La morte di Dio è un tema del quale non è difficile comprendere le implicazioni radicali per la morale, ma del quale occorrerebbe approfondire invece anzitutto l’origine, giungendo così a poterla identificare non in un elemento di crisi essenzialmente interno alla religione alla filosofia, ma in una prospettiva innescata da quel mutamento radicale della comprensione del mondo e della natura che va sotto il nome di Rivoluzione Copernicana. La profezia hegeliana, ripresa da Nietzsche e da Heidegger, potrebbe così essere depurata da alcuni fondamentali ed assai diffusi equivoci.. La morte di Dio, secondo Hegel, sarebbe in senso filosofico la conseguenza della contraddittoria vittoria della filosofia kantiana, che dalla contestazione del ruolo dominante della fede e della teologia, e nella rivendicazione invece di quello della ragione e della filosofia, si rovescia nel fallimento consistente nel riconoscimento che, per la conoscenza di Dio, la ragione possa affidarsi soltanto alla fede. Ma ciò si può imputare al pensiero kantiano solo identificando la “ragione” (Vernunft) con il “sapere” (Wissen), che per Kant in effetti non riassume in sé la razionalità in quanto tale, ma solo quella propria della conoscenza teoretica, incapace di comprendere Dio come suo oggetto, e necessitata a cedere il passo alla “fede” solo in quanto quest’ultima venga a sua volta intesa come espressione della razionalità pratica (Vernunftglaube). La posizione kantiana nel suo aspetto negativo-critico si ricollega in effetti al riconosciuto fallimento della teologia naturale, provocato a sua volta dal vanificarsi, implicito nella stessa rivoluzione Copernicana, del ruolo di Dio come motore immobile. Anche Nietzsche, che per la morte di Dio si confessa più direttamente erede di Schopenhauer, con quest’ultimo non può alla fine che implicitamente riconoscere come fondamentale al riguardo il ruolo della nuova cosmologia copernicana. Nemmeno la suggestiva testimonianza di Pascal sul suo “Dio perduto”, usata da Hegel per rispecchiare il dramma moderno della coscienza religiosa, si sottrae conclusivamente a questo concreto elemento cosmologico.

Ethos, natura e morte di Dio

OLIVIERI, LUIGI ANTONIO
2009

Abstract

La morte di Dio è un tema del quale non è difficile comprendere le implicazioni radicali per la morale, ma del quale occorrerebbe approfondire invece anzitutto l’origine, giungendo così a poterla identificare non in un elemento di crisi essenzialmente interno alla religione alla filosofia, ma in una prospettiva innescata da quel mutamento radicale della comprensione del mondo e della natura che va sotto il nome di Rivoluzione Copernicana. La profezia hegeliana, ripresa da Nietzsche e da Heidegger, potrebbe così essere depurata da alcuni fondamentali ed assai diffusi equivoci.. La morte di Dio, secondo Hegel, sarebbe in senso filosofico la conseguenza della contraddittoria vittoria della filosofia kantiana, che dalla contestazione del ruolo dominante della fede e della teologia, e nella rivendicazione invece di quello della ragione e della filosofia, si rovescia nel fallimento consistente nel riconoscimento che, per la conoscenza di Dio, la ragione possa affidarsi soltanto alla fede. Ma ciò si può imputare al pensiero kantiano solo identificando la “ragione” (Vernunft) con il “sapere” (Wissen), che per Kant in effetti non riassume in sé la razionalità in quanto tale, ma solo quella propria della conoscenza teoretica, incapace di comprendere Dio come suo oggetto, e necessitata a cedere il passo alla “fede” solo in quanto quest’ultima venga a sua volta intesa come espressione della razionalità pratica (Vernunftglaube). La posizione kantiana nel suo aspetto negativo-critico si ricollega in effetti al riconosciuto fallimento della teologia naturale, provocato a sua volta dal vanificarsi, implicito nella stessa rivoluzione Copernicana, del ruolo di Dio come motore immobile. Anche Nietzsche, che per la morte di Dio si confessa più direttamente erede di Schopenhauer, con quest’ultimo non può alla fine che implicitamente riconoscere come fondamentale al riguardo il ruolo della nuova cosmologia copernicana. Nemmeno la suggestiva testimonianza di Pascal sul suo “Dio perduto”, usata da Hegel per rispecchiare il dramma moderno della coscienza religiosa, si sottrae conclusivamente a questo concreto elemento cosmologico.
2009
Ethos e natura. Ricerche sul significato dell'etica per la modernità , a cura di F. Biasutti
9788870885712
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