Francesco Ianì (2025) chiama «metafisica della sostanza» un costrutto teorico basato sulla ricerca degli «elementi ultimi», atomi costitutivi di un sapere che intende (o pretende) essere «scientifico». Una nozione che ha antiche radici filosofiche e i cui confini non sono sempre ben chiari e delimitati. Lo sono forse di più nel caso della psicologia, che è poi l’oggetto del suo articolo bersaglio. Nello specifico, abbiamo a che fare con la contrapposizione, invero non così ben definita, tra l’organismo concepito come una architettura di processi (costituiti da cosa?) e l’organismo inteso come una gerarchia di strutture (quali?) Nel corso dell’argomentazione si coglie che la «metafisica della sostanza» trae alimento soprattutto da cinque fraintendimenti teorici. Questi, a loro volta, sono riconducibili a una serie di meccanismi fuorvianti e illusori già studiati dagli scienziati cognitivi. L’intreccio tra questi meccanismi produce un complesso di forze, della cui azione si è (per lo più) inconsapevoli, che favoriscono la cosiddetta «metafisica della sostanza in psicologia». Essa si accompagna, almeno a livello della psicologia del senso comune, al cosiddetto «riduzionismo naturalista». Si tratta della tendenza, come spiega bene Ianì, a «saltare» i processi mentali e a cercare di spiegare i fenomeni psicologici riportandoli direttamente alle loro basi materiali, cioè al funzionamento del corpo. Questa tendenza viene oggi spesso rinforzata se si ritiene che le nuove forme artificiali di intelligenza siano nient’altro che una protesi sostitutiva o integrativa delle operazioni fatte dal cervello (Legrenzi, 2024).

Che cosa è la metafisica della sostanza in psicologia?

Bobbio, Andrea
2025

Abstract

Francesco Ianì (2025) chiama «metafisica della sostanza» un costrutto teorico basato sulla ricerca degli «elementi ultimi», atomi costitutivi di un sapere che intende (o pretende) essere «scientifico». Una nozione che ha antiche radici filosofiche e i cui confini non sono sempre ben chiari e delimitati. Lo sono forse di più nel caso della psicologia, che è poi l’oggetto del suo articolo bersaglio. Nello specifico, abbiamo a che fare con la contrapposizione, invero non così ben definita, tra l’organismo concepito come una architettura di processi (costituiti da cosa?) e l’organismo inteso come una gerarchia di strutture (quali?) Nel corso dell’argomentazione si coglie che la «metafisica della sostanza» trae alimento soprattutto da cinque fraintendimenti teorici. Questi, a loro volta, sono riconducibili a una serie di meccanismi fuorvianti e illusori già studiati dagli scienziati cognitivi. L’intreccio tra questi meccanismi produce un complesso di forze, della cui azione si è (per lo più) inconsapevoli, che favoriscono la cosiddetta «metafisica della sostanza in psicologia». Essa si accompagna, almeno a livello della psicologia del senso comune, al cosiddetto «riduzionismo naturalista». Si tratta della tendenza, come spiega bene Ianì, a «saltare» i processi mentali e a cercare di spiegare i fenomeni psicologici riportandoli direttamente alle loro basi materiali, cioè al funzionamento del corpo. Questa tendenza viene oggi spesso rinforzata se si ritiene che le nuove forme artificiali di intelligenza siano nient’altro che una protesi sostitutiva o integrativa delle operazioni fatte dal cervello (Legrenzi, 2024).
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