L’immaterialità e la visibilità, nella scrittura di Calvino si configurano come dispositivi di controllo di una corporeità incombente: lo strumento principe della rappresentazione calviniana è infatti l’occhio, il più mentale dei sensi umani. L'intervento cerca dimettere in rilevo l’origine ‘cinematografica’ di questa rimozione. Il cinema compare poche volte nella scrittura di Calvino e si configura come uno schermo d’inganni, un fluire seducente, rumoroso e ingombrante di immagini in movimento, una calamita divertente e pericolosa che colonizza la percezione. La scrittura visiva calviniana esige la messa in forma in un sistema di segni o-positivo rispetto al cinema per fermare, fissare, simulare il piano percettivo. L'autore avverte nello «schermo bianco d’inganni» tanto amato da ragazzino una simulazione di corporeità «immediata», «smaccata», «impudica». L'intervento si conclude dunque ipotizzando che questo doppio legame autobiografico di Calvino con il cinema possa costituire una non secondaria ragione del suo meditato pathos della distanza, della sua mediata registrazione del visibile.
ITALO CALVINO: CORPOREITÀ E IMMATERIALITÀ. LE ORIGINI CINEMATOGRAFICHE DELLA RIMOZIONE
Emanuele Zinato
2018
Abstract
L’immaterialità e la visibilità, nella scrittura di Calvino si configurano come dispositivi di controllo di una corporeità incombente: lo strumento principe della rappresentazione calviniana è infatti l’occhio, il più mentale dei sensi umani. L'intervento cerca dimettere in rilevo l’origine ‘cinematografica’ di questa rimozione. Il cinema compare poche volte nella scrittura di Calvino e si configura come uno schermo d’inganni, un fluire seducente, rumoroso e ingombrante di immagini in movimento, una calamita divertente e pericolosa che colonizza la percezione. La scrittura visiva calviniana esige la messa in forma in un sistema di segni o-positivo rispetto al cinema per fermare, fissare, simulare il piano percettivo. L'autore avverte nello «schermo bianco d’inganni» tanto amato da ragazzino una simulazione di corporeità «immediata», «smaccata», «impudica». L'intervento si conclude dunque ipotizzando che questo doppio legame autobiografico di Calvino con il cinema possa costituire una non secondaria ragione del suo meditato pathos della distanza, della sua mediata registrazione del visibile.Pubblicazioni consigliate
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