Il presente testo si inserisce all’interno di un numero monografico della rivista PHILM dedicato al montaggio cinematografico dal titolo "Comporre, scomporre, ricomporre. Il montaggio come forma dell'esperienza". Il saggio si prefigge di esplorare l'estetica del frammento in due film. Nella pellicola Accident (L’Incidente, 1967) di Joseph Losey questa scelta stilistica organizza la composizione visiva e narrativa del film, definendosi all’interno dell’opera del regista come un accesso alla memoria psichica organizzata per schegge, per associazioni di immagini, testimonianza di formazioni inconsce, di brandelli di reale non assimilati dal protagonista, Stephen. Nel successivo lungometraggio preso in esame, Shame (2011), realizzato da Steve McQueen, accumulo e frammentazione si addensano nella ripetizione del medesimo, al servizio di un godimento privo di limite da cui il corpo del protagonista, Brandon, è governato. I due film segnalati sono proposti quali studi di casi, e l’analisi di singole sequenze significative, è orientata a cogliere in entrambi la persistenza di un legame profondo tra ripetizione e variazione, diretto a penetrare la tessitura delle immagini.

Frammento, discontinuità, ripetizione

Rosamaria Salvatore
2024

Abstract

Il presente testo si inserisce all’interno di un numero monografico della rivista PHILM dedicato al montaggio cinematografico dal titolo "Comporre, scomporre, ricomporre. Il montaggio come forma dell'esperienza". Il saggio si prefigge di esplorare l'estetica del frammento in due film. Nella pellicola Accident (L’Incidente, 1967) di Joseph Losey questa scelta stilistica organizza la composizione visiva e narrativa del film, definendosi all’interno dell’opera del regista come un accesso alla memoria psichica organizzata per schegge, per associazioni di immagini, testimonianza di formazioni inconsce, di brandelli di reale non assimilati dal protagonista, Stephen. Nel successivo lungometraggio preso in esame, Shame (2011), realizzato da Steve McQueen, accumulo e frammentazione si addensano nella ripetizione del medesimo, al servizio di un godimento privo di limite da cui il corpo del protagonista, Brandon, è governato. I due film segnalati sono proposti quali studi di casi, e l’analisi di singole sequenze significative, è orientata a cogliere in entrambi la persistenza di un legame profondo tra ripetizione e variazione, diretto a penetrare la tessitura delle immagini.
2024
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