L’oggetto di questo contributo è l’analisi della Masterclass di quartetto d’archi “Quartetto XX-XXI” del Prof. Davide Amodio del Conservatorio di Musica Benedetto Marcello di Venezia con la collaborazione dei Maestri Alessandro Fagiuoli e Andrea Amendola -del Quartetto Paul Klee- e del Dipartimento Formazione e Apprendimento/Alta scuola pedagogica della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana. Il percorso formativo si è voluta configurare quale esperienza educativa innovativa che ha introdotto i partecipanti a repertori non accademici provenienti da diverse culture musicali. Nell’esperienza sono stati esplorate composizioni legate a paesaggi nordici, all’India, alla Cina e all’Azerbaigian, integrando lo sviluppo di competenze tecnico-strumentali con una riflessione critica sui contesti storici, culturali e territoriali dei brani. Questo approccio ha mirato a stimolare nei partecipanti la capacità di evocare immagini mentali dei luoghi rappresentati attraverso la musica, promuovendo una conoscenza territoriale più profonda. La master class si è distinta per la sua duplice natura formativa: da un lato, come processo volto alla maturazione di una figura professionale competente e riflessiva, capace di comprendere il contesto territoriale e culturale della musica; dall’altro, come prodotto finalizzato all’acquisizione di competenze tecnico-strumentali ed espressive, orientate alla creazione di nuove immagini territoriali e alla narrazione artistica. Questo percorso è stato monitorato e valutato attraverso un sistema di certificazione delle competenze basato su modelli educativi recenti (Castoldi, 2007) e sulla teoria del professionista riflessivo (Schön, 1983). La metodologia di valutazione ha seguito un approccio olistico, ispirato alla prospettiva proposta da Wiggins (2004), che pone al centro l’azione dello studente, ovvero ciò che “sa fare con ciò che sa”. Tale metodologia non si è limitata alla misurazione delle conoscenze tecniche, ma ha incluso la valutazione delle abilità sociali, culturali e relazionali, offrendo agli studenti una visione inclusiva e integrata del processo di apprendimento. L’esplicitazione dei criteri valutativi attraverso rubriche condivise ha permesso di negoziare un “patto formativo” tra studenti e docenti, incentivando il confronto riflessivo e la crescita personale. La scelta dei brani affrontati, “Double Raga for String Quartet” di Francis Silkstone e “Mugam Sajahy” di Frangis Ali Zadeh, ha permesso agli studenti di confrontarsi con repertori che richiedevano sia competenze tecniche avanzate sia una sensibilità culturale. Questi brani, ancorati a contesti culturali lontani, hanno rappresentato un ponte tra dimensioni territoriali, storiche e musicali, stimolando negli studenti la capacità di evocare paesaggi della mente e di arricchire la propria espressione artistica. Questo contributo esplora l’intero processo educativo della master class, descrivendo i metodi adottati, le sfide affrontate, i risultati ottenuti e le implicazioni per l’educazione musicale e territoriale. L’obiettivo è mettere in evidenza il valore della musica come strumento di mediazione culturale e territoriale, proponendo un modello educativo che favorisca lo sviluppo di professionisti riflessivi, capaci di coniugare tecnica, espressione e consapevolezza territoriale.
Un processo olistico di certificazione delle competenze in sistemi territoriali complessi
Lorena RoccaWriting – Original Draft Preparation
;
2025
Abstract
L’oggetto di questo contributo è l’analisi della Masterclass di quartetto d’archi “Quartetto XX-XXI” del Prof. Davide Amodio del Conservatorio di Musica Benedetto Marcello di Venezia con la collaborazione dei Maestri Alessandro Fagiuoli e Andrea Amendola -del Quartetto Paul Klee- e del Dipartimento Formazione e Apprendimento/Alta scuola pedagogica della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana. Il percorso formativo si è voluta configurare quale esperienza educativa innovativa che ha introdotto i partecipanti a repertori non accademici provenienti da diverse culture musicali. Nell’esperienza sono stati esplorate composizioni legate a paesaggi nordici, all’India, alla Cina e all’Azerbaigian, integrando lo sviluppo di competenze tecnico-strumentali con una riflessione critica sui contesti storici, culturali e territoriali dei brani. Questo approccio ha mirato a stimolare nei partecipanti la capacità di evocare immagini mentali dei luoghi rappresentati attraverso la musica, promuovendo una conoscenza territoriale più profonda. La master class si è distinta per la sua duplice natura formativa: da un lato, come processo volto alla maturazione di una figura professionale competente e riflessiva, capace di comprendere il contesto territoriale e culturale della musica; dall’altro, come prodotto finalizzato all’acquisizione di competenze tecnico-strumentali ed espressive, orientate alla creazione di nuove immagini territoriali e alla narrazione artistica. Questo percorso è stato monitorato e valutato attraverso un sistema di certificazione delle competenze basato su modelli educativi recenti (Castoldi, 2007) e sulla teoria del professionista riflessivo (Schön, 1983). La metodologia di valutazione ha seguito un approccio olistico, ispirato alla prospettiva proposta da Wiggins (2004), che pone al centro l’azione dello studente, ovvero ciò che “sa fare con ciò che sa”. Tale metodologia non si è limitata alla misurazione delle conoscenze tecniche, ma ha incluso la valutazione delle abilità sociali, culturali e relazionali, offrendo agli studenti una visione inclusiva e integrata del processo di apprendimento. L’esplicitazione dei criteri valutativi attraverso rubriche condivise ha permesso di negoziare un “patto formativo” tra studenti e docenti, incentivando il confronto riflessivo e la crescita personale. La scelta dei brani affrontati, “Double Raga for String Quartet” di Francis Silkstone e “Mugam Sajahy” di Frangis Ali Zadeh, ha permesso agli studenti di confrontarsi con repertori che richiedevano sia competenze tecniche avanzate sia una sensibilità culturale. Questi brani, ancorati a contesti culturali lontani, hanno rappresentato un ponte tra dimensioni territoriali, storiche e musicali, stimolando negli studenti la capacità di evocare paesaggi della mente e di arricchire la propria espressione artistica. Questo contributo esplora l’intero processo educativo della master class, descrivendo i metodi adottati, le sfide affrontate, i risultati ottenuti e le implicazioni per l’educazione musicale e territoriale. L’obiettivo è mettere in evidenza il valore della musica come strumento di mediazione culturale e territoriale, proponendo un modello educativo che favorisca lo sviluppo di professionisti riflessivi, capaci di coniugare tecnica, espressione e consapevolezza territoriale.| File | Dimensione | Formato | |
|---|---|---|---|
|
20250501_Rocca_Fagiuoli.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Published (Publisher's Version of Record)
Licenza:
Creative commons
Dimensione
985.13 kB
Formato
Adobe PDF
|
985.13 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.




