Il radiodramma, o teatro radiofonico, è un fenomeno letterario poco studiato, ne è dimostrazione una scarna bibliografia e la quasi totale assenza nei corsi di Scienze della Comunicazione o Media Studies; questa assenza, infatti, non è limitata allo scenario italiano, si riflette anche sulla quasi totalità degli altri paesi. Nella carta stampata i riferimenti al genere o al fenomeno in sé sono praticamente assenti: a volte succede di leggere articoli esaltanti a riguardo di rappresentazioni teatrali che hanno avuto qualche centinaio di spettatori e non si spendono poche righe per parlare di radiodrammi che quotidianamente intrattengono centinaia di migliaia di ascoltatori. Questo senza scendere nel merito della qualità della rappresentazione offerta, bensì riflettendo sul numero delle persone coinvolte e della risposta mediatica che ne consegue. Il radiodramma, invece, si deve inserire a pieno titolo nei corsi di Comunicazione Mediatica, che al momento sembrano essere focalizzati soprattutto su cinema e televisione, anche grazie alla tradizione di autori che nel secolo scorso hanno prestato la loro penna al teatro radiofonico. Dal punto di vista della fruizione da parte degli studenti, è inutile negare che il primato delle immagini e del coinvolgimento visivo spetta a televisione e videogiochi, sarebbe anacronistico affermare il primato di altri mezzi. Nondimeno va considerata l’opportunità di far scoprire quanto le immagini create dalla fantasia possano superare di gran lunga qualunque produzione milionaria hollywoodiana. Le applicazioni glottodidattiche del radiodramma sono molteplici e coinvolgono tutte le abilità linguistiche e paralinguistiche dell’apprendente: sarà l’insegnante nella sua veste di regista a dirigere attività e produzioni

Active teaching and active learning: il radiodramma nella didattica dell'inglese

Pavan E
2012

Abstract

Il radiodramma, o teatro radiofonico, è un fenomeno letterario poco studiato, ne è dimostrazione una scarna bibliografia e la quasi totale assenza nei corsi di Scienze della Comunicazione o Media Studies; questa assenza, infatti, non è limitata allo scenario italiano, si riflette anche sulla quasi totalità degli altri paesi. Nella carta stampata i riferimenti al genere o al fenomeno in sé sono praticamente assenti: a volte succede di leggere articoli esaltanti a riguardo di rappresentazioni teatrali che hanno avuto qualche centinaio di spettatori e non si spendono poche righe per parlare di radiodrammi che quotidianamente intrattengono centinaia di migliaia di ascoltatori. Questo senza scendere nel merito della qualità della rappresentazione offerta, bensì riflettendo sul numero delle persone coinvolte e della risposta mediatica che ne consegue. Il radiodramma, invece, si deve inserire a pieno titolo nei corsi di Comunicazione Mediatica, che al momento sembrano essere focalizzati soprattutto su cinema e televisione, anche grazie alla tradizione di autori che nel secolo scorso hanno prestato la loro penna al teatro radiofonico. Dal punto di vista della fruizione da parte degli studenti, è inutile negare che il primato delle immagini e del coinvolgimento visivo spetta a televisione e videogiochi, sarebbe anacronistico affermare il primato di altri mezzi. Nondimeno va considerata l’opportunità di far scoprire quanto le immagini create dalla fantasia possano superare di gran lunga qualunque produzione milionaria hollywoodiana. Le applicazioni glottodidattiche del radiodramma sono molteplici e coinvolgono tutte le abilità linguistiche e paralinguistiche dell’apprendente: sarà l’insegnante nella sua veste di regista a dirigere attività e produzioni
2012
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