Come preparare le università ad una transizione digitale che sembrava lentissima e che con la pandemia prima e poi con l’esplosione dell’IA generativa, si è accellerata in modo vertiginoso? Questo libro esplora le implicazioni della trasformazione digitale nell’istruzione superiore. Nell’abbracciare il concetto di “postdigitalità” come base per inquadrare fenomeni complessi come datificazione, platformizzazione ed intelligenza artificiale generativa, l’opera si propone di centrare i percorsi e processi di sviluppo di professionalità accademica o di postdigital scholarship, con particolare riguardo ad una visione di didattica in forte relazione con la ricerca e la terza missione. In modo insistente, il lettore sarà portato ad interrogarsi sull’impatto delle suddette trasformazioni tecnologiche sull’educazione e sulla società. Ripercorrendo casi, esperienze e “storie algoritmiche” l’autrice tenta di creare uno schema concettuale per “ordinare” l’universo delle pratiche, la ricerca ed il policy making inerente al postdigitale: dall’entusiasmo per l’apertura e la condivisione dei dati digitali nell’ottica Open Science e sua relazione con una didattica aperta; alla preoccupazione per l’eccessivo uso di metriche e di analitiche che riduce l’insegnamento ad un esercizio puramente quantitativo, trascurando aspetti essenziali come la creatività, il pensiero critico e il benessere emotivo degli studenti. Dalla giustizia ed etica dei dati e l’IA generativa in contesti di apprendimento ed insegnamento verso la necessaria alfabetizzazione critica per affrontare le problematiche etiche di queste tecnologie nella società, da parte da un laureato o laureata universitaria. In questo contesto, l’autrice propone l'idea di una ”cultura postdigitale”, che apre spazi lenti per attivare una maggiore consapevolezza sugli ecosistemi postdigitali e loro impatto nella società e il pianeta. Tali spazi forniscono opportunità formative situate, uniche, fluide, per la configurazione della postdigital scholarship, oltre un’idea troppo direttiva di faculty development per “l’uso delle tecnologie”. Sono questi spazi, inoltre, che permetteranno a docenti, corpo studentesco e staff tecnico di prendere una posizione attiva e critica verso la tecnologia, promuovendo una cultura istituzionale che nel suo percorso di trasformazione digitale, metta al centro l’equità e il benessere umano.

(Post)Digital Scholarship. Professionalità accademica e trasformazione digitale in università

Juliana Elisa Raffaghelli
Writing – Original Draft Preparation
2024

Abstract

Come preparare le università ad una transizione digitale che sembrava lentissima e che con la pandemia prima e poi con l’esplosione dell’IA generativa, si è accellerata in modo vertiginoso? Questo libro esplora le implicazioni della trasformazione digitale nell’istruzione superiore. Nell’abbracciare il concetto di “postdigitalità” come base per inquadrare fenomeni complessi come datificazione, platformizzazione ed intelligenza artificiale generativa, l’opera si propone di centrare i percorsi e processi di sviluppo di professionalità accademica o di postdigital scholarship, con particolare riguardo ad una visione di didattica in forte relazione con la ricerca e la terza missione. In modo insistente, il lettore sarà portato ad interrogarsi sull’impatto delle suddette trasformazioni tecnologiche sull’educazione e sulla società. Ripercorrendo casi, esperienze e “storie algoritmiche” l’autrice tenta di creare uno schema concettuale per “ordinare” l’universo delle pratiche, la ricerca ed il policy making inerente al postdigitale: dall’entusiasmo per l’apertura e la condivisione dei dati digitali nell’ottica Open Science e sua relazione con una didattica aperta; alla preoccupazione per l’eccessivo uso di metriche e di analitiche che riduce l’insegnamento ad un esercizio puramente quantitativo, trascurando aspetti essenziali come la creatività, il pensiero critico e il benessere emotivo degli studenti. Dalla giustizia ed etica dei dati e l’IA generativa in contesti di apprendimento ed insegnamento verso la necessaria alfabetizzazione critica per affrontare le problematiche etiche di queste tecnologie nella società, da parte da un laureato o laureata universitaria. In questo contesto, l’autrice propone l'idea di una ”cultura postdigitale”, che apre spazi lenti per attivare una maggiore consapevolezza sugli ecosistemi postdigitali e loro impatto nella società e il pianeta. Tali spazi forniscono opportunità formative situate, uniche, fluide, per la configurazione della postdigital scholarship, oltre un’idea troppo direttiva di faculty development per “l’uso delle tecnologie”. Sono questi spazi, inoltre, che permetteranno a docenti, corpo studentesco e staff tecnico di prendere una posizione attiva e critica verso la tecnologia, promuovendo una cultura istituzionale che nel suo percorso di trasformazione digitale, metta al centro l’equità e il benessere umano.
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