Questo capitolo analizza la dimensione europea dell’iniziativa di politica estera dell’Italia nell’ambito del processo diplomatico che ha portato a una soluzione della crisi tra Israele e Hezbollah in Libano nell’estate del 2006. Il caso di studio costituisce un’eccezione per via dell’intraprendenza e della leadership dimostrate dal Governo italiano e dall’Unione Europea rispetto al tradizionale impegno profuso da questi due attori per la stabilità del Medio Oriente mediterraneo. Il capitolo analizza tali eccezioni secondo una prospettiva teorica incentrata sulla “analisi di politica estera” e integrata dagli strumenti concettuali del ruolo, e persegue il duplice obiettivo di comprendere se e come l'impulso autonomo dell’Italia alla generale mediazione della crisi israelo-libanese abbia effettivamente contribuito all’acclamato ritorno dell’Europa alla ribalta internazionale, e in questa prospettiva, di spiegare le cause dell’inusuale intraprendenza e leadership del Governo italiano nella regione. Dopo aver dimostrato che l’iniziativa italiana è stata in più frangenti fondamentale per trasformare i ritardi e le ambiguità dell’Europa in una coesa e responsabile azione europea per la mediazione internazionale del conflitto in Libano, il capitolo dimostra che l’eccezione osservata nel comportamento di politica estera dell’Italia corrisponde ad una rilevante reinterpretazione delle concezioni del ruolo nazionale tradizionalmente associate alla politica estera europea ed euro-mediterranea del paese. La causa primaria di tale variazione è identificata nella capacità dei decisori italiani di allora (in particolare D’Alema e Prodi) di cogliere le opportunità offerte da un inedito contesto internazionale per reinterpretare le radicate concezioni del ruolo regionale del paese sulla base delle proprie preferenze, e di ottenere sulla risultante concezione del ruolo dell’Italia una diffusa approvazione sul piano interno e internazionale
L’iniziativa italiana nel Mediterraneo in prospettiva europea: il caso della crisi in Libano del 2006
Pietro de Perini
2019
Abstract
Questo capitolo analizza la dimensione europea dell’iniziativa di politica estera dell’Italia nell’ambito del processo diplomatico che ha portato a una soluzione della crisi tra Israele e Hezbollah in Libano nell’estate del 2006. Il caso di studio costituisce un’eccezione per via dell’intraprendenza e della leadership dimostrate dal Governo italiano e dall’Unione Europea rispetto al tradizionale impegno profuso da questi due attori per la stabilità del Medio Oriente mediterraneo. Il capitolo analizza tali eccezioni secondo una prospettiva teorica incentrata sulla “analisi di politica estera” e integrata dagli strumenti concettuali del ruolo, e persegue il duplice obiettivo di comprendere se e come l'impulso autonomo dell’Italia alla generale mediazione della crisi israelo-libanese abbia effettivamente contribuito all’acclamato ritorno dell’Europa alla ribalta internazionale, e in questa prospettiva, di spiegare le cause dell’inusuale intraprendenza e leadership del Governo italiano nella regione. Dopo aver dimostrato che l’iniziativa italiana è stata in più frangenti fondamentale per trasformare i ritardi e le ambiguità dell’Europa in una coesa e responsabile azione europea per la mediazione internazionale del conflitto in Libano, il capitolo dimostra che l’eccezione osservata nel comportamento di politica estera dell’Italia corrisponde ad una rilevante reinterpretazione delle concezioni del ruolo nazionale tradizionalmente associate alla politica estera europea ed euro-mediterranea del paese. La causa primaria di tale variazione è identificata nella capacità dei decisori italiani di allora (in particolare D’Alema e Prodi) di cogliere le opportunità offerte da un inedito contesto internazionale per reinterpretare le radicate concezioni del ruolo regionale del paese sulla base delle proprie preferenze, e di ottenere sulla risultante concezione del ruolo dell’Italia una diffusa approvazione sul piano interno e internazionale
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