Il dibattito sul diritto alla pace si apre nel cantiere universale delle Nazioni Unite con la Dichiarazione sul diritto dei popoli alla pace del 1984 e la proclamazione del 1986 “Anno internazionale della pace”. Nella seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso l’Assemblea generale adotta la “Dichiarazione su una cultura di pace” e il “Piano d’azione su una cultura di pace”, proclama il 2000 “Anno internazionale per la cultura della pace” e il periodo 2001-2010 come il “Decennio per la cultura della pace e della nonviolenza per i bambini del mondo”. Al termine del Decennio, il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite decide di avviare il negoziato per il riconoscimento della pace come diritto umano fondamentale. Come è prassi nei processi cosiddetti di “standard setting”, gli attori coinvolti, oltre agli Stati e alle organizzazioni intergovernative, sono le organizzazioni nongovernative nazionali e internazionali, gli enti locali, le università e i centri di ricerca. Il saggio, nel ricostruire il processo che ha portato l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ad adottare il 19 dicembre 2016 la Dichiarazione sul diritto alla pace, analizza il ruolo giocato dalla Campagna degli Enti locali italiani per il riconoscimento della pace come diritto fondamentale della persona e dei popoli promossa dal Centro Diritti Umani dell’Università di Padova e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani. L’analisi passa in rassegna i principali eventi promossi dalla Campagna e l’azione di “City diplomacy” nel dialogo con il Presidente-Relatore del “Gruppo di lavoro intergovernativo aperto” incaricato di negoziare una bozza di dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto alla pace, il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa e il governo italiano. L’obiettivo è di dimostrare il ruolo che gli Enti locali possono giocare, da un lato, nel sistema della politica internazionale su una questione di “high politics”, essendo il diritto alla pace considerato storicamente un attributo di sovranità costitutivamente intrecciato col diritto di fare la guerra e, dall’altro, a livello nazionale nell’influenzare il comportamento di un governo, quello italiano, nel processo decisionale in seno al Consiglio diritti umani e poi anche all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
La campagna del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani per il riconoscimento della pace come diritto fondamentale della persona e dei popoli
Mascia M.
;
2025
Abstract
Il dibattito sul diritto alla pace si apre nel cantiere universale delle Nazioni Unite con la Dichiarazione sul diritto dei popoli alla pace del 1984 e la proclamazione del 1986 “Anno internazionale della pace”. Nella seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso l’Assemblea generale adotta la “Dichiarazione su una cultura di pace” e il “Piano d’azione su una cultura di pace”, proclama il 2000 “Anno internazionale per la cultura della pace” e il periodo 2001-2010 come il “Decennio per la cultura della pace e della nonviolenza per i bambini del mondo”. Al termine del Decennio, il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite decide di avviare il negoziato per il riconoscimento della pace come diritto umano fondamentale. Come è prassi nei processi cosiddetti di “standard setting”, gli attori coinvolti, oltre agli Stati e alle organizzazioni intergovernative, sono le organizzazioni nongovernative nazionali e internazionali, gli enti locali, le università e i centri di ricerca. Il saggio, nel ricostruire il processo che ha portato l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ad adottare il 19 dicembre 2016 la Dichiarazione sul diritto alla pace, analizza il ruolo giocato dalla Campagna degli Enti locali italiani per il riconoscimento della pace come diritto fondamentale della persona e dei popoli promossa dal Centro Diritti Umani dell’Università di Padova e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani. L’analisi passa in rassegna i principali eventi promossi dalla Campagna e l’azione di “City diplomacy” nel dialogo con il Presidente-Relatore del “Gruppo di lavoro intergovernativo aperto” incaricato di negoziare una bozza di dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto alla pace, il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa e il governo italiano. L’obiettivo è di dimostrare il ruolo che gli Enti locali possono giocare, da un lato, nel sistema della politica internazionale su una questione di “high politics”, essendo il diritto alla pace considerato storicamente un attributo di sovranità costitutivamente intrecciato col diritto di fare la guerra e, dall’altro, a livello nazionale nell’influenzare il comportamento di un governo, quello italiano, nel processo decisionale in seno al Consiglio diritti umani e poi anche all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.Pubblicazioni consigliate
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