Come accostare e presentare oggi il lavoro di un architetto del passato recente e le sue architetture? Questa è stata la domanda a cui sentivamo di dover corrispondere quando abbiamo iniziato a riflettere sul carattere e le specificità delle manifestazioni dedicate a Daniele Calabi a latere della mostra principale. Abbiamo avvertito la necessità di esporsi con una proposta progettuale precisa, fresca ed efficace da portare avanti, con il coinvolgimento dei nostri studenti del Corso di Ingegneria Edile Architettura e il supporto della Fondazione Cappochin. Siamo partiti ragionando su come mettere in risalto e a registro le molte realizzazioni presenti nel nostro spazio urbano. Fortunatamente sono ancora parecchie e in molti casi ben conservate dai loro sensibili e rispettosi proprietari. Architetture che hanno saputo passare il vaglio selettivo della storia e che oggi vengono studiate da ricercatori internazionali e professionisti colti, ma che purtroppo soffrono della poca considerazione di gran parte della cittadinanza locale. Abbiamo intuito che fosse opportuno partire dalla stessa dimensione fisica e concreta, da una percezione sensoriale e corporea di quei manufatti per raggiungere la curiosità di un pubblico quanto più eterogeneo di non addetti ai lavori. Ecco che allora non ci sembrò complicato né fuori luogo immaginarsi di raccontare la sua sapienza costruttiva dietro l’arte di “comporre un bel muro”, presentando l’opera di Daniele Calabi con padiglioni espositivi effimeri, fortemente didattici. Così, fin da subito ci siamo prefigurati una serie di “dispositivi” che valorizzassero il suo prediletto materiale da costruzione, quel mattone dalle dimensioni precise: 6x12,5x26 centimetri, contraddistinto dalle altrettanto ben definite tonalità, vibranti tra il color rosa e l’ocra. Lo incontriamo in tutte le diverse opere padovane, protagonista in quegli stessi impalcati costruttivi, in grado di impostare un confronto puntuale e preciso con le varie preesistenze storiche contigue.

6x12,5x26: la dimensione umana della costruzione

edoardo narne
2024

Abstract

Come accostare e presentare oggi il lavoro di un architetto del passato recente e le sue architetture? Questa è stata la domanda a cui sentivamo di dover corrispondere quando abbiamo iniziato a riflettere sul carattere e le specificità delle manifestazioni dedicate a Daniele Calabi a latere della mostra principale. Abbiamo avvertito la necessità di esporsi con una proposta progettuale precisa, fresca ed efficace da portare avanti, con il coinvolgimento dei nostri studenti del Corso di Ingegneria Edile Architettura e il supporto della Fondazione Cappochin. Siamo partiti ragionando su come mettere in risalto e a registro le molte realizzazioni presenti nel nostro spazio urbano. Fortunatamente sono ancora parecchie e in molti casi ben conservate dai loro sensibili e rispettosi proprietari. Architetture che hanno saputo passare il vaglio selettivo della storia e che oggi vengono studiate da ricercatori internazionali e professionisti colti, ma che purtroppo soffrono della poca considerazione di gran parte della cittadinanza locale. Abbiamo intuito che fosse opportuno partire dalla stessa dimensione fisica e concreta, da una percezione sensoriale e corporea di quei manufatti per raggiungere la curiosità di un pubblico quanto più eterogeneo di non addetti ai lavori. Ecco che allora non ci sembrò complicato né fuori luogo immaginarsi di raccontare la sua sapienza costruttiva dietro l’arte di “comporre un bel muro”, presentando l’opera di Daniele Calabi con padiglioni espositivi effimeri, fortemente didattici. Così, fin da subito ci siamo prefigurati una serie di “dispositivi” che valorizzassero il suo prediletto materiale da costruzione, quel mattone dalle dimensioni precise: 6x12,5x26 centimetri, contraddistinto dalle altrettanto ben definite tonalità, vibranti tra il color rosa e l’ocra. Lo incontriamo in tutte le diverse opere padovane, protagonista in quegli stessi impalcati costruttivi, in grado di impostare un confronto puntuale e preciso con le varie preesistenze storiche contigue.
2024
Daniele Calabi. L'architetto e la città di Padova nel secondo dopoguerra
9788862429436
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3516634
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