L’infrastruttura da sempre è stata riconosciuta quale strumento volto a rendere competitivo un territorio e, soprattutto, ad essa è stata associata la capacità di portare la modernità: essa è risultata essere quasi una precondizione essenziale per lo sviluppo del territorio e sinonimo di progresso. Quando poi essa diventa spazio residuale non utilizzato, nel momento stesso viene riscoperta e ne viene trovata una nuova funzione, essa diviene oggetto di rilancio per il territorio a livello multi-scalare. Localmente, laddove ne viene percepito direttamente il tracciato, diventa chiave per la costruzione di nuove ecologie, spazio di ricomposizione e ri-funzionalizzazione, progetto puntuale ed opportunità diretta, incuneato com’è nei tessuti della città consolidata, della dispersione urbana, del territorio agricolo, per i quali viene a configurarsi come una porosità critica. A scala territoriale, essa diventa rappresentazione sociale, melieu, strumento di generazione di dinamiche innovate in cui la dimensione sociale funge da stimolo e strumento di autoorganizzazione che però, se non debitamente governato, rischia di creare forti squilibri funzionali e relazionali. Cambiano altresì le sue funzioni: a livello locale sembra prevalere la sua dimensione tattica, capace di essere progetto innovativo rivolto alle popolazioni locali attraverso l’accento posto sul tema della salute; a livello territoriale è strategia che offre al fruitore occasionale (turistico) opportunità di un modo di conoscere diversamente il territorio esplorato. Un mondo multidimensionale, che risponde ora alle caratteristiche del progetto e ora a quella della pianificazione, e che si confronta con i tempi diversi della costruzione del territorio e delle strategie di lungo periodo che sostengono le economie che influiscono sulle modificazioni della città e del territorio. L’intervento, da un lato propone la lettura critica di un caso di recupero di una ferrovia dismessa (la Treviso-Ostiglia) e del Progetto Strategico che ne ha consentito l’intervento. Esso verrà letto attraverso un approccio dalla scala locale a quella territoriale, con l’intento di dimostrare come la centralità dell’auto organizzazione degli abitanti diventi lo stimolo verso le possibili azioni di governance territoriale proprie della pianificazione strategica ed urbanistica. Dall’altro, il contributo cercherà di comprendere come le componenti ambientale, paesaggistica e produttiva locale diventino leva economica locale e territoriale che, attraverso la presenza di strumenti aggregatori, siano in grado di generare interventi strategici e sistemici, che possano garantire il riciclo, la rigenerazione e l’innovazione nel rapporto tra infrastrutture, paesaggio e realtà locale. L’intervento cerca perciò di mettere a sistema il tema del riuso/rigenerazione con quello delle relazioni locali e di area vasta che il sistema delle infrastrutture va a sostenere. Esso intende mettere a fuoco sia le innovate esigenze che hanno quale riferimento non tanto lo spazio urbano dimenticato e/o dismesso, ma tutto quell’insieme di inadeguatezze che dovrebbero stare alla base del processo di rilancio socio-economico. Esso si inserisce perciò nel campo delle relazioni tra territori marginali e centrali, tra fruizione sociale del paesaggio e turismo attraverso la chiave di lettura della mobilità lenta. Esso quindi è testimonianza di situazioni specifiche, ma, allo stesso tempo, che potrebbero diventare elemento di dibattito tecnico per progettisti e pubbliche amministrazioni.

Ecologie urbane e territoriali. Pianificare e progettare la mobilità lenta in termini multiscalari

A. Bove
2025

Abstract

L’infrastruttura da sempre è stata riconosciuta quale strumento volto a rendere competitivo un territorio e, soprattutto, ad essa è stata associata la capacità di portare la modernità: essa è risultata essere quasi una precondizione essenziale per lo sviluppo del territorio e sinonimo di progresso. Quando poi essa diventa spazio residuale non utilizzato, nel momento stesso viene riscoperta e ne viene trovata una nuova funzione, essa diviene oggetto di rilancio per il territorio a livello multi-scalare. Localmente, laddove ne viene percepito direttamente il tracciato, diventa chiave per la costruzione di nuove ecologie, spazio di ricomposizione e ri-funzionalizzazione, progetto puntuale ed opportunità diretta, incuneato com’è nei tessuti della città consolidata, della dispersione urbana, del territorio agricolo, per i quali viene a configurarsi come una porosità critica. A scala territoriale, essa diventa rappresentazione sociale, melieu, strumento di generazione di dinamiche innovate in cui la dimensione sociale funge da stimolo e strumento di autoorganizzazione che però, se non debitamente governato, rischia di creare forti squilibri funzionali e relazionali. Cambiano altresì le sue funzioni: a livello locale sembra prevalere la sua dimensione tattica, capace di essere progetto innovativo rivolto alle popolazioni locali attraverso l’accento posto sul tema della salute; a livello territoriale è strategia che offre al fruitore occasionale (turistico) opportunità di un modo di conoscere diversamente il territorio esplorato. Un mondo multidimensionale, che risponde ora alle caratteristiche del progetto e ora a quella della pianificazione, e che si confronta con i tempi diversi della costruzione del territorio e delle strategie di lungo periodo che sostengono le economie che influiscono sulle modificazioni della città e del territorio. L’intervento, da un lato propone la lettura critica di un caso di recupero di una ferrovia dismessa (la Treviso-Ostiglia) e del Progetto Strategico che ne ha consentito l’intervento. Esso verrà letto attraverso un approccio dalla scala locale a quella territoriale, con l’intento di dimostrare come la centralità dell’auto organizzazione degli abitanti diventi lo stimolo verso le possibili azioni di governance territoriale proprie della pianificazione strategica ed urbanistica. Dall’altro, il contributo cercherà di comprendere come le componenti ambientale, paesaggistica e produttiva locale diventino leva economica locale e territoriale che, attraverso la presenza di strumenti aggregatori, siano in grado di generare interventi strategici e sistemici, che possano garantire il riciclo, la rigenerazione e l’innovazione nel rapporto tra infrastrutture, paesaggio e realtà locale. L’intervento cerca perciò di mettere a sistema il tema del riuso/rigenerazione con quello delle relazioni locali e di area vasta che il sistema delle infrastrutture va a sostenere. Esso intende mettere a fuoco sia le innovate esigenze che hanno quale riferimento non tanto lo spazio urbano dimenticato e/o dismesso, ma tutto quell’insieme di inadeguatezze che dovrebbero stare alla base del processo di rilancio socio-economico. Esso si inserisce perciò nel campo delle relazioni tra territori marginali e centrali, tra fruizione sociale del paesaggio e turismo attraverso la chiave di lettura della mobilità lenta. Esso quindi è testimonianza di situazioni specifiche, ma, allo stesso tempo, che potrebbero diventare elemento di dibattito tecnico per progettisti e pubbliche amministrazioni.
2025
Cammini Atti XXVI Conferenza Nazionale SIU
XXVI Conferenza Nazionale SIU - Nuove ecologie territoriali. Coabitare mondi che cambiano
978-88-99237-75-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3556345
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