Le scienze fisico-matematiche, nell’accezione che Galileo conferirà loro nel momento in cui prospetterà di volerne ampliare l’insieme, costituiscono l’espressione di uno sviluppo filosofico-scientifico nel quale occorrerebbe chiarire il ruolo nettamente differenziato, ed in definitiva intimamente antagonistico, di due tradizioni: quella aristotelica e quella neoplatonica. Ciò significa abbandonare la prospettiva concordistica di Duhem, usata per fissare il significato stesso della formula “salvare i fenomeni”, interpretandone invece il senso in base al diverso significato di “fenomeno” presente nel pensiero platonico ed in quello aristotelico. Su questa base è infatti possibile cogliere il fondamento delle opposte prospettive metodologiche riguardanti il ruolo prioritario da attribuire o al logos (l’elemento puramente razionale, matematico), o all’aisthesis (l’elmento fisico-sensibile). Questo criterio dà modo di individuare due linee contrapposte nella tradizione storica delle scienze fisico-matematiche: l’una che da Aristotele prosegue con Aristosseno e Tolomeo; l’altra che, dopo Platone riprende con Teone e Proclo, in base al cui insegnamento trae più direttamente origine e senso la concezione del “salvare i fenomeni”, formulata in maniera paradigmatica da Simplicio. Questa biforcazione degli orientamenti fisico-matematici si proietta del resto non sorprendentemente, data la sua origine, nella stessa opposizione in definitiva riscontrabile, in prospettiva storica a noi più vicina, fra l’orientamento del pensiero kantiano e di quello hegeliano.
Le scienze fisico-matematiche, fra tradizione aristotelica e neoplatonica.
OLIVIERI, LUIGI ANTONIO
2011
Abstract
Le scienze fisico-matematiche, nell’accezione che Galileo conferirà loro nel momento in cui prospetterà di volerne ampliare l’insieme, costituiscono l’espressione di uno sviluppo filosofico-scientifico nel quale occorrerebbe chiarire il ruolo nettamente differenziato, ed in definitiva intimamente antagonistico, di due tradizioni: quella aristotelica e quella neoplatonica. Ciò significa abbandonare la prospettiva concordistica di Duhem, usata per fissare il significato stesso della formula “salvare i fenomeni”, interpretandone invece il senso in base al diverso significato di “fenomeno” presente nel pensiero platonico ed in quello aristotelico. Su questa base è infatti possibile cogliere il fondamento delle opposte prospettive metodologiche riguardanti il ruolo prioritario da attribuire o al logos (l’elemento puramente razionale, matematico), o all’aisthesis (l’elmento fisico-sensibile). Questo criterio dà modo di individuare due linee contrapposte nella tradizione storica delle scienze fisico-matematiche: l’una che da Aristotele prosegue con Aristosseno e Tolomeo; l’altra che, dopo Platone riprende con Teone e Proclo, in base al cui insegnamento trae più direttamente origine e senso la concezione del “salvare i fenomeni”, formulata in maniera paradigmatica da Simplicio. Questa biforcazione degli orientamenti fisico-matematici si proietta del resto non sorprendentemente, data la sua origine, nella stessa opposizione in definitiva riscontrabile, in prospettiva storica a noi più vicina, fra l’orientamento del pensiero kantiano e di quello hegeliano.Pubblicazioni consigliate
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