Il tema della modulazione della distanza/prossimità è strettamente connesso con la relazione professionale che si crea tra l’assistente sociale e il beneficiario dell’intervento. La letteratura, prevalentemente internazionale, ha sviluppato soprattutto negli ultimi vent’anni un ampio dibattito su questo tema (Green et al., 2006; Bates et al., 2013; O’Leary et al., 2013; Ingram e Smith, 2018; Blundell, 2023); scarsa attenzione, tuttavia, è stata rivolta a comprendere come le/gli assistenti sociali lo interpretano e agiscono nella pratica professionale quotidiana. Il paper discute parte dei risultati di una ricerca esplorativa sugli aspetti relazionali, comunicativi ed emotivi nella pratica del social work, all’interno della quale è stato dedicato un focus specifico su questo tema. Attraverso la somministrazione di un’intervista che mixa semistrutturata e non direttiva (Bichi, 2007; Nigris, 2018), sono state raccolte le narrazioni di 50 assistenti sociali che operano in diversi servizi sociali comunali del territorio veneto, selezionati attraverso un campionamento a scelta ragionata. Le interviste sono state registrate, trascritte e sottoposte ad analisi ermeneutica utilizzando il software WEFT-QDA. Tale analisi ha permesso di far emergere 5 macro-aree di contenuto, a loro volta strutturate in sotto-categorie: 1. Il significato della distanza/prossimità nella pratica professionale; 2. Le modalità di gestione di questa dimensione da parte delle/gli assistenti sociali; 3. Gli strumenti e i simboli presenti nella pratica professionale ad essa collegati; 4. Le motivazioni legate all’importanza della gestione degli spazi relazionali; 5. La risorsa dell’esperienza. Sebbene la ricerca si qualifichi per un carattere esplorativo e non abbia pretese di significatività statistica, ma solo di rappresentatività sostantiva (Bichi 2002), essa consente di mettere in luce alcuni aspetti rilevanti tanto per un incremento della conoscenza su questo tema, quanto per le ricadute nella pratica professionale. Anzitutto emerge il tema della personalizzazione della relazione, che non consente di definire una “giusta” distanza/prossimità in astratto, ma la cui “misura” va compresa e agita in ottica professionale sulla base degli attori in gioco, del contesto, dei vincoli e delle opportunità. Un secondo punto riguarda il linguaggio professionale e la definizione di una “giusta” (cioè adeguata, efficace, sicura e professionale) prossimità, che sembra un termine più opportuno rispetto a quello di giusta distanza. Infine, sebbene la ricerca faccia emergere l’esperienza come un elemento chiave nell’identificazione della più adeguata collocazione intenzionale nella relazione, essa sottolinea anche come la formazione e la supervisione rappresentino strumenti e strategie indispensabili per supportare la/il professionista nella relazione di care.

La relazione di aiuto tra distanza e prossimità. Una ricerca esplorativa

Chiara Pattaro
;
2024

Abstract

Il tema della modulazione della distanza/prossimità è strettamente connesso con la relazione professionale che si crea tra l’assistente sociale e il beneficiario dell’intervento. La letteratura, prevalentemente internazionale, ha sviluppato soprattutto negli ultimi vent’anni un ampio dibattito su questo tema (Green et al., 2006; Bates et al., 2013; O’Leary et al., 2013; Ingram e Smith, 2018; Blundell, 2023); scarsa attenzione, tuttavia, è stata rivolta a comprendere come le/gli assistenti sociali lo interpretano e agiscono nella pratica professionale quotidiana. Il paper discute parte dei risultati di una ricerca esplorativa sugli aspetti relazionali, comunicativi ed emotivi nella pratica del social work, all’interno della quale è stato dedicato un focus specifico su questo tema. Attraverso la somministrazione di un’intervista che mixa semistrutturata e non direttiva (Bichi, 2007; Nigris, 2018), sono state raccolte le narrazioni di 50 assistenti sociali che operano in diversi servizi sociali comunali del territorio veneto, selezionati attraverso un campionamento a scelta ragionata. Le interviste sono state registrate, trascritte e sottoposte ad analisi ermeneutica utilizzando il software WEFT-QDA. Tale analisi ha permesso di far emergere 5 macro-aree di contenuto, a loro volta strutturate in sotto-categorie: 1. Il significato della distanza/prossimità nella pratica professionale; 2. Le modalità di gestione di questa dimensione da parte delle/gli assistenti sociali; 3. Gli strumenti e i simboli presenti nella pratica professionale ad essa collegati; 4. Le motivazioni legate all’importanza della gestione degli spazi relazionali; 5. La risorsa dell’esperienza. Sebbene la ricerca si qualifichi per un carattere esplorativo e non abbia pretese di significatività statistica, ma solo di rappresentatività sostantiva (Bichi 2002), essa consente di mettere in luce alcuni aspetti rilevanti tanto per un incremento della conoscenza su questo tema, quanto per le ricadute nella pratica professionale. Anzitutto emerge il tema della personalizzazione della relazione, che non consente di definire una “giusta” distanza/prossimità in astratto, ma la cui “misura” va compresa e agita in ottica professionale sulla base degli attori in gioco, del contesto, dei vincoli e delle opportunità. Un secondo punto riguarda il linguaggio professionale e la definizione di una “giusta” (cioè adeguata, efficace, sicura e professionale) prossimità, che sembra un termine più opportuno rispetto a quello di giusta distanza. Infine, sebbene la ricerca faccia emergere l’esperienza come un elemento chiave nell’identificazione della più adeguata collocazione intenzionale nella relazione, essa sottolinea anche come la formazione e la supervisione rappresentino strumenti e strategie indispensabili per supportare la/il professionista nella relazione di care.
2024
IV Conferenza Italiana sulla Ricerca di Servizio Sociale. Book of abstract
IV Conferenza Italiana sulla Ricerca di Servizio Sociale
9788894470635
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3541553
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