Sulla base di fonti documentali e archivistiche finora largamente inesplorate, il presente contributo ricostruisce gli avvicendamenti istituzionali e scientifici occorsi all’Istituto di Psicologia dell’Università di Padova, nel periodo compreso tra il trasferimento di Cesare Musatti a Milano e il riconsolidamento accademico avvenuto per opera di Fabio Metelli nel periodo post-bellico. Dopo l’allontanamento di Musatti – che nel 1928 era succeduto a Vittorio Benussi improvvisamente scomparso in un’epoca, nel contesto italiano, di generale marginalizzazione e «crisi» della disciplina –, nel 1939 l’insegnamento di Psicologia e la direzione del Laboratorio passarono, con l’avvallo della Facoltà di Lettere e Filosofia, alla Facoltà di Medicina. Nel 1942 però i filosofi, facendo leva sulla potenziale separazione insita nella materia tra la componente sperimentale – limitata allora alla mera dimensione applicativa e circoscritta all’ambito psicotecnico – e la dimensione teoretica di loro competenza, rivendicarono per sé l’insegnamento, proponendo di lasciare gli strumenti di laboratorio all’Istituto di Medicina del Lavoro, diretto da Salvatore Maugeri. In seguito a diverse circostanze favorevoli, rientrato a Padova dopo un biennio di servizio prestato presso il ramo psicologico del Consiglio Nazionale delle Ricerche e conseguita la libera docenza nel 1942, nel 1943 Metelli riuscì però ad assumere l’incarico di Psicologia e ottenne, con il sostegno di Maugeri, di preservare l’autonomia della disciplina, evitando la dispersione dei beni dell’Istituto e mantenendone l’unitarietà, così da poter riprenderne nel 1946 la direzione e le attività di ricerca in ambito psicotecnico e percettologