Nel saggio ci si sofferma sui rapporti fra le idee filosofico-scientifiche dei galileiani più avvertiti e le loro forme discorsive. Le marche stilistiche della prosa di Galileo sono, in sintesi, i suoi acuminati “aculei ironici” (Andrea Battistini), l’inserimento di aneddoti nel tessuto dei testi e l’uso delle risorse sceniche e argomentative del dialogo, genere sfuggente, aperto alle interferenze con il teatro, la novella, l’epistola. Con il termine "nipotini" quindi non si fa riferimento agli allievi diretti che il maestro prima della reazione anticopernicana colloca nelle università di Pisa o di Bologna (come Benedetto Castelli) ma ai seguaci di seconda generazione, operativi dopo l’irrigidimento del Sant’Uffizio: come Giovanni Alfonso Borelli, che a Messina e a Pisa riuscì a formare una sua scuola con personalità del calibro di Marcello Malpighi o di Giovanni Bellini. Il saggio, in sintesi, riguarda le retoriche e i generi discorsivi che attestano un’attività di resistenza del galileismo, sotterranea rispetto alle ricerche di ambito mediceo, - soprattutto nel campo dell’anatomia microscopica, delle scienze della vita e dello studio degli organi di senso - entro la quale primeggia l’attività di Giovanni Alfonso Borelli.

I nipotini di Galileo

ZINATO EMANUELE
2021

Abstract

Nel saggio ci si sofferma sui rapporti fra le idee filosofico-scientifiche dei galileiani più avvertiti e le loro forme discorsive. Le marche stilistiche della prosa di Galileo sono, in sintesi, i suoi acuminati “aculei ironici” (Andrea Battistini), l’inserimento di aneddoti nel tessuto dei testi e l’uso delle risorse sceniche e argomentative del dialogo, genere sfuggente, aperto alle interferenze con il teatro, la novella, l’epistola. Con il termine "nipotini" quindi non si fa riferimento agli allievi diretti che il maestro prima della reazione anticopernicana colloca nelle università di Pisa o di Bologna (come Benedetto Castelli) ma ai seguaci di seconda generazione, operativi dopo l’irrigidimento del Sant’Uffizio: come Giovanni Alfonso Borelli, che a Messina e a Pisa riuscì a formare una sua scuola con personalità del calibro di Marcello Malpighi o di Giovanni Bellini. Il saggio, in sintesi, riguarda le retoriche e i generi discorsivi che attestano un’attività di resistenza del galileismo, sotterranea rispetto alle ricerche di ambito mediceo, - soprattutto nel campo dell’anatomia microscopica, delle scienze della vita e dello studio degli organi di senso - entro la quale primeggia l’attività di Giovanni Alfonso Borelli.
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