Il buio italiano di Luigi Musolino: l'orrore dell'Antropocene e i limiti del folk horror

L’horror è un genere sempre più spesso letto in relazione alle sfide intellettuali poste dall’Antropocene: la narrativa dell’orrore fa emergere il senso di inquietudine legato all’agentività del non-umano e allo stesso tempo svela la dimensione ecofobica che sottende il nostro rapporto con l’ambiente. Questo tipo di considerazioni ritornano prepotentemente nel lavoro di Luigi Musolino. La mia tesi è che Musolino, a dispetto di un’enfasi su realtà locali e rurali che permette di assimilarne il lavoro con la recente riemersione del folk horror, abbia al centro questioni legate alla trasformazione sociale e ambientale occorsa in Italia durante il boom economico, e quindi coincidente con la Grande Accelerazione dell’Antropocene—trasformazioni occorse su scala globale, il che implica che la dimensione locale del lavoro di Musolino vada letta nella lente del “globalgothic” teorizzato da Glennis Byron, Fred Botting, e Justin D. Edwards.