Nel primo Cinquecento Venezia non è più all’avanguardia nell’apertura di nuove vie commerciali: la rotta circum-africana inaugurata dai Portoghesi e la colonizzazione delle Indie occidentali hanno offuscato il prestigio marinaresco della Serenissima. La Repubblica di San Marco vanta però altri primati come capitale internazionale dell’arte tipografica e come centro di raccolta delle conoscenze geografiche. In questo terreno di coltura trova compimento il progetto della più grande silloge di odoeporica mai apparsa entro l’orizzonte delle lettere italiane: i tre tomi delle Navigationi et viaggi, usciti a Venezia dai torchi dei Giunti per le cure di Giovanni Battista Ramusio (1495-1557). Il secondo pannello di questo monumentale trittico, apparso postumo nel 1559, si apre nel segno del più famoso e amato viaggiatore veneziano di ogni tempo, Marco Polo. Il Milione preparato da Ramusio per la stampa è un testo che mette a contribuzione, assembla e traduce in toscano diverse redazioni (latine e volgari) del libro marcopoliano secondo intendimenti di pulizia formale e finalità di completezza informativa. Muovendo dalle ricerche condotte al principio del XX secolo da Luigi Foscolo Benedetto, ma allargando l’angolo prospettico dell’indagine sulla base delle acquisizioni più recenti, il presente articolo passa al pettine di un rigoroso esame stratigrafico il lavoro editoriale svolto da Ramusio, con riferimento al Libro Secondo. Obiettivo degli autori, che hanno condotto la loro ricerca in stretta comunanza d’intenti e nel quadro di un progetto scientifico unitario, è stato non tanto o non solo l’accertamento delle fonti impiegate dal curatore delle Navigationi, ma la comprensione delle strategie filologiche secondo le quali dette fonti sono state impiegate, con un occhio di riguardo per le scelte stilistiche di traduzione e per le opzioni di “cosmesi” linguistica. Lo smontaggio del Milione ramusiano nei suoi elementi costitutivi e la comprensione della ratio che ne regge la costruzione tematica e formale hanno offerto esiti rilevanti in due direzioni. Da un lato hanno permesso di gettare nuova luce sull’ars edendi, la cultura e la lingua di Ramusio; dall’altro lato hanno consentito di approfondire uno dei “passaggi” epocali della tradizione del Milione, vero e proprio crinale della storia del libro marcopoliano tra la sua diffusione medievale e la sua fortuna in età moderna.
Il secondo libro
BARBIERI, ALVARO;
2011
Abstract
Nel primo Cinquecento Venezia non è più all’avanguardia nell’apertura di nuove vie commerciali: la rotta circum-africana inaugurata dai Portoghesi e la colonizzazione delle Indie occidentali hanno offuscato il prestigio marinaresco della Serenissima. La Repubblica di San Marco vanta però altri primati come capitale internazionale dell’arte tipografica e come centro di raccolta delle conoscenze geografiche. In questo terreno di coltura trova compimento il progetto della più grande silloge di odoeporica mai apparsa entro l’orizzonte delle lettere italiane: i tre tomi delle Navigationi et viaggi, usciti a Venezia dai torchi dei Giunti per le cure di Giovanni Battista Ramusio (1495-1557). Il secondo pannello di questo monumentale trittico, apparso postumo nel 1559, si apre nel segno del più famoso e amato viaggiatore veneziano di ogni tempo, Marco Polo. Il Milione preparato da Ramusio per la stampa è un testo che mette a contribuzione, assembla e traduce in toscano diverse redazioni (latine e volgari) del libro marcopoliano secondo intendimenti di pulizia formale e finalità di completezza informativa. Muovendo dalle ricerche condotte al principio del XX secolo da Luigi Foscolo Benedetto, ma allargando l’angolo prospettico dell’indagine sulla base delle acquisizioni più recenti, il presente articolo passa al pettine di un rigoroso esame stratigrafico il lavoro editoriale svolto da Ramusio, con riferimento al Libro Secondo. Obiettivo degli autori, che hanno condotto la loro ricerca in stretta comunanza d’intenti e nel quadro di un progetto scientifico unitario, è stato non tanto o non solo l’accertamento delle fonti impiegate dal curatore delle Navigationi, ma la comprensione delle strategie filologiche secondo le quali dette fonti sono state impiegate, con un occhio di riguardo per le scelte stilistiche di traduzione e per le opzioni di “cosmesi” linguistica. Lo smontaggio del Milione ramusiano nei suoi elementi costitutivi e la comprensione della ratio che ne regge la costruzione tematica e formale hanno offerto esiti rilevanti in due direzioni. Da un lato hanno permesso di gettare nuova luce sull’ars edendi, la cultura e la lingua di Ramusio; dall’altro lato hanno consentito di approfondire uno dei “passaggi” epocali della tradizione del Milione, vero e proprio crinale della storia del libro marcopoliano tra la sua diffusione medievale e la sua fortuna in età moderna.Pubblicazioni consigliate
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