L’articolo esamina l’evoluzione e l’applicazione concreta dell’istituto dell’amministrazione di sostegno, introdotto dalla legge n. 6 del 2004, evidenziando la tensione tra il principio della massima conservazione della capacità di agire del beneficiario e le prassi giudiziarie che tendono a standardizzare le misure di protezione. Calabrese, sulla base di una ricerca empirica condotta presso i tribunali veneti, mostra come la ripetitività dei decreti di nomina e la carenza di risorse compromettano l’effettiva personalizzazione dell’intervento e la tutela dell’autodeterminazione della persona fragile. L’autore approfondisce inoltre i rimedi civilistici relativi agli atti compiuti dal beneficiario – con particolare attenzione all’annullabilità per incapacità naturale e alla distinzione tra capacità d’intendere e di volere – proponendo una lettura più sfumata della fragilità psichica come fenomeno intermedio tra capacità e incapacità. In conclusione, invoca un “diritto gentile” che integri competenze giuridiche e psicosociali, de-burocratizzi le procedure e restituisca centralità alla dignità e alla libertà decisionale della persona anziana vulnerabile.
Le limitazioni della capacità del beneficiario di amministrazione di sostegno: dalla teoria alla prassi applicativa
Giovanni Calabrese
2024
Abstract
L’articolo esamina l’evoluzione e l’applicazione concreta dell’istituto dell’amministrazione di sostegno, introdotto dalla legge n. 6 del 2004, evidenziando la tensione tra il principio della massima conservazione della capacità di agire del beneficiario e le prassi giudiziarie che tendono a standardizzare le misure di protezione. Calabrese, sulla base di una ricerca empirica condotta presso i tribunali veneti, mostra come la ripetitività dei decreti di nomina e la carenza di risorse compromettano l’effettiva personalizzazione dell’intervento e la tutela dell’autodeterminazione della persona fragile. L’autore approfondisce inoltre i rimedi civilistici relativi agli atti compiuti dal beneficiario – con particolare attenzione all’annullabilità per incapacità naturale e alla distinzione tra capacità d’intendere e di volere – proponendo una lettura più sfumata della fragilità psichica come fenomeno intermedio tra capacità e incapacità. In conclusione, invoca un “diritto gentile” che integri competenze giuridiche e psicosociali, de-burocratizzi le procedure e restituisca centralità alla dignità e alla libertà decisionale della persona anziana vulnerabile.Pubblicazioni consigliate
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