Il contributo propone una riflessione su quali siano le possibilità di una risposta giuridica "gentile" rispetto alle questioni etico-politiche poste dalla richiesta di aiuto a morire. Si distinguono, anzitutto, lo scenario più ristretto del paziente con grave patologia e in una condizione di intollerabile sofferenza che rivolga la richiesta di aiuto a morire al proprio medico o alle strutture sanitarie dallo scenario più ampio che attiene ai fenomeni dell'aiuto al suicidio e dell'omicidio del consenziente, contemplati dal codice penale. Il problema delle risposte politico-giuridiche è affrontato con riferimento al più ristretto scenario dell'’“aiuto medico a morire”. Il contributo cerca di impostare il problema del "se" e "come" intervenire con una legge alla luce delle caratteristiche che dovrebbe avere una legislazione “gentile”. Si propongono, in particolare, alcune riflessioni su tre aspetti considerati come cruciali rispetto ai problemi aperti rispetto all'intervento del legislatore. Una prima questione riguarda le conseguenze che discendono dalla scelta di affidare il compito dell’aiuto a morire alla medicina, sia dal punto di vista dei diritti del paziente che da quello dello statuto della medicina. Una seconda conseguente questione attiene alle modalità attraverso le quali “prendere sul serio” la dimensione della “relazione di cura e di fiducia” (v. art. 1 l. n. 219/2017) rispetto alla richiesta del paziente di essere aiutato a morire. Un ultimo problema che si ritiene opportuno fare emergere è quello della possibilità di estendere la richiesta di aiuto a morire anche nell’interesse di persone che si trovino in una condizione di incapacità.
La richiesta di aiuto a morire: spazi per una risposta politica “gentile” e per un intervento del legislatore
Mariassunta Piccinni
2022
Abstract
Il contributo propone una riflessione su quali siano le possibilità di una risposta giuridica "gentile" rispetto alle questioni etico-politiche poste dalla richiesta di aiuto a morire. Si distinguono, anzitutto, lo scenario più ristretto del paziente con grave patologia e in una condizione di intollerabile sofferenza che rivolga la richiesta di aiuto a morire al proprio medico o alle strutture sanitarie dallo scenario più ampio che attiene ai fenomeni dell'aiuto al suicidio e dell'omicidio del consenziente, contemplati dal codice penale. Il problema delle risposte politico-giuridiche è affrontato con riferimento al più ristretto scenario dell'’“aiuto medico a morire”. Il contributo cerca di impostare il problema del "se" e "come" intervenire con una legge alla luce delle caratteristiche che dovrebbe avere una legislazione “gentile”. Si propongono, in particolare, alcune riflessioni su tre aspetti considerati come cruciali rispetto ai problemi aperti rispetto all'intervento del legislatore. Una prima questione riguarda le conseguenze che discendono dalla scelta di affidare il compito dell’aiuto a morire alla medicina, sia dal punto di vista dei diritti del paziente che da quello dello statuto della medicina. Una seconda conseguente questione attiene alle modalità attraverso le quali “prendere sul serio” la dimensione della “relazione di cura e di fiducia” (v. art. 1 l. n. 219/2017) rispetto alla richiesta del paziente di essere aiutato a morire. Un ultimo problema che si ritiene opportuno fare emergere è quello della possibilità di estendere la richiesta di aiuto a morire anche nell’interesse di persone che si trovino in una condizione di incapacità.Pubblicazioni consigliate
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