Nel pensiero del filosofo giapponese K. Nishida (1870-1945), che intreccia sensibilità e tradizione buddhista giapponese con la concettualità tipica della filosofia europea, spicca l’impiego del termine «intuizione intellettuale» (chiteki chokkan). Pur venendo poi superato da altre nozioni, il senso profondo di quel termine – esplicitamente ripreso dal lessico filosofico tedesco – resta vitale in tutto l’itinerario speculativo di Nishida. La possibilità di cogliere «la realtà così com’essa è», nella sua datità priva di sovrastrutture, non significa però illudersi dell’esistenza di un io o di un mondo del tutto autonomi, indipendenti e in sé compiuti: l’intuizione intellettuale più ampia e inclusiva, che nell’itinerario del filosofo si trasformerà via via nei concetti di «autoconsapevolezza» (jikaku), «intuizione agente» (kōiteki chokkan) o «luogo del nulla assoluto» (zettai mu no basho), non corrisponde all’atto cognitivo che discerne un sé preesistente al pensiero, ma è una forma di prassi che attualizza un io e un mondo scoprendoli al contempo collocati in una matrice infinita di cui sono espressioni, come onde di un oceano infinito.
L’intuizione intellettuale nel pensiero di Nishida Kitaro
Marcello Ghilardi
2022
Abstract
Nel pensiero del filosofo giapponese K. Nishida (1870-1945), che intreccia sensibilità e tradizione buddhista giapponese con la concettualità tipica della filosofia europea, spicca l’impiego del termine «intuizione intellettuale» (chiteki chokkan). Pur venendo poi superato da altre nozioni, il senso profondo di quel termine – esplicitamente ripreso dal lessico filosofico tedesco – resta vitale in tutto l’itinerario speculativo di Nishida. La possibilità di cogliere «la realtà così com’essa è», nella sua datità priva di sovrastrutture, non significa però illudersi dell’esistenza di un io o di un mondo del tutto autonomi, indipendenti e in sé compiuti: l’intuizione intellettuale più ampia e inclusiva, che nell’itinerario del filosofo si trasformerà via via nei concetti di «autoconsapevolezza» (jikaku), «intuizione agente» (kōiteki chokkan) o «luogo del nulla assoluto» (zettai mu no basho), non corrisponde all’atto cognitivo che discerne un sé preesistente al pensiero, ma è una forma di prassi che attualizza un io e un mondo scoprendoli al contempo collocati in una matrice infinita di cui sono espressioni, come onde di un oceano infinito.Pubblicazioni consigliate
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