A partire dalla figura di Lola Montès/Montez (LM), accostata con particolare riferimento alla letteratura biografica e alle narrazioni audiovisive, il contributo si inserisce in una riflessione volta a indagare in una prospettiva multimediale e diacronica il costrutto della “tenebrosa” nelle implicazioni, ampiamente articolate in letteratura, con un portato del femminile avvertito come perturbante l’ordinamento costituito. In questa direzione, il saggio si colloca in una linea di approccio che privilegia la disposizione metamorfica e performativa del costrutto piuttosto che guardare a una sua collocazione distintiva e categoriale all’interno della più ampia costellazione della femme fatale cui è usualmente ricondotto. La scelta del punto di ingresso dalle parole di Théophile Gautier, riprese nel titolo, che sembrerebbero sancire l’estraneità del caso proposto ai tratti canonici del costrutto di riferimento, è al riguardo enunciativa. A sollecitare la prospettiva di attraversamento sono il tratto meticcio dell’identità – finzionalmente enfatizzato dalla medesima e al cuore degli impianti rappresentazionali – e il vissuto transnazionale – condensato nell’invalsa qualificazione di “avventuriera” – che permettono di inscrivere LM tra le manifestazioni emblematiche di mobilità intersezionali (definita da caratteri sensibili quali origine, status sociale, genere, “razza”) e del funzionamento quale “significante vuoto”, ovvero spazio di affioramento di rimodulazioni funzionali a mutati e diversificati contesti, secondo la valenza messa a regime da Gaia Giuliani (2015) nella concettualizzazione di “figure della razza”. Nel quadro delineato, di particolare interesse sono i ritratti americani, letterari e audiovisivi, della donna spesso posti sottotraccia nelle proposte europee, come avviene nell’omonimo film di Max Ophuls che, con il suo carattere monumentale, ha concorso a oscurare l’attenzione verso dinamiche ricorsive in cui agiscono persistenze e slittamenti. Lasciando sullo sfondo l’opera di Ophuls (oggetto di una copiosa letteratura, ripresa in un precedente contributo dell’autrice), la ricognizione lavora attraverso una selezione di opere, letterarie e audiovisive; su questo secondo fronte si transita da "Lola Montes" (1944) di Antonio Román, realizzato nella Spagna franchista, a produzioni statunitensi degli anni Cinquanta dove la si ritrova protagonista degli episodi, entrambi titolati Lola Montez, rispettivamente, delle longeve serie statunitensi Death Valley Days e Tales of Wells Fargo, oppure fugace ma incisiva comparsa in "Golden Girl" (Lloyd Bacon, 1951) dedicato a una altrettanto leggendaria figura di danzatrice e performer, “Lotta” Crabtree, che disegna un interessante processo di incorporazione di disturbanti figure femminili alla storia nazionale. Facendo dialogare con l’analisi testuale prospettive visuali, gender studies e apporti provenienti da orientamenti postcoloniali, il contributo insegue le traiettorie ora di redenzione, che bonificano il gradiente sovversivo della figura garantendo – o rinsaldando – la tenuta dell’ordine stabilito, ora di monumentalizzazione, che lo negoziano e incorporano.

«Con audacia sfrenata, con ardore di furia, con verve folle: ella danza». Lola Montès, o delle metamorfosi della tenebrosa

Polato Farah
2024

Abstract

A partire dalla figura di Lola Montès/Montez (LM), accostata con particolare riferimento alla letteratura biografica e alle narrazioni audiovisive, il contributo si inserisce in una riflessione volta a indagare in una prospettiva multimediale e diacronica il costrutto della “tenebrosa” nelle implicazioni, ampiamente articolate in letteratura, con un portato del femminile avvertito come perturbante l’ordinamento costituito. In questa direzione, il saggio si colloca in una linea di approccio che privilegia la disposizione metamorfica e performativa del costrutto piuttosto che guardare a una sua collocazione distintiva e categoriale all’interno della più ampia costellazione della femme fatale cui è usualmente ricondotto. La scelta del punto di ingresso dalle parole di Théophile Gautier, riprese nel titolo, che sembrerebbero sancire l’estraneità del caso proposto ai tratti canonici del costrutto di riferimento, è al riguardo enunciativa. A sollecitare la prospettiva di attraversamento sono il tratto meticcio dell’identità – finzionalmente enfatizzato dalla medesima e al cuore degli impianti rappresentazionali – e il vissuto transnazionale – condensato nell’invalsa qualificazione di “avventuriera” – che permettono di inscrivere LM tra le manifestazioni emblematiche di mobilità intersezionali (definita da caratteri sensibili quali origine, status sociale, genere, “razza”) e del funzionamento quale “significante vuoto”, ovvero spazio di affioramento di rimodulazioni funzionali a mutati e diversificati contesti, secondo la valenza messa a regime da Gaia Giuliani (2015) nella concettualizzazione di “figure della razza”. Nel quadro delineato, di particolare interesse sono i ritratti americani, letterari e audiovisivi, della donna spesso posti sottotraccia nelle proposte europee, come avviene nell’omonimo film di Max Ophuls che, con il suo carattere monumentale, ha concorso a oscurare l’attenzione verso dinamiche ricorsive in cui agiscono persistenze e slittamenti. Lasciando sullo sfondo l’opera di Ophuls (oggetto di una copiosa letteratura, ripresa in un precedente contributo dell’autrice), la ricognizione lavora attraverso una selezione di opere, letterarie e audiovisive; su questo secondo fronte si transita da "Lola Montes" (1944) di Antonio Román, realizzato nella Spagna franchista, a produzioni statunitensi degli anni Cinquanta dove la si ritrova protagonista degli episodi, entrambi titolati Lola Montez, rispettivamente, delle longeve serie statunitensi Death Valley Days e Tales of Wells Fargo, oppure fugace ma incisiva comparsa in "Golden Girl" (Lloyd Bacon, 1951) dedicato a una altrettanto leggendaria figura di danzatrice e performer, “Lotta” Crabtree, che disegna un interessante processo di incorporazione di disturbanti figure femminili alla storia nazionale. Facendo dialogare con l’analisi testuale prospettive visuali, gender studies e apporti provenienti da orientamenti postcoloniali, il contributo insegue le traiettorie ora di redenzione, che bonificano il gradiente sovversivo della figura garantendo – o rinsaldando – la tenuta dell’ordine stabilito, ora di monumentalizzazione, che lo negoziano e incorporano.
2024
Le tenebrose. Figure di femme fatale nel cinema e nei media europei fra mito e contemporaneità
9788846769534
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