Nel corso degli ultimi decenni il sovrappeso e l’obesità hanno visto una progressiva diffusione soprattutto in età evolutiva. Il periodo preadolescenziale e adolescenziale, in particolare, si configura come una fase delicata e potenzialmente a rischio per l'insorgenza di queste problematiche e per lo sviluppo di abitudini alimentari non salutari. I dati che verranno presentati affrontano il tema dell’eccesso ponderale e del sottopeso in un’ottica di sinergia tra le aree della cognizione sociale, della psicologia di comunità e della psicologia clinica ad orientamento psicodinamico. Il progetto di ricerca Mi vedo, mi penso, mi peso è stato infatti sviluppato con l’obiettivo di fornire un contributo a proposito dei comportamenti e degli atteggiamenti nei confronti del cibo da parte degli adolescenti. In particolare, nel presente contributo si farà riferimento ai risultati emersi dalla parte dello studio sviluppata per mettere in luce due aspetti importanti: da un lato, verificare se anche gli atteggiamenti impliciti individuali nei confronti dei cibi salutari contribuiscono a prevedere i consumo di alimenti più sani, ed eventualmente individuare i fattori capaci di influenzare tali atteggiamenti; dall’altro, verificare il ruolo che gli atteggiamenti impliciti individuali nei confronti di persone magre e sovrappeso possono giocare nel determinare l’intenzione di seguire o meno una dieta restrittiva. Hanno partecipato allo studio 844 ragazzi di età compresa tra i 13 e i 15 anni, di cui 317 frequentanti la classe terza della scuola secondaria di primo grado e 527 frequentanti la classe seconda della scuola secondaria di secondo grado. I dati ottenuti grazie alla procedura dell’IAT (Implicit Association Test, Greenwald et al., 1998) hanno consentito di individuare una relazione significativa tra le abitudini alimentari dei partecipanti e gli atteggiamenti impliciti nei confronti di cibi salutari e non salutari: tanto più l’atteggiamento implicito verso i cibi salutari è positivo e tanto più frequentemente questi alimenti vengono consumati. Tali atteggiamenti impliciti, inoltre, risultano influenzati dalle credenze normative e dalle regole restrittive della famiglia, ma non dalle credenze normative dei pari. Infine, i dati ottenuti grazie alla procedura dell’AMP (Affective Misattribution Procedure, Payne et al., 2005) hanno evidenziato il ruolo svolto dagli atteggiamenti impliciti nei confronti di persone magre e grasse nel determinare non solo come una persona vorrebbe essere, ma anche la probabilità che una persona segua una dieta restrittiva: tanto più i partecipanti hanno un atteggiamento positivo nei confronti dell’essere magro e negativo nei confronti dell’essere sovrappeso, tanto più vorrebbero essere magri e tanto più è probabile che abbiano seguito delle diete restrittive negli ultimi 12 mesi. In conclusione, il presente contributo evidenzia il valore aggiunto e, quindi, l’importanza di considerare anche gli atteggiamenti impliciti individuali, accanto ai tradizionali strumenti di self-report, nello studio dei comportamenti legati all’alimentazione e all’immagine corporea.

Relazione tra atteggiamenti impliciti e comportamenti alimentari in età preadolescenziale e adolescenziale.

CARRARO, LUCIANA;VERZELETTI, CHIARA;GALDI, SILVIA;DI RISO, DANIELA
2011

Abstract

Nel corso degli ultimi decenni il sovrappeso e l’obesità hanno visto una progressiva diffusione soprattutto in età evolutiva. Il periodo preadolescenziale e adolescenziale, in particolare, si configura come una fase delicata e potenzialmente a rischio per l'insorgenza di queste problematiche e per lo sviluppo di abitudini alimentari non salutari. I dati che verranno presentati affrontano il tema dell’eccesso ponderale e del sottopeso in un’ottica di sinergia tra le aree della cognizione sociale, della psicologia di comunità e della psicologia clinica ad orientamento psicodinamico. Il progetto di ricerca Mi vedo, mi penso, mi peso è stato infatti sviluppato con l’obiettivo di fornire un contributo a proposito dei comportamenti e degli atteggiamenti nei confronti del cibo da parte degli adolescenti. In particolare, nel presente contributo si farà riferimento ai risultati emersi dalla parte dello studio sviluppata per mettere in luce due aspetti importanti: da un lato, verificare se anche gli atteggiamenti impliciti individuali nei confronti dei cibi salutari contribuiscono a prevedere i consumo di alimenti più sani, ed eventualmente individuare i fattori capaci di influenzare tali atteggiamenti; dall’altro, verificare il ruolo che gli atteggiamenti impliciti individuali nei confronti di persone magre e sovrappeso possono giocare nel determinare l’intenzione di seguire o meno una dieta restrittiva. Hanno partecipato allo studio 844 ragazzi di età compresa tra i 13 e i 15 anni, di cui 317 frequentanti la classe terza della scuola secondaria di primo grado e 527 frequentanti la classe seconda della scuola secondaria di secondo grado. I dati ottenuti grazie alla procedura dell’IAT (Implicit Association Test, Greenwald et al., 1998) hanno consentito di individuare una relazione significativa tra le abitudini alimentari dei partecipanti e gli atteggiamenti impliciti nei confronti di cibi salutari e non salutari: tanto più l’atteggiamento implicito verso i cibi salutari è positivo e tanto più frequentemente questi alimenti vengono consumati. Tali atteggiamenti impliciti, inoltre, risultano influenzati dalle credenze normative e dalle regole restrittive della famiglia, ma non dalle credenze normative dei pari. Infine, i dati ottenuti grazie alla procedura dell’AMP (Affective Misattribution Procedure, Payne et al., 2005) hanno evidenziato il ruolo svolto dagli atteggiamenti impliciti nei confronti di persone magre e grasse nel determinare non solo come una persona vorrebbe essere, ma anche la probabilità che una persona segua una dieta restrittiva: tanto più i partecipanti hanno un atteggiamento positivo nei confronti dell’essere magro e negativo nei confronti dell’essere sovrappeso, tanto più vorrebbero essere magri e tanto più è probabile che abbiano seguito delle diete restrittive negli ultimi 12 mesi. In conclusione, il presente contributo evidenzia il valore aggiunto e, quindi, l’importanza di considerare anche gli atteggiamenti impliciti individuali, accanto ai tradizionali strumenti di self-report, nello studio dei comportamenti legati all’alimentazione e all’immagine corporea.
2011
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