La nascita del territorio dalla fecondazione della natura tramite l'azione della cultura è un concetto che ha profondamente permeato il mio sguardo geografico, diventando una sorta di "concetto ordinatore". Questa affermazione di Adalberto Magnaghi non solo si insinua nella mia quotidianità, ma si addentra anche tra le pieghe di paesaggi invisibili, inaudibili, e impalpabili. Essa si manifesta in quell'immateriale, ma al contempo materiale, che accompagna gli educatori-esploratori, coloro che si avventurano in aree apparentemente trascurate, eppure cariche di una potenza straordinaria. Dopo decenni di ricerca, ho identificato l'etichetta che sembra avvicinarsi di più a questa visione: il "terzo paesaggio educante". Da qui il mio interesse per le intuizioni di Gilles Clément a partire dal 2005. Con il concetto di "Terzo paesaggio", Clément cerca di delimitare quelle aree che aspirano a trasformarsi in qualcosa di significativo, spazi sotto gli occhi di tutti ma spesso ignorati in quanto ritenuti inutili per la loro mancanza di produttività. Come afferma Clément (2011), smettendo di considerare il paesaggio come l'oggetto di un'attività umana, ci si rende conto di una serie di spazi indefiniti, privi di una funzione apparente. Invito il lettore a esplorare questi concetti e a tentare di declinarli in termini metaforici, stabilendo un nesso con il contesto scolastico ed educativo. È importante notare che la metafora ha la potenza di "unire ragione e immaginazione", dando vita a una razionalità immaginativa che può aiutarci a percepire ciò che altrimenti sfuggirebbe alla nostra osservazione ed è proprio ad essa che ci affidiamo per la lettura, la comprensione ma soprattutto per la trasposizione in chiave educativa di questo approccio epistemologico.
Il terzo paesaggio educante. Geografie di uno spazio educativo.
Lorena Rocca
Writing – Review & Editing
2024
Abstract
La nascita del territorio dalla fecondazione della natura tramite l'azione della cultura è un concetto che ha profondamente permeato il mio sguardo geografico, diventando una sorta di "concetto ordinatore". Questa affermazione di Adalberto Magnaghi non solo si insinua nella mia quotidianità, ma si addentra anche tra le pieghe di paesaggi invisibili, inaudibili, e impalpabili. Essa si manifesta in quell'immateriale, ma al contempo materiale, che accompagna gli educatori-esploratori, coloro che si avventurano in aree apparentemente trascurate, eppure cariche di una potenza straordinaria. Dopo decenni di ricerca, ho identificato l'etichetta che sembra avvicinarsi di più a questa visione: il "terzo paesaggio educante". Da qui il mio interesse per le intuizioni di Gilles Clément a partire dal 2005. Con il concetto di "Terzo paesaggio", Clément cerca di delimitare quelle aree che aspirano a trasformarsi in qualcosa di significativo, spazi sotto gli occhi di tutti ma spesso ignorati in quanto ritenuti inutili per la loro mancanza di produttività. Come afferma Clément (2011), smettendo di considerare il paesaggio come l'oggetto di un'attività umana, ci si rende conto di una serie di spazi indefiniti, privi di una funzione apparente. Invito il lettore a esplorare questi concetti e a tentare di declinarli in termini metaforici, stabilendo un nesso con il contesto scolastico ed educativo. È importante notare che la metafora ha la potenza di "unire ragione e immaginazione", dando vita a una razionalità immaginativa che può aiutarci a percepire ciò che altrimenti sfuggirebbe alla nostra osservazione ed è proprio ad essa che ci affidiamo per la lettura, la comprensione ma soprattutto per la trasposizione in chiave educativa di questo approccio epistemologico.Pubblicazioni consigliate
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