Alle Pantomimes lumineuses di Charles-Émile Reynaud (1844-1918) si attribuisce convenzionalmente un ruolo profetico: avrebbero prefigurato il disegno animato cinematografico e, dal punto di vista tecnologico e performativo, lo stesso cinema. Tuttavia, conviene seguire Giannalberto Bendazzi nel ritenere le Pantomimes «un’isola fuori dal tempo», e non un autentico preludio. L’apparecchiatura del Théâtre Optique, che sviluppava l’invenzione di Reynaud detta prassinoscopio, al contrario del cinématographe era complessa, fragile e non trasportabile: ne facevano parte un sistema di specchi, due lanterne magiche, uno schermo, un operatore incaricato di srotolare e avvolgere il nastro recante le pose dei personaggi e un grande tamburo rotante al cui centro stava un ampio prisma riflettente, fittamente sfaccettato. Come ha scritto Donald Crafton, il contributo di Reynaud alla storia del film animato «is more romantic than real. Conceptually his programs were not far removed from nineteenth-century lantern shows, and there is no sign that his charming Pierrot plays influenced any of the early animators». Anche la presenza di un pianista accanto allo schermo delle Pantomimes è un particolare che solo apparentemente precorre le future pratiche sonore per il cinema muto. Se ricondotte al solco del teatro di pantomima, le musiche per pianoforte scritte e interpretate da Gaston Paulin per le Pantomimes lumineuses appaiono molto meno eccezionali. Era infatti consueto trovare partiture originali in tale ambito e specialmente a fine secolo, nel contesto di rinnovamento promosso dal cenacolo noto come Cercle Funambulesque. Al di là della necessità di correggere l’ottica storica con cui osservare le musiche di Paulin per Reynaud, rimane il fatto che questo piccolo corpus pianistico costituì il primo esempio di repertorio musicale fatto per il disegno animato, prima che detta forma espressiva si contaminasse con il linguaggio e la tecnologia del cinema. Inoltre, in tali musiche sopravvive oggi qualcosa delle Pantomimes andate distrutte da Reynaud stesso in un impeto di frustrazione: sono infatti ancora disponibili gli spartiti relativi agli spettacoli perduti, completi di didascalie riferite a quanto veniva mostrato sullo schermo. Nel saggio, si intende dunque fornire un quadro storico sulla musica delle Pantomimes lumineuses, completato da cenni di commento stilistico e analisi audiovisiva, alla luce di una ricerca compiuta su materiali a stampa e manoscritti conservati presso la Bibliothèque Nationale de France, nonché provenienti dall’archivio privato di Sylvie Saerens, bisnipote di Reynaud.

Gaston Paulin e le Pantomimes lumineuses di Charles-Émile Reynaud

Marco Bellano
2020

Abstract

Alle Pantomimes lumineuses di Charles-Émile Reynaud (1844-1918) si attribuisce convenzionalmente un ruolo profetico: avrebbero prefigurato il disegno animato cinematografico e, dal punto di vista tecnologico e performativo, lo stesso cinema. Tuttavia, conviene seguire Giannalberto Bendazzi nel ritenere le Pantomimes «un’isola fuori dal tempo», e non un autentico preludio. L’apparecchiatura del Théâtre Optique, che sviluppava l’invenzione di Reynaud detta prassinoscopio, al contrario del cinématographe era complessa, fragile e non trasportabile: ne facevano parte un sistema di specchi, due lanterne magiche, uno schermo, un operatore incaricato di srotolare e avvolgere il nastro recante le pose dei personaggi e un grande tamburo rotante al cui centro stava un ampio prisma riflettente, fittamente sfaccettato. Come ha scritto Donald Crafton, il contributo di Reynaud alla storia del film animato «is more romantic than real. Conceptually his programs were not far removed from nineteenth-century lantern shows, and there is no sign that his charming Pierrot plays influenced any of the early animators». Anche la presenza di un pianista accanto allo schermo delle Pantomimes è un particolare che solo apparentemente precorre le future pratiche sonore per il cinema muto. Se ricondotte al solco del teatro di pantomima, le musiche per pianoforte scritte e interpretate da Gaston Paulin per le Pantomimes lumineuses appaiono molto meno eccezionali. Era infatti consueto trovare partiture originali in tale ambito e specialmente a fine secolo, nel contesto di rinnovamento promosso dal cenacolo noto come Cercle Funambulesque. Al di là della necessità di correggere l’ottica storica con cui osservare le musiche di Paulin per Reynaud, rimane il fatto che questo piccolo corpus pianistico costituì il primo esempio di repertorio musicale fatto per il disegno animato, prima che detta forma espressiva si contaminasse con il linguaggio e la tecnologia del cinema. Inoltre, in tali musiche sopravvive oggi qualcosa delle Pantomimes andate distrutte da Reynaud stesso in un impeto di frustrazione: sono infatti ancora disponibili gli spartiti relativi agli spettacoli perduti, completi di didascalie riferite a quanto veniva mostrato sullo schermo. Nel saggio, si intende dunque fornire un quadro storico sulla musica delle Pantomimes lumineuses, completato da cenni di commento stilistico e analisi audiovisiva, alla luce di una ricerca compiuta su materiali a stampa e manoscritti conservati presso la Bibliothèque Nationale de France, nonché provenienti dall’archivio privato di Sylvie Saerens, bisnipote di Reynaud.
2020
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