La divulgazione della Classificazione Internazionale del Funzionamento (ICF) ha determinato un cambiamento radicale di prospettiva rispetto al precedente modo di concettualizzare la disabilità (modello bio-medico, modello sociale) e di affrontare la questione riguardante quale risposte offrire ai bisogni/desideri/aspirazioni delle persone con disabilità. Infatti essa prende in considerazione il fatto che le politiche create per contrastare i deficit nelle strutture e nelle funzioni (corporee), le limitazioni nelle attività personali, le restrizioni alla partecipazione sociale, che individuano la presenza di disabilità ma anche di bisogni speciali, dovrebbero essere orientate a promuovere lo sviluppo di capacità cognitive e motivazionali, ridurre le barriere sociali e rafforzare i facilitatori ambientali e personali. Questo processo dovrebbe essere promosso comunque indipendentemente dall’assegnazione di una categoria esplicita definita come “disabilità” (OMS, 2002, 2007). In tal senso e in particolare nel contesto educativo l’introduzione dell’ICF e il suo utilizzo pongono alcuni interrogativi: quali vantaggi comporta la sua adozione in ambito scolastico? in che modo la Classificazione può essere adoperata per migliorare il lavoro delle istituzioni educative e degli attori in esse coinvolti, in primis gli insegnanti, per promuovere pratiche di educazione inclusiva? Come è possibile promuovere la piena partecipazione di tutti attraverso il suo uso?
ICF e scuola: sfide e opportunità per promuovere l'educazione inclusiva
GHEDIN, ELISABETTA
2014
Abstract
La divulgazione della Classificazione Internazionale del Funzionamento (ICF) ha determinato un cambiamento radicale di prospettiva rispetto al precedente modo di concettualizzare la disabilità (modello bio-medico, modello sociale) e di affrontare la questione riguardante quale risposte offrire ai bisogni/desideri/aspirazioni delle persone con disabilità. Infatti essa prende in considerazione il fatto che le politiche create per contrastare i deficit nelle strutture e nelle funzioni (corporee), le limitazioni nelle attività personali, le restrizioni alla partecipazione sociale, che individuano la presenza di disabilità ma anche di bisogni speciali, dovrebbero essere orientate a promuovere lo sviluppo di capacità cognitive e motivazionali, ridurre le barriere sociali e rafforzare i facilitatori ambientali e personali. Questo processo dovrebbe essere promosso comunque indipendentemente dall’assegnazione di una categoria esplicita definita come “disabilità” (OMS, 2002, 2007). In tal senso e in particolare nel contesto educativo l’introduzione dell’ICF e il suo utilizzo pongono alcuni interrogativi: quali vantaggi comporta la sua adozione in ambito scolastico? in che modo la Classificazione può essere adoperata per migliorare il lavoro delle istituzioni educative e degli attori in esse coinvolti, in primis gli insegnanti, per promuovere pratiche di educazione inclusiva? Come è possibile promuovere la piena partecipazione di tutti attraverso il suo uso?Pubblicazioni consigliate
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