Il saggio, nel quadro dell'opera in quattro volumi "Il romanzo in Italia" , analizza lo sviluppo, negli anni Sessanta del Novecento, del cosiddetto romanzo industriale a partire da due tratti distintivi specifici con cui si definisce questo genere narrativo: la discussione su industria e letteratura promossa da Elio Vittorini sul numero 4 della rivista einaudiana Menabò e l’attività di alcuni scrittori riuniti intorno a Olivetti e al progetto della fabbrica-comunità di Ivrea. L'ambito del romanzo industriale dunque viene circoscritto a testi narrativi che abbiano per oggetto attività produttive nell’epoca che va da Tempi stretti (1957) di Ottiero Ottieri a La chiave a stella (1978) di Primo Levi e a Le mosche del capitale di Paolo Volponi (pubblicato nel 1989 ma progettato e scritto dalla seconda metà degli anni Settanta. E’ possibile in tal modo distinguere due diversi modelli: il primo, incentrato su forme, stili e strutture narrative documentaristiche o testimoniali, che comprendono l’appunto autobiografico, il reportage o la narrazione neoverista; il secondo, attraversato da una sperimentazione neomodernista inerente soprattutto la voce e il punto di vista narrativo. Al primo filone appartengono, a esempio, Tempi stretti e Donnarumma all’assalto di Ottiero Ottieri, in una zona intermedia si colloca Il calzolaio di Vigevano di Lucio Mastronardi, al secondo filone appartiene invece Memoriale di Paolo Volponi. Le mosche del capitale di Volponi è letto infine come l’ultimo frutto della stagione del romanzo industriale: ne riprende i tratti e li trasforma esasperandoli, liquidando amaramente l’esperienza “democratica” olivettiana e celebrando la tragedia della sconfitta operaia.
Il romanzo industriale
Zinato
2018
Abstract
Il saggio, nel quadro dell'opera in quattro volumi "Il romanzo in Italia" , analizza lo sviluppo, negli anni Sessanta del Novecento, del cosiddetto romanzo industriale a partire da due tratti distintivi specifici con cui si definisce questo genere narrativo: la discussione su industria e letteratura promossa da Elio Vittorini sul numero 4 della rivista einaudiana Menabò e l’attività di alcuni scrittori riuniti intorno a Olivetti e al progetto della fabbrica-comunità di Ivrea. L'ambito del romanzo industriale dunque viene circoscritto a testi narrativi che abbiano per oggetto attività produttive nell’epoca che va da Tempi stretti (1957) di Ottiero Ottieri a La chiave a stella (1978) di Primo Levi e a Le mosche del capitale di Paolo Volponi (pubblicato nel 1989 ma progettato e scritto dalla seconda metà degli anni Settanta. E’ possibile in tal modo distinguere due diversi modelli: il primo, incentrato su forme, stili e strutture narrative documentaristiche o testimoniali, che comprendono l’appunto autobiografico, il reportage o la narrazione neoverista; il secondo, attraversato da una sperimentazione neomodernista inerente soprattutto la voce e il punto di vista narrativo. Al primo filone appartengono, a esempio, Tempi stretti e Donnarumma all’assalto di Ottiero Ottieri, in una zona intermedia si colloca Il calzolaio di Vigevano di Lucio Mastronardi, al secondo filone appartiene invece Memoriale di Paolo Volponi. Le mosche del capitale di Volponi è letto infine come l’ultimo frutto della stagione del romanzo industriale: ne riprende i tratti e li trasforma esasperandoli, liquidando amaramente l’esperienza “democratica” olivettiana e celebrando la tragedia della sconfitta operaia.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.