This PhD research was started in order to deeply analyse the structures and the distribution of these installations, set in a region naturally arranged for this kind of productions, whose real importance was not completely recognised till nowadays, because no synthesis for the Roman findings had ever been made. The preliminary step of the research dealt with the study of both classical, medieval and Renaissance period sources about the matter in hand. Ethnographic analysis was conducted besides this study, in order to gain a reference point also on the management of the production. The first part of the thesis mainly describes the structures and the remains found in the decima regio. Pits for the provision of raw materials have been highlighted and among these hill, plain and river quarries have been distinguished. As far as the hill quarries are concerned, these have not been found in this territory, even though several archaeological sites, set close to piedmont areas which are full of clay deposits, allow us to suggest they were common. It has been possible to register fifteen plain quarries, mostly set in the suburban areas of the lower plain. Only a few extractive areas have been archaeologically studied, whilst most of them have been identified by aerophotogrammetrical analysis, thus allowing us to evaluate the quarry management. Finally, the river quarries are hard to find because they are placed next to holm areas, which are subject to flooding; up to now, only one of these has been identified, but these quarries were probably commonly exploited nearby mountain rivers. In the decima regio, several basins for mixture preparation have been found, especially placed in open spaces. These basins for pottery and brickwork are similar as for the structure, therefore while the ones used in the pottery workshops were needed for decantation processes, the ones used for brickwork were exploited to mix clay and water. The potter’s wheel areas have not been identified and their location has been suggested only in two cases. The drying rooms on the contrary had to fill polyfunctional spaces in the urban areas, and this is the reason why they are difficult to recognise. In the structures of greater dimensions, big covered sheds have been found only in a few cases. Proofs of the presence of kilns are larger. It is possible to detect an evolution as for shape and dimension of the periurban structures, which took place between the half of the 1st century B.C. and the half of the 1st century A.D. This evolution seems to be dependent on the need for bigger structures. The suburban kilns of bigger dimensions fall into the typology given by Cuomo di Caprio and were often designed for mixed productions. From the study of the various parts of the installations five sites in which it has been possible to reconstruct the clay working process have been detected. It has been discovered that work was organised in open areas for the raw material storage, in basins for the mixture preparation and for internal road system (in some cases also for the kilns) and in covered areas set for modelling, drying and cooking. Finally, from a topographic point of view, different sites concentration is documented: unsurprisingly, most of the sites are placed in the lower plain, rich in silty clay soils, useful especially for brickwork, and furrowed by a thick net of waterways, which ensured an easy trade of products. Minor evidence has been found in the upper plain and in the piedmont areas, where the sites were based next to the quarries and along the roads. Finally, there is little evidence of mountain installations: these are small structures used for pottery and brickwork, placed along the river valleys stridden by main roads, such as the one of the river Adige.

