'area europea, le principali fonti latine (dal V al XV secolo) attraverso le quali si possono individuare tracce di spazi dedicati espressamente alle donne nelle diverse tipologie di edifici. Una linea di indagine è quella delle specificità dei cori femminili. Si chiarisce come per l'XI e XII secolo anche nelle fondazioni delle canonichesse in Germania, lo spazio del coro non si trova nel medesimo luogo. A volte è in tribune occidentali, altre volte su un braccio del transetto. Nel sottolineare che in Italia non sono mai state avanzate ricerche sistematiche su edifici in uso alle domenicane e alle canonichesse, si introducono due casi studio che riguardano l'area veneta: la chiesa di Ognissanti a Padova e quella di Sant'Alvise a Venezia, che conserva ancora un coro ligneo pensile, il barco in veneto. Un'altra linea di ricerca percorsa è lo spazio delle donne nelle chiese canonicali o nelle chiese mendicanti. In quest'ultimo caso si richiama la necessità di non basarsi solo sulle fonti di tipo istituzionale (statuti degli ordini religiosi, privilegi papali, documenti vescovili, statuti cittadini ecc.) ma di compulsare le cosiddette fonti grigie. Al riguardo è introdotto un elemento importante nella discussione che spesso ha interpretato il coro femminile delle francescane come coro di reclusione per eccellenza, ricordando alcuni esempi di testimonianze scritte (manuali di confessioni, documenti processuali) che rivelano come invece le prescrizioni erano spesso infrante. L'importante affresco staccato, riprodotto a tav VII, conservato nei Musei Civici di Piacenza, opera di Bartolomeo e Jacopino da Reggio (1360 c) mostra una celebrazione liturgica, con chiara indicazione del coro con monaci che cantano, ma anche laici all'interno dello spazio, tra cui anche donne. L'affresco, noto agli storici dell'arte, per la prima volta è interpretato come una preziosa testimonianza di azioni esercitate dalle donne non sono state evidenziate dalla storiografia e che quindi fino ad ora non sono state censite.File | Dimensione | Formato | |
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