Il lavoro verte sull’assetto ufficiale e la realtà di fatto dell’insegnamento nell’Università di Roma durante il ‘700, quando essa rimaneva meno organizzata, con numero di studenti molto inferiore e livello medio della docenza meno qualificato di molte università del centro-nord d’Italia. L’interpretazione tradizionale di questa situazione la collega alla sostanziale inerzia del governo pontificio e alla stagnazione sociale da esso indotta; di fatto, però, il lavoro mostra che vi furono tentativi di riforma di poco posteriori a quelli avviati altrove, e con intenti non molto meno chiari o qualificati. L’analisi delle singole situazioni disciplinari e dello stato dei supporti tecnici (biblioteca, laboratori, corsi di esercitazione a supporto dei corsi teorici) mostra però che il fattore più consistente di stasi fu uno scollamento tra il piano normativo e quello effettuale, indotto dall’assenza di veri controlli e da abitudini corporative secolari che si rivelarono resistenti ad inviti e ordini solo formali. Sul sottofondo, un motivo di arretratezza più sostanziale fu l’assenza, nel contesto socio-economico dello Stato Pontificio, di circoli tecnici e spinte evolutive tali da esercitare pressioni evolutive sull’Ateneo, associata alla sostanziale rinuncia a chiamare docenti formati in altri contesti (rinuncia in parte dovuta anch’essa a spinte corporative locali).
The sciences at the university of Rome in the 18th century
BALDINI, UGO
2006
Abstract
Il lavoro verte sull’assetto ufficiale e la realtà di fatto dell’insegnamento nell’Università di Roma durante il ‘700, quando essa rimaneva meno organizzata, con numero di studenti molto inferiore e livello medio della docenza meno qualificato di molte università del centro-nord d’Italia. L’interpretazione tradizionale di questa situazione la collega alla sostanziale inerzia del governo pontificio e alla stagnazione sociale da esso indotta; di fatto, però, il lavoro mostra che vi furono tentativi di riforma di poco posteriori a quelli avviati altrove, e con intenti non molto meno chiari o qualificati. L’analisi delle singole situazioni disciplinari e dello stato dei supporti tecnici (biblioteca, laboratori, corsi di esercitazione a supporto dei corsi teorici) mostra però che il fattore più consistente di stasi fu uno scollamento tra il piano normativo e quello effettuale, indotto dall’assenza di veri controlli e da abitudini corporative secolari che si rivelarono resistenti ad inviti e ordini solo formali. Sul sottofondo, un motivo di arretratezza più sostanziale fu l’assenza, nel contesto socio-economico dello Stato Pontificio, di circoli tecnici e spinte evolutive tali da esercitare pressioni evolutive sull’Ateneo, associata alla sostanziale rinuncia a chiamare docenti formati in altri contesti (rinuncia in parte dovuta anch’essa a spinte corporative locali).Pubblicazioni consigliate
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