All’origine di questa ricerca di dottorato c’era l’esigenza di analizzare nel dettaglio le strutture e la distribuzione degli impianti in un territorio naturalmente predisposto a questo tipo di produzioni. La fase preparatoria della ricerca ha riguardato lo studio delle fonti classiche, medievali e rinascimentali inerenti l’argomento trattato; a questo studio è stata affiancata la ricerca etnografica, al fine di avere un punto di riferimento anche per quanto concerne l’organizzazione della produzione. La prima parte della tesi riguarda essenzialmente le strutture e i resti individuati nel territorio della decima regio. Sono state analizate nel dettaglio le cave di approvvigionamento della materia prima; in particolare ne sono state riconosciute di tre diversi tipi: di collina, di pianura e di fiume. Per quanto riguarda le prime, in questo territorio non ne sono state scoperte, anche se la posizione di numerosi siti, in prossimità di zone pedemontane ricche di depositi di argilla, fa pensare che le cave di collina fossero comuni. Numerose sono invece le cave di pianura, ne sono state censite quindici di cui la maggior parte poste in aree extraurbane di bassa pianura; sono poche le aree estrattive indagate archeologicamente, la maggior parte sono state riconosciute tramite lo studio di foto aeree che hanno consentito di valutare l’organizzazione razionale delle fosse. Infine le cave di fiume sono rispetto alle altre difficilmente individuabili poiché collocate in aree golenali, soggette quindi all’esondazione dei fiumi; al momento ne è stata identificata solo una, ma dovevano essere sfruttate comunemente dagli impianti posti lungo i fiumi di montagna. Nei siti della decima regio sono state individuate anche numerose vasche per la preparazione degli impasti poste prevalentemente all’aperto. Questi bacini per la lavorazione di ceramica e di laterizi sono fra loro strutturalmente simili, tuttavia le vasche nei centri di lavorazione della ceramica erano utilizzate nel processo di decantazione, mentre quelle per la preparazione dei laterizi erano utilizzate per mescolare e impastare l’argilla con l’acqua. Le aree dei torni non sono state individuate e solo in due casi è stata proposta una localizzazione per le stesse. Gli essiccatoi invece in ambito urbano dovevano occupare spazi polifunzionali, da qui la difficoltà nel riconoscerli; mentre negli impianti di grandi dimensioni sono pochi i casi in cui sono state individuate grandi tettoie coperte. Più numerose sono poi le attestazioni di fornaci, per le quali si coglie un’evoluzione, nelle forme e dimensioni delle strutture periurbane, avvenuta tra la metà del I secolo a.C. e la metà del I d.C.; tale evoluzione sembra essere stata dettata dall’esigenza di avere strutture più capienti. Le fornaci extraurbane di grandi dimensioni rientrano pienamente nella tipologia proposta dalla Cuomo di Caprio ed erano spesso destinate a produzioni miste. Sono stati individuati cinque siti in buono stato di conservazione di cui si poteva ricostruire il percorso lavorativo dell’argilla. È emerso che il lavoro era organizzato con aree scoperte destinate all’accumulo delle materie prime, alle vasche di preparazione degli impasti e per la viabilità interna (in alcuni casi anche per le fornaci); e con aree coperte riservate alle fasi di modellazione, essiccamento e cottura. Infine dal punto di vista topografico sono documentate diverse concentrazioni di siti: com’era prevedibile la maggior parte degli impianti è posta nella bassa pianura, ricca di suoli limoso-argillosi, adatti soprattutto alla produzione di laterizi, e solcata da una fitta rete di fiumi navigabili che garantivano il facile commercio dei prodotti. Minori testimonianze sono state individuate in alta pianura e nel pedemonte, dove i siti erano collocati in prossimità delle aree di cava e lungo gli assi stradali. Infine poche sono le attestazioni di siti produttivi montani: si tratta di piccoli impianti dediti alla produzione di ceramica e laterizi; tali siti sono posti lungo le valli fluviali come quella dell’Adige, valli percorse anche dalle arterie stradali.

Impianti di produzione ceramica e laterizia in epoca romana: analisi morfologica delle strutture e relazioni territoriali nella decima regio / Mondin, Cristina. - (2010 Jan 28).

Impianti di produzione ceramica e laterizia in epoca romana: analisi morfologica delle strutture e relazioni territoriali nella decima regio.

