Il contributo prende in esame le dinamiche insediative del territorio ligure dall’età del Bronzo finale alla Romanizzazione. L’analisi riparte da recenti acquisizioni e adotta una cornice metodologica nella quale i dati archeologici sono posti in forma dialettica da un lato con quelli relativi all’ambiente e al paesaggio, dall’altro con le trasformazioni che investirono l’Italia – e in modo particolare l’Italia nord-occidentale – nel I millennio a.C. Sul finire dell’età del Bronzo l’organizzazione territoriale dell’area compresa fra il corso del Po e il Mar Ligure, incardinata per lo più su numerosi siti d’altura, rappresenta non solo l’avvio dell’etnogenesi dei Liguri dell’età del Ferro, ma anche il preludio di un assetto socio-politico non unitario, bensì caratterizzato dalla presenza di sub-aree occupate da diversi gruppi i quali, pur entro un sistema di connessioni (anche a lunga distanza) e di condivisione di ideologie e saperi, costituiscono sistemi autonomi. Nella prima età del Ferro, fino alla fine del VII secolo a.C., l’assetto territoriale conosce importanti trasformazioni. L’entroterra montano fa registrare un diffuso fenomeno di spopolamento, in coincidenza con l’attivazione di centri costieri - anche di primaria importanza come quello di Chiavari - con una vocazione internazionale. Se in altre aree della penisola questa traiettoria si può ricondurre all’avvio del processo protourbano, nel mondo ligure l’avvio della formazione della città non avviene e il solo centro che più tardi manifesterà caratteristiche urbane sarà Genova, nella cui attivazione quale centro dai caratteri emporici gioca un ruolo chiave la componente etrusca. La fioritura di Genova a partire dal VI secolo a.C. rappresenta il principale fattore di cambiamento dell’organizzazione territoriale. Il dato che emerge in maniera più vistosa riguarda proprio la ripresa dell’insediamento retrocostiero e interno nel settore centrale della regione: è quest’area ad assumere, nella media età del Ferro, un’importanza decisiva sul piano strategico, in relazione sia ai traffici marittimi internazionali, sia alle vie di terra che connettono il Golfo ligure con la Valle del Po. Il popolamento risulta ora riorganizzato attraverso un sistema di centri, che ripropongono il modello insediativo di più lungo periodo ma nel contempo convergono sul capoluogo genuate. A partire dal tardo V secolo a.C. il territorio ligure va incontro significativi cambiamenti nelle strategie del popolamento, ma il processo potrà dirsi completato solo un secolo più tardi. Il quadro complessivo per questa fase evidenzia una persistenza del modello insediativo d’altura e una crisi della fascia pianeggiante a sud del Po, da imputare sia a fattori climatici, con conseguente instabilità dei corsi fluviali, sia a fattori internazionali, quali l’arrivo dei Galli e il riassetto territoriale del mondo insubre. Tra la fine del IV e la prima metà del III secolo a.C. la fase critica delle invasioni galliche pare superata e la stabilizzazione che interessa la Transpadana crea nuove premesse per i traffici a lunga distanza fra la Pianura Padana, l’entroterra ligure, la costa e, di lì, il mondo etrusco-italico e la sfera d’influenza massaliota. Il successivo impatto della politica internazionale, romana e cartaginese, produce un equilibrio instabile nel territorio e i rapporti diversi che si instaurano fra i gruppi locali e le due grandi potenze mediterranee determinano distinti orientamenti e scelte insediative delle comunità.
Dinamiche del popolamento ligure dal Bronzo finale alla Romanizzazione
Paltineri Silvia
2021
Abstract
Il contributo prende in esame le dinamiche insediative del territorio ligure dall’età del Bronzo finale alla Romanizzazione. L’analisi riparte da recenti acquisizioni e adotta una cornice metodologica nella quale i dati archeologici sono posti in forma dialettica da un lato con quelli relativi all’ambiente e al paesaggio, dall’altro con le trasformazioni che investirono l’Italia – e in modo particolare l’Italia nord-occidentale – nel I millennio a.C. Sul finire dell’età del Bronzo l’organizzazione territoriale dell’area compresa fra il corso del Po e il Mar Ligure, incardinata per lo più su numerosi siti d’altura, rappresenta non solo l’avvio dell’etnogenesi dei Liguri dell’età del Ferro, ma anche il preludio di un assetto socio-politico non unitario, bensì caratterizzato dalla presenza di sub-aree occupate da diversi gruppi i quali, pur entro un sistema di connessioni (anche a lunga distanza) e di condivisione di ideologie e saperi, costituiscono sistemi autonomi. Nella prima età del Ferro, fino alla fine del VII secolo a.C., l’assetto territoriale conosce importanti trasformazioni. L’entroterra montano fa registrare un diffuso fenomeno di spopolamento, in coincidenza con l’attivazione di centri costieri - anche di primaria importanza come quello di Chiavari - con una vocazione internazionale. Se in altre aree della penisola questa traiettoria si può ricondurre all’avvio del processo protourbano, nel mondo ligure l’avvio della formazione della città non avviene e il solo centro che più tardi manifesterà caratteristiche urbane sarà Genova, nella cui attivazione quale centro dai caratteri emporici gioca un ruolo chiave la componente etrusca. La fioritura di Genova a partire dal VI secolo a.C. rappresenta il principale fattore di cambiamento dell’organizzazione territoriale. Il dato che emerge in maniera più vistosa riguarda proprio la ripresa dell’insediamento retrocostiero e interno nel settore centrale della regione: è quest’area ad assumere, nella media età del Ferro, un’importanza decisiva sul piano strategico, in relazione sia ai traffici marittimi internazionali, sia alle vie di terra che connettono il Golfo ligure con la Valle del Po. Il popolamento risulta ora riorganizzato attraverso un sistema di centri, che ripropongono il modello insediativo di più lungo periodo ma nel contempo convergono sul capoluogo genuate. A partire dal tardo V secolo a.C. il territorio ligure va incontro significativi cambiamenti nelle strategie del popolamento, ma il processo potrà dirsi completato solo un secolo più tardi. Il quadro complessivo per questa fase evidenzia una persistenza del modello insediativo d’altura e una crisi della fascia pianeggiante a sud del Po, da imputare sia a fattori climatici, con conseguente instabilità dei corsi fluviali, sia a fattori internazionali, quali l’arrivo dei Galli e il riassetto territoriale del mondo insubre. Tra la fine del IV e la prima metà del III secolo a.C. la fase critica delle invasioni galliche pare superata e la stabilizzazione che interessa la Transpadana crea nuove premesse per i traffici a lunga distanza fra la Pianura Padana, l’entroterra ligure, la costa e, di lì, il mondo etrusco-italico e la sfera d’influenza massaliota. Il successivo impatto della politica internazionale, romana e cartaginese, produce un equilibrio instabile nel territorio e i rapporti diversi che si instaurano fra i gruppi locali e le due grandi potenze mediterranee determinano distinti orientamenti e scelte insediative delle comunità.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Paltineri.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Licenza:
Accesso privato - non pubblico
Dimensione
1.39 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.39 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.