La posizione geografica dell’Italia favorisce scambi con le regioni limitrofe che vanno dal nord Africa al centro Europa e con questi il fiorire di attività antropiche che hanno riplasmato parte dei paesaggi e degli habitat naturali presenti. Tale azione capillare di adattamento al territorio protratta per millenni ha creato habitat e paesaggi seminaturali che sono andati a sommarsi o a rimpiazzare quelli naturali già presenti, incrementando in maniera diretta e indiretta la biodiversità sotto tutti i suoi aspetti. Questa varietà e complessità oggi è ancora ben espressa soprattutto a livello forestale, dove sono registrati i più alti livelli di diversità strutturale, biologica e paesaggistica dell’intero continente Europeo. Negi ultimi anni, il ripristino o la semplice attuazione delle attività di gestione tradizionale possono essere interpretati come dannosi per l’ambiente (es. caso Marganai) o per il paesaggio (es. castagneti dell’Amiata). Anche le conseguenze di eventi estremi derivanti dal cambiamento climatico vengono almeno in parte imputati alla gestione tradizionale e alle attività gestionali emergenziali post evento (es. Vaia). Al fine di stimare i possibili effetti sul suolo dei processi di rimboschimento o di riforestazione, abbiamo indagato la distribuzione e la complessità dei sistemi di humus terrestri di diverse formazioni forestali italiane. L’analisi di rilievi effettuati dagli autori e di dati reperibili in bibliografia relativi alle varie formazioni presenti sul territorio nazionale ed Europeo, evidenzia come a livello di forme di humus forestali non sia così facile giudicare il valore di una gestione a scapito di un’altra. La complessità e la biodiversità degli humipedons sono tanto più alte quanto più è radicata la forma di gestione che ha subito modifiche. Le attività gestionali volte alla rinaturalizzazione, se contestualizzate a scala Europea, possono innescare una omogeneizzazione ambientale con effetti negativi in termini di diversità strutturale, ecologica e biologica. Lo studio evidenzia come l’effetto delle attività di riassetto forestale sia positivo solo quando queste affianchino le attività gestionali tradizionali e non tendano sistematicamente a sostituirle. Nell’Antropocene, preservare la biodiversità di tipologie forestali semi-naturali non è forse una scelta, ma una necessità.
Oral presentation: Forest humus forms as proxy for understanding complexity and functionality of forest ecosystems in Italy, between innovation and tradition
Zanella Augusto
2022
Abstract
La posizione geografica dell’Italia favorisce scambi con le regioni limitrofe che vanno dal nord Africa al centro Europa e con questi il fiorire di attività antropiche che hanno riplasmato parte dei paesaggi e degli habitat naturali presenti. Tale azione capillare di adattamento al territorio protratta per millenni ha creato habitat e paesaggi seminaturali che sono andati a sommarsi o a rimpiazzare quelli naturali già presenti, incrementando in maniera diretta e indiretta la biodiversità sotto tutti i suoi aspetti. Questa varietà e complessità oggi è ancora ben espressa soprattutto a livello forestale, dove sono registrati i più alti livelli di diversità strutturale, biologica e paesaggistica dell’intero continente Europeo. Negi ultimi anni, il ripristino o la semplice attuazione delle attività di gestione tradizionale possono essere interpretati come dannosi per l’ambiente (es. caso Marganai) o per il paesaggio (es. castagneti dell’Amiata). Anche le conseguenze di eventi estremi derivanti dal cambiamento climatico vengono almeno in parte imputati alla gestione tradizionale e alle attività gestionali emergenziali post evento (es. Vaia). Al fine di stimare i possibili effetti sul suolo dei processi di rimboschimento o di riforestazione, abbiamo indagato la distribuzione e la complessità dei sistemi di humus terrestri di diverse formazioni forestali italiane. L’analisi di rilievi effettuati dagli autori e di dati reperibili in bibliografia relativi alle varie formazioni presenti sul territorio nazionale ed Europeo, evidenzia come a livello di forme di humus forestali non sia così facile giudicare il valore di una gestione a scapito di un’altra. La complessità e la biodiversità degli humipedons sono tanto più alte quanto più è radicata la forma di gestione che ha subito modifiche. Le attività gestionali volte alla rinaturalizzazione, se contestualizzate a scala Europea, possono innescare una omogeneizzazione ambientale con effetti negativi in termini di diversità strutturale, ecologica e biologica. Lo studio evidenzia come l’effetto delle attività di riassetto forestale sia positivo solo quando queste affianchino le attività gestionali tradizionali e non tendano sistematicamente a sostituirle. Nell’Antropocene, preservare la biodiversità di tipologie forestali semi-naturali non è forse una scelta, ma una necessità.File | Dimensione | Formato | |
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