Gli ecosistemi forestali giocano un ruolo fondamentale nella produzione di servizi ecosistemici. Tra i principali motori di tali ecosistemi, vi sono i disturbi naturali, come ad esempio incendi, pullulazioni di insetti o schianti da vento. Con i cambiamenti climatici in atto, gli eventi estremi sono sempre più frequenti e, di conseguenza, anche le foreste sono colpite da disturbi con severità sempre più elevata. Le foreste alpine sono influenzate pesantemente da tali disturbi, in particolare dagli schianti da vento. In questo scenario risulta quindi molto importante capire quali modifiche tali eventi causano alle foreste alpine, in modo da attuare le strategie di gestione più appropriate per mantenere o ripristinare i servizi ecosistemici forniti dai boschi danneggiati. In seguito a schianti da vento molto estesi, è necessario gestire due problematiche diverse: la gran quantità di necromassa al suolo e la necessità di rinnovazione per ripristinare la copertura forestale. Per la gestione del legname a terra è possibile adottare differenti strategie: la rimozione totale o parziale della necromassa (salvage logging), la manipolazione totale o parziale della necromassa, oppure lasciare le aree a libera evoluzione. A complemento di tali interventi, per ripristinare la copertura forestale, si può ricorre ad un rimboschimento artificiale, piuttosto che affidarsi alla rinnovazione naturale. In questo lavoro ci siamo focalizzati sullo studio delle dinamiche di rinnovazione in aree impervie e non esboscate. In tali aree l’insediamento della rinnovazione avviene in presenza di gran quantità di legname schiantato presente al suolo, ed è quindi molto importante comprendere quali interazioni possono svilupparsi tra la necromassa e la rinnovazione. In particolare abbiamo analizzato come la necromassa sia in grado di creare micrositi favorevoli per la rinnovazione, aumentandone le probabilità di sopravvivenza. Per questo studio è stata scelta un’area gravemente danneggiata dalla tempesta Vaia: la foresta regionale di Malgonera situata nel comune di Taibon Agordino (BL). I meccanismi di facilitazione che abbiamo analizzato sono: la mitigazione delle condizioni ambientali nei pressi della necromassa e la protezione dal brucamento. Abbiamo dunque messo a dimora due gruppi di semenzali ai lati opposti di tronchi atterrati ed un terzo gruppo come controllo in campo aperto. Per quanto riguarda la mitigazione delle condizioni ambientali sono state analizzate le variazioni di temperatura superficiale del suolo (T) e di contenuto idrico del suolo (SWC). La protezione da brucamento invece, è stata analizzata rilevando danni da brucamento alla fine della stagione vegetativa. I risultati mostrano che, in un pendio esposto a sud, i micrositi ombreggiati dalla necromassa registrano T significativamente inferiore, mitigando così lo stress idrico sui semenzali. Tale mitigazione è in generale evidente per tutti i micrositi vicini alla necromassa, e contribuisce ad aumentare la probabilità di sopravvivenza della rinnovazione. Inoltre si è osservato come la necromassa contribuisca significativamente a proteggere i semenzali dai danni da brucamento, tramite l’implementazione di un nuovo indice (kbrow) che considera l’ingombro cumulato del materiale a terra in funzione della distanza da aree di facile accesso per gli ungulati. I risultati del nostro studio sottolineano dunque l’importanza di micrositi favorevoli per la sopravvivenza della rinnovazione creati dalla necromassa, in quanto contribuiscono ad alleviare lo stress da trapianto. L’individuazione di micrositi favorevoli e l’utilizzo della necromassa come elemento facilitatore, andrebbero considerati delle strategie di gestione post disturbo, promuovendo strategie di non intervento o di manipolazione delle necromassa per quanto possibile.
Facilitazione e protezione dal brucamento: il ruolo della necromassa nella rinnovazione di aree schiantate
Davide Marangon
;Emanuele Lingua
2022
Abstract
Gli ecosistemi forestali giocano un ruolo fondamentale nella produzione di servizi ecosistemici. Tra i principali motori di tali ecosistemi, vi sono i disturbi naturali, come ad esempio incendi, pullulazioni di insetti o schianti da vento. Con i cambiamenti climatici in atto, gli eventi estremi sono sempre più frequenti e, di conseguenza, anche le foreste sono colpite da disturbi con severità sempre più elevata. Le foreste alpine sono influenzate pesantemente da tali disturbi, in particolare dagli schianti da vento. In questo scenario risulta quindi molto importante capire quali modifiche tali eventi causano alle foreste alpine, in modo da attuare le strategie di gestione più appropriate per mantenere o ripristinare i servizi ecosistemici forniti dai boschi danneggiati. In seguito a schianti da vento molto estesi, è necessario gestire due problematiche diverse: la gran quantità di necromassa al suolo e la necessità di rinnovazione per ripristinare la copertura forestale. Per la gestione del legname a terra è possibile adottare differenti strategie: la rimozione totale o parziale della necromassa (salvage logging), la manipolazione totale o parziale della necromassa, oppure lasciare le aree a libera evoluzione. A complemento di tali interventi, per ripristinare la copertura forestale, si può ricorre ad un rimboschimento artificiale, piuttosto che affidarsi alla rinnovazione naturale. In questo lavoro ci siamo focalizzati sullo studio delle dinamiche di rinnovazione in aree impervie e non esboscate. In tali aree l’insediamento della rinnovazione avviene in presenza di gran quantità di legname schiantato presente al suolo, ed è quindi molto importante comprendere quali interazioni possono svilupparsi tra la necromassa e la rinnovazione. In particolare abbiamo analizzato come la necromassa sia in grado di creare micrositi favorevoli per la rinnovazione, aumentandone le probabilità di sopravvivenza. Per questo studio è stata scelta un’area gravemente danneggiata dalla tempesta Vaia: la foresta regionale di Malgonera situata nel comune di Taibon Agordino (BL). I meccanismi di facilitazione che abbiamo analizzato sono: la mitigazione delle condizioni ambientali nei pressi della necromassa e la protezione dal brucamento. Abbiamo dunque messo a dimora due gruppi di semenzali ai lati opposti di tronchi atterrati ed un terzo gruppo come controllo in campo aperto. Per quanto riguarda la mitigazione delle condizioni ambientali sono state analizzate le variazioni di temperatura superficiale del suolo (T) e di contenuto idrico del suolo (SWC). La protezione da brucamento invece, è stata analizzata rilevando danni da brucamento alla fine della stagione vegetativa. I risultati mostrano che, in un pendio esposto a sud, i micrositi ombreggiati dalla necromassa registrano T significativamente inferiore, mitigando così lo stress idrico sui semenzali. Tale mitigazione è in generale evidente per tutti i micrositi vicini alla necromassa, e contribuisce ad aumentare la probabilità di sopravvivenza della rinnovazione. Inoltre si è osservato come la necromassa contribuisca significativamente a proteggere i semenzali dai danni da brucamento, tramite l’implementazione di un nuovo indice (kbrow) che considera l’ingombro cumulato del materiale a terra in funzione della distanza da aree di facile accesso per gli ungulati. I risultati del nostro studio sottolineano dunque l’importanza di micrositi favorevoli per la sopravvivenza della rinnovazione creati dalla necromassa, in quanto contribuiscono ad alleviare lo stress da trapianto. L’individuazione di micrositi favorevoli e l’utilizzo della necromassa come elemento facilitatore, andrebbero considerati delle strategie di gestione post disturbo, promuovendo strategie di non intervento o di manipolazione delle necromassa per quanto possibile.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.