Mondin, Cristina
2010

Abstract

All’origine di questa ricerca di dottorato c’era l’esigenza di analizzare nel dettaglio le strutture e la distribuzione degli impianti in un territorio naturalmente predisposto a questo tipo di produzioni. La fase preparatoria della ricerca ha riguardato lo studio delle fonti classiche, medievali e rinascimentali inerenti l’argomento trattato; a questo studio è stata affiancata la ricerca etnografica, al fine di avere un punto di riferimento anche per quanto concerne l’organizzazione della produzione. La prima parte della tesi riguarda essenzialmente le strutture e i resti individuati nel territorio della decima regio. Sono state analizate nel dettaglio le cave di approvvigionamento della materia prima; in particolare ne sono state riconosciute di tre diversi tipi: di collina, di pianura e di fiume. Per quanto riguarda le prime, in questo territorio non ne sono state scoperte, anche se la posizione di numerosi siti, in prossimità di zone pedemontane ricche di depositi di argilla, fa pensare che le cave di collina fossero comuni. Numerose sono invece le cave di pianura, ne sono state censite quindici di cui la maggior parte poste in aree extraurbane di bassa pianura; sono poche le aree estrattive indagate archeologicamente, la maggior parte sono state riconosciute tramite lo studio di foto aeree che hanno consentito di valutare l’organizzazione razionale delle fosse. Infine le cave di fiume sono rispetto alle altre difficilmente individuabili poiché collocate in aree golenali, soggette quindi all’esondazione dei fiumi; al momento ne è stata identificata solo una, ma dovevano essere sfruttate comunemente dagli impianti posti lungo i fiumi di montagna. Nei siti della decima regio sono state individuate anche numerose vasche per la preparazione degli impasti poste prevalentemente all’aperto. Questi bacini per la lavorazione di ceramica e di laterizi sono fra loro strutturalmente simili, tuttavia le vasche nei centri di lavorazione della ceramica erano utilizzate nel processo di decantazione, mentre quelle per la preparazione dei laterizi erano utilizzate per mescolare e impastare l’argilla con l’acqua. Le aree dei torni non sono state individuate e solo in due casi è stata proposta una localizzazione per le stesse. Gli essiccatoi invece in ambito urbano dovevano occupare spazi polifunzionali, da qui la difficoltà nel riconoscerli; mentre negli impianti di grandi dimensioni sono pochi i casi in cui sono state individuate grandi tettoie coperte. Più numerose sono poi le attestazioni di fornaci, per le quali si coglie un’evoluzione, nelle forme e dimensioni delle strutture periurbane, avvenuta tra la metà del I secolo a.C. e la metà del I d.C.; tale evoluzione sembra essere stata dettata dall’esigenza di avere strutture più capienti. Le fornaci extraurbane di grandi dimensioni rientrano pienamente nella tipologia proposta dalla Cuomo di Caprio ed erano spesso destinate a produzioni miste. Sono stati individuati cinque siti in buono stato di conservazione di cui si poteva ricostruire il percorso lavorativo dell’argilla. È emerso che il lavoro era organizzato con aree scoperte destinate all’accumulo delle materie prime, alle vasche di preparazione degli impasti e per la viabilità interna (in alcuni casi anche per le fornaci); e con aree coperte riservate alle fasi di modellazione, essiccamento e cottura. Infine dal punto di vista topografico sono documentate diverse concentrazioni di siti: com’era prevedibile la maggior parte degli impianti è posta nella bassa pianura, ricca di suoli limoso-argillosi, adatti soprattutto alla produzione di laterizi, e solcata da una fitta rete di fiumi navigabili che garantivano il facile commercio dei prodotti. Minori testimonianze sono state individuate in alta pianura e nel pedemonte, dove i siti erano collocati in prossimità delle aree di cava e lungo gli assi stradali. Infine poche sono le attestazioni di siti produttivi montani: si tratta di piccoli impianti dediti alla produzione di ceramica e laterizi; tali siti sono posti lungo le valli fluviali come quella dell’Adige, valli percorse anche dalle arterie stradali.
28-gen-2010
This PhD research was started in order to deeply analyse the structures and the distribution of these installations, set in a region naturally arranged for this kind of productions, whose real importance was not completely recognised till nowadays, because no synthesis for the Roman findings had ever been made. The preliminary step of the research dealt with the study of both classical, medieval and Renaissance period sources about the matter in hand. Ethnographic analysis was conducted besides this study, in order to gain a reference point also on the management of the production. The first part of the thesis mainly describes the structures and the remains found in the decima regio. Pits for the provision of raw materials have been highlighted and among these hill, plain and river quarries have been distinguished. As far as the hill quarries are concerned, these have not been found in this territory, even though several archaeological sites, set close to piedmont areas which are full of clay deposits, allow us to suggest they were common. It has been possible to register fifteen plain quarries, mostly set in the suburban areas of the lower plain. Only a few extractive areas have been archaeologically studied, whilst most of them have been identified by aerophotogrammetrical analysis, thus allowing us to evaluate the quarry management. Finally, the river quarries are hard to find because they are placed next to holm areas, which are subject to flooding; up to now, only one of these has been identified, but these quarries were probably commonly exploited nearby mountain rivers. In the decima regio, several basins for mixture preparation have been found, especially placed in open spaces. These basins for pottery and brickwork are similar as for the structure, therefore while the ones used in the pottery workshops were needed for decantation processes, the ones used for brickwork were exploited to mix clay and water. The potter’s wheel areas have not been identified and their location has been suggested only in two cases. The drying rooms on the contrary had to fill polyfunctional spaces in the urban areas, and this is the reason why they are difficult to recognise. In the structures of greater dimensions, big covered sheds have been found only in a few cases. Proofs of the presence of kilns are larger. It is possible to detect an evolution as for shape and dimension of the periurban structures, which took place between the half of the 1st century B.C. and the half of the 1st century A.D. This evolution seems to be dependent on the need for bigger structures. The suburban kilns of bigger dimensions fall into the typology given by Cuomo di Caprio and were often designed for mixed productions. From the study of the various parts of the installations five sites in which it has been possible to reconstruct the clay working process have been detected. It has been discovered that work was organised in open areas for the raw material storage, in basins for the mixture preparation and for internal road system (in some cases also for the kilns) and in covered areas set for modelling, drying and cooking. Finally, from a topographic point of view, different sites concentration is documented: unsurprisingly, most of the sites are placed in the lower plain, rich in silty clay soils, useful especially for brickwork, and furrowed by a thick net of waterways, which ensured an easy trade of products. Minor evidence has been found in the upper plain and in the piedmont areas, where the sites were based next to the quarries and along the roads. Finally, there is little evidence of mountain installations: these are small structures used for pottery and brickwork, placed along the river valleys stridden by main roads, such as the one of the river Adige.
Impianti produttivi, epoca romana
Impianti di produzione ceramica e laterizia in epoca romana: analisi morfologica delle strutture e relazioni territoriali nella decima regio / Mondin, Cristina. - (2010 Jan 28).
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