La relazione tra neuroscienze e intelligenza artificiale (IA) è sempre più stretta e produttiva. Da un lato, l’IA trae ispirazione dalle neuroscienze cognitive, avendo cercato sin dagli inizi un modello per i propri algoritmi nella struttura e nel funzionamento della mente e del cervello umani. Dall’altro, le neuroscienze possono trarre benefici dalle applicazioni dell’IA, in ambiti come la predizione e diagnosi di disturbi neurologici, il brain modelling computazionale, gli organoidi cerebrali e le neurotecnologie. Tuttavia, emergono anche sfide etiche cruciali che la neuroetica deve affrontare, analizzando opportunità e rischi di queste tecnologie applicate al cervello, evitando derive di “neuroentusiasmo” (neurohype) o neurofobia, e promuovendo un dibattito informato con cittadini e istituzioni.
Neuroetica e intelligenza artificiale. Prospettive future nel campo delle neuroscienze cliniche
Federico Zilio;
2025
Abstract
La relazione tra neuroscienze e intelligenza artificiale (IA) è sempre più stretta e produttiva. Da un lato, l’IA trae ispirazione dalle neuroscienze cognitive, avendo cercato sin dagli inizi un modello per i propri algoritmi nella struttura e nel funzionamento della mente e del cervello umani. Dall’altro, le neuroscienze possono trarre benefici dalle applicazioni dell’IA, in ambiti come la predizione e diagnosi di disturbi neurologici, il brain modelling computazionale, gli organoidi cerebrali e le neurotecnologie. Tuttavia, emergono anche sfide etiche cruciali che la neuroetica deve affrontare, analizzando opportunità e rischi di queste tecnologie applicate al cervello, evitando derive di “neuroentusiasmo” (neurohype) o neurofobia, e promuovendo un dibattito informato con cittadini e istituzioni.Pubblicazioni consigliate
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