Gli studi politologici sul governo locale hanno acquisito nel nostro paese una maggiore rilevanza solo a partire dagli anni Novanta del Novecento . Essi vanno distinti dagli studi sul potere locale (Dahl 1967) che li hanno preceduti, poiché guardano non tanto alla struttura del potere locale (oligarchia/poliarchia), quanto piuttosto alle dimensioni istituzionale e territoriale. In Italia, gli anni Novanta inaugurano una stagione di riforme istituzionali che, seppure in modo discontinuo e incrementale, hanno completamente ridisegnato le relazioni centro/periferia del nostro Paese, potenziando in modo significativo le competenze dei governi locali, comunale e provinciale, oltre che regionale, rafforzando il processo di decentramento e di regionalizzazione, anche attraverso l’elezione diretta del sindaco e del presidente di Provincia (Legge25 marzo 1993, n.81) e del Presidente di Regione (Legge 23 febbraio 1995, n.43). In concomitanza con la crisi della Prima Repubblica e l’affermarsi della Lega Nord (poi Lega) come partito di governo, questa trasformazione istituzionale acquista inoltre una particolare valenza simbolica ed è legata alla necessità di riformare la politica a partire da un riassetto della relazione centro/periferia, riformando la politica a partire “dal basso”, dalla dimensione locale, ribaltando così completamente l’architettura costituzionale “dall’alto verso il basso” che aveva caratterizzato la struttura dello Stato fin dal suo sorgere come stato unitario. Secondo il principio di sussidiarietà, riaffermato anche dal Trattato di Maastricht del 1992 dell’Unione europea e fatto proprio dalla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, il livello di governo locale, essendo quello più vicino al cittadino, viene considerato ora anche quello più adatto ad affrontare e governare i principali problemi sociali. In questa prospettiva, i livelli superiori di governo sono chiamati a intervenire solo se il livello locale non è in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini, garantendo i principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione (Costituzione, art. 118). Nella prospettiva della governance multilivello, parlare di governo locale significa quindi, in primo luogo, porre l’attenzione sulla dimensione territoriale delle istituzioni politiche, che costituisce di per sé un elemento fondante la comunità politica (polity), a partire dal rapporto centro/periferia e dal modo in cui questa relazione è stata istituzionalizzata e si è evoluta nel tempo, in relazione ai diversi percorsi di formazione storica dello stato moderno in Europa. Un secondo aspetto che caratterizza i governi locali nei contesti democratici, riguarda la loro capacità di generare cultura civica attraverso la partecipazione alla vita pubblica e alle scelte collettive, dal momento che sono il livello di governo più vicino al cittadino. Occuparsi di governo locale oggi significa, infine, affrontare anche il tema dell’adeguatezza e capacità istituzionale, alla luce delle sfide che i processi di globalizzazione e di governo dei flussi stanno sferrando ai governi locali nei Paesi occidentali, sfide che richiedono istituzioni politiche e di governo di sistemi complessi molto diverse da quelle che abbiamo ereditato. Il tema delle riforme di riordino territoriale costituisce quindi una delle questioni aperte più critiche a cui è dedicata l’ultima parte di questo contributo.
I luoghi della democrazia: le tradizioni di governo locale
MESSINA P.
2024
Abstract
Gli studi politologici sul governo locale hanno acquisito nel nostro paese una maggiore rilevanza solo a partire dagli anni Novanta del Novecento . Essi vanno distinti dagli studi sul potere locale (Dahl 1967) che li hanno preceduti, poiché guardano non tanto alla struttura del potere locale (oligarchia/poliarchia), quanto piuttosto alle dimensioni istituzionale e territoriale. In Italia, gli anni Novanta inaugurano una stagione di riforme istituzionali che, seppure in modo discontinuo e incrementale, hanno completamente ridisegnato le relazioni centro/periferia del nostro Paese, potenziando in modo significativo le competenze dei governi locali, comunale e provinciale, oltre che regionale, rafforzando il processo di decentramento e di regionalizzazione, anche attraverso l’elezione diretta del sindaco e del presidente di Provincia (Legge25 marzo 1993, n.81) e del Presidente di Regione (Legge 23 febbraio 1995, n.43). In concomitanza con la crisi della Prima Repubblica e l’affermarsi della Lega Nord (poi Lega) come partito di governo, questa trasformazione istituzionale acquista inoltre una particolare valenza simbolica ed è legata alla necessità di riformare la politica a partire da un riassetto della relazione centro/periferia, riformando la politica a partire “dal basso”, dalla dimensione locale, ribaltando così completamente l’architettura costituzionale “dall’alto verso il basso” che aveva caratterizzato la struttura dello Stato fin dal suo sorgere come stato unitario. Secondo il principio di sussidiarietà, riaffermato anche dal Trattato di Maastricht del 1992 dell’Unione europea e fatto proprio dalla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, il livello di governo locale, essendo quello più vicino al cittadino, viene considerato ora anche quello più adatto ad affrontare e governare i principali problemi sociali. In questa prospettiva, i livelli superiori di governo sono chiamati a intervenire solo se il livello locale non è in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini, garantendo i principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione (Costituzione, art. 118). Nella prospettiva della governance multilivello, parlare di governo locale significa quindi, in primo luogo, porre l’attenzione sulla dimensione territoriale delle istituzioni politiche, che costituisce di per sé un elemento fondante la comunità politica (polity), a partire dal rapporto centro/periferia e dal modo in cui questa relazione è stata istituzionalizzata e si è evoluta nel tempo, in relazione ai diversi percorsi di formazione storica dello stato moderno in Europa. Un secondo aspetto che caratterizza i governi locali nei contesti democratici, riguarda la loro capacità di generare cultura civica attraverso la partecipazione alla vita pubblica e alle scelte collettive, dal momento che sono il livello di governo più vicino al cittadino. Occuparsi di governo locale oggi significa, infine, affrontare anche il tema dell’adeguatezza e capacità istituzionale, alla luce delle sfide che i processi di globalizzazione e di governo dei flussi stanno sferrando ai governi locali nei Paesi occidentali, sfide che richiedono istituzioni politiche e di governo di sistemi complessi molto diverse da quelle che abbiamo ereditato. Il tema delle riforme di riordino territoriale costituisce quindi una delle questioni aperte più critiche a cui è dedicata l’ultima parte di questo contributo.Pubblicazioni consigliate
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