L'articolo affronta il tema della “prova transumanista” nel processo penale, ossia il ruolo epistemologico delle informazioni acquisite ed elaborate da cyborg, vale a dire da persone dotate di innesti tecnologici. L’originalità del contributo si articola su più livelli. In primo luogo, muovendo da una definizione giuridicamente orientata di cyborg, si indaga la possibilità di riconoscere un diritto alla transumanizzazione, analizzando le implicazioni sistemiche che coinvolgono il diritto alla salute, alla libertà di pensiero ed espressione, nonché all’identità legale. In secondo luogo, viene proposta una distinzione teoricamente e processualmente rilevante tra algoritmo e intelligenza artificiale, dalla quale discende che solo le prove fondate su algoritmi deterministici possono aspirare a superare il vaglio dell’“al di là di ogni ragionevole dubbio”. Il lavoro offre inoltre una mappatura inedita delle possibili qualificazioni giuridiche della prova transumanista, esplorando le categorie del documento informatico, della testimonianza aumentata, della perizia e della prova atipica. L’analisi si conclude con una riflessione critica sulle sfide poste dall’opacità dell’intelligenza artificiale e sulle tensioni che essa genera rispetto ai principi cardine del giusto processo, evidenziando l’urgenza di un ripensamento dello statuto della prova penale.

Oltre il ragionevole dubbio: la prova transumanista nel processo penale.

Signorato
2025

Abstract

L'articolo affronta il tema della “prova transumanista” nel processo penale, ossia il ruolo epistemologico delle informazioni acquisite ed elaborate da cyborg, vale a dire da persone dotate di innesti tecnologici. L’originalità del contributo si articola su più livelli. In primo luogo, muovendo da una definizione giuridicamente orientata di cyborg, si indaga la possibilità di riconoscere un diritto alla transumanizzazione, analizzando le implicazioni sistemiche che coinvolgono il diritto alla salute, alla libertà di pensiero ed espressione, nonché all’identità legale. In secondo luogo, viene proposta una distinzione teoricamente e processualmente rilevante tra algoritmo e intelligenza artificiale, dalla quale discende che solo le prove fondate su algoritmi deterministici possono aspirare a superare il vaglio dell’“al di là di ogni ragionevole dubbio”. Il lavoro offre inoltre una mappatura inedita delle possibili qualificazioni giuridiche della prova transumanista, esplorando le categorie del documento informatico, della testimonianza aumentata, della perizia e della prova atipica. L’analisi si conclude con una riflessione critica sulle sfide poste dall’opacità dell’intelligenza artificiale e sulle tensioni che essa genera rispetto ai principi cardine del giusto processo, evidenziando l’urgenza di un ripensamento dello statuto della prova penale.
2025
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