In questo ultimo decennio alcuni segnali di innalzamento dell’interesse del mondo della ricerca e dei professionisti nei confronti delle fasce più deboli della popolazione e delle persone con menomazione e disabilità si stanno nonostante tutto registrando e questo, forse, anche in seguito agli effetti devastanti che su di esse ha esercitato la crisi socioeconomica che ha colpito e continua a ripercuotersi soprattutto sulle persone maggiormente a rischio di disoccupazione e sotto-occupazione. L’orientamento acquisisce quindi un ruolo cruciale, puntando alla progettazione professionale e al lavoro considerato una ineliminabile occasione di sviluppo, di maturazione e formazione dell’identità professionale, anche in presenza di persone con disabilità. Il realizzare attività di orientamento in favore delle persone con menomazioni avrebbe così una notevole rilevanza da un punto di vista sociale dal momento che l’aiuto fornito si ispirerebbe alla normalizzazione, all’inclusione e alla partecipazione, e pubblicizzerebbe la necessità di prestare «attenzione» al rispetto dei diritti e della dignità umana. Non dobbiamo infatti dimenticare che anche per queste persone vale il convincimento che il considerarsi partecipi del mondo del lavoro permette di percepirsi come membri vitali e costruttivi della società stessa. Appare quindi importante che gli operatori di orientamento interessati alla progettazione professionale e all’inclusione lavorativa delle persone con disabilità si propongano come agenti di cambiamento per accrescere le capacità di coping dei loro clienti e per supportarli nella costruzione di un’identità personale e professionale, evitando modalità standardizzate di consulenza, o la realizzazione di interventi in extremis svolti nelle fasi di transizione (dalla scuola al lavoro, dal lavoro al lavoro o dalla scuola alla scuola) e massicciamente orientati alla diagnosi, all’analisi dei requisiti di accesso alla formazione e al lavoro e alla formulazione di previsioni a proposito della loro adattabilità agli ambienti formativi e lavorativi [Nota et al. 2014a]. In relazione a ciò, in questo capitolo vogliamo delineare in primo luogo la situazione socioeconomica che sta caratterizzando l’Europa e che sembra avere notevoli ripercussioni soprattutto nelle persone con vulnerabilità e disabilità, che si trovano a sperimentare minori opportunità, più barriere professionali e più difficoltà di accesso al mercato del lavoro attuale. Sulla base di tutto ciò saranno discussi gli approcci tradizionali di orientamento e inclusione lavorativa e presentati due modelli teorici che a nostro avviso stanno cercando di fornire risposte ai cambiamenti socioeconomici e ai bisogni delle persone, e a cui peraltro i professionisti potrebbero agganciare le loro attività di orientamento.
Promuovere l’inclusione lavorativa e sociale
GINEVRA, MARIA CRISTINA;FERRARI, LEA;SORESI, SALVATORE;NOTA, LAURA;SGARAMELLA, TERESA MARIA;SANTILLI, SARA;DI MAGGIO, ILARIA
2016
Abstract
In questo ultimo decennio alcuni segnali di innalzamento dell’interesse del mondo della ricerca e dei professionisti nei confronti delle fasce più deboli della popolazione e delle persone con menomazione e disabilità si stanno nonostante tutto registrando e questo, forse, anche in seguito agli effetti devastanti che su di esse ha esercitato la crisi socioeconomica che ha colpito e continua a ripercuotersi soprattutto sulle persone maggiormente a rischio di disoccupazione e sotto-occupazione. L’orientamento acquisisce quindi un ruolo cruciale, puntando alla progettazione professionale e al lavoro considerato una ineliminabile occasione di sviluppo, di maturazione e formazione dell’identità professionale, anche in presenza di persone con disabilità. Il realizzare attività di orientamento in favore delle persone con menomazioni avrebbe così una notevole rilevanza da un punto di vista sociale dal momento che l’aiuto fornito si ispirerebbe alla normalizzazione, all’inclusione e alla partecipazione, e pubblicizzerebbe la necessità di prestare «attenzione» al rispetto dei diritti e della dignità umana. Non dobbiamo infatti dimenticare che anche per queste persone vale il convincimento che il considerarsi partecipi del mondo del lavoro permette di percepirsi come membri vitali e costruttivi della società stessa. Appare quindi importante che gli operatori di orientamento interessati alla progettazione professionale e all’inclusione lavorativa delle persone con disabilità si propongano come agenti di cambiamento per accrescere le capacità di coping dei loro clienti e per supportarli nella costruzione di un’identità personale e professionale, evitando modalità standardizzate di consulenza, o la realizzazione di interventi in extremis svolti nelle fasi di transizione (dalla scuola al lavoro, dal lavoro al lavoro o dalla scuola alla scuola) e massicciamente orientati alla diagnosi, all’analisi dei requisiti di accesso alla formazione e al lavoro e alla formulazione di previsioni a proposito della loro adattabilità agli ambienti formativi e lavorativi [Nota et al. 2014a]. In relazione a ciò, in questo capitolo vogliamo delineare in primo luogo la situazione socioeconomica che sta caratterizzando l’Europa e che sembra avere notevoli ripercussioni soprattutto nelle persone con vulnerabilità e disabilità, che si trovano a sperimentare minori opportunità, più barriere professionali e più difficoltà di accesso al mercato del lavoro attuale. Sulla base di tutto ciò saranno discussi gli approcci tradizionali di orientamento e inclusione lavorativa e presentati due modelli teorici che a nostro avviso stanno cercando di fornire risposte ai cambiamenti socioeconomici e ai bisogni delle persone, e a cui peraltro i professionisti potrebbero agganciare le loro attività di orientamento.Pubblicazioni consigliate
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