Il legno è un materiale disponibile in abbondanza e, se la foresta è gestita in modo sostenibile, può rappresentare una fonte illimitata di materia prima per diversi settori industriali: dalla costruzione fino alla produzione di energia. Nel settore forestale, come in quello industriale, la domanda di una documentazione relativa alle sue prestazioni ambientali è in forte crescita. Per esempio, la certificazione ambientale di un prodotto da costruzione diventa necessaria in vista dell’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) all’edilizia a partire dall’1 gennaio 2021 mentre è già inclusa nella certificazione di qualità dei biocombustibili solidi quali pellet (ENplus), bricchetti, cippato e legna da ardere (Biomassplus). Grazie alla competitività del costo della legna da ardere rispetto agli altri combustibili, l’Italia storicamente ha una forte propensione all’utilizzo di questo biocombustibile; tuttavia negli ultimi anni, si è sempre più sviluppato il mercato di importazione di legna da ardere, in particolar modo proveniente dall’Est-Europa e dai Balcani. Il trasporto su strada della legna da ardere comporta degli input energetici nella filiera e conseguentemente delle emissioni di CO2. Questo studio confronta due diversi approcci di filiera: una filiera corta, in cui la legna da ardere è prodotta nella regione Veneto e in particolare in Cansiglio, e una filiera lunga, nella quale i tronchi per la produzione della legna da ardere vengono importati da paesi confinanti con l’Italia. I tre obiettivi dello studio sono quelli di (i) valutare l’impatto ambientale delle due filiere utilizzando 4 categorie di impatto, due globali (il potenziale di riscaldamento globale e il potenziale di riduzione dell’ozono) e due locali (la formazione di smog fotochimico e la tossicità umana); (ii) eseguire un’analisi di sensitività per determinare la distanza critica del trasporto di legna da ardere e (iii) valutare la compensazione di CO2 in foresta. La metodologia adottata per la valutazione degli impatti ambientali delle due filiere è l’analisi del ciclo di vita. Lo studio ha evidenziato che, nel caso della filiera corta, la fase critica del ciclo di vita è la combustione, mentre le operazioni forestali e il trasporto su strada hanno un contributo marginale sull’impatto globale. Passando alla filiera lunga, escludendo le emissioni di CO2 di origine biogenica, il trasporto su strada diventa la fase critica.
Sostenibilità ambientale dei biocombustibili legnosi: importanza della filiera corta
Pierobon FWriting – Original Draft Preparation
;Urso TMembro del Collaboration Group
;Cavalli RSupervision
;Zanetti M
Writing – Review & Editing
2019
Abstract
Il legno è un materiale disponibile in abbondanza e, se la foresta è gestita in modo sostenibile, può rappresentare una fonte illimitata di materia prima per diversi settori industriali: dalla costruzione fino alla produzione di energia. Nel settore forestale, come in quello industriale, la domanda di una documentazione relativa alle sue prestazioni ambientali è in forte crescita. Per esempio, la certificazione ambientale di un prodotto da costruzione diventa necessaria in vista dell’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) all’edilizia a partire dall’1 gennaio 2021 mentre è già inclusa nella certificazione di qualità dei biocombustibili solidi quali pellet (ENplus), bricchetti, cippato e legna da ardere (Biomassplus). Grazie alla competitività del costo della legna da ardere rispetto agli altri combustibili, l’Italia storicamente ha una forte propensione all’utilizzo di questo biocombustibile; tuttavia negli ultimi anni, si è sempre più sviluppato il mercato di importazione di legna da ardere, in particolar modo proveniente dall’Est-Europa e dai Balcani. Il trasporto su strada della legna da ardere comporta degli input energetici nella filiera e conseguentemente delle emissioni di CO2. Questo studio confronta due diversi approcci di filiera: una filiera corta, in cui la legna da ardere è prodotta nella regione Veneto e in particolare in Cansiglio, e una filiera lunga, nella quale i tronchi per la produzione della legna da ardere vengono importati da paesi confinanti con l’Italia. I tre obiettivi dello studio sono quelli di (i) valutare l’impatto ambientale delle due filiere utilizzando 4 categorie di impatto, due globali (il potenziale di riscaldamento globale e il potenziale di riduzione dell’ozono) e due locali (la formazione di smog fotochimico e la tossicità umana); (ii) eseguire un’analisi di sensitività per determinare la distanza critica del trasporto di legna da ardere e (iii) valutare la compensazione di CO2 in foresta. La metodologia adottata per la valutazione degli impatti ambientali delle due filiere è l’analisi del ciclo di vita. Lo studio ha evidenziato che, nel caso della filiera corta, la fase critica del ciclo di vita è la combustione, mentre le operazioni forestali e il trasporto su strada hanno un contributo marginale sull’impatto globale. Passando alla filiera lunga, escludendo le emissioni di CO2 di origine biogenica, il trasporto su strada diventa la fase critica.File | Dimensione | Formato | |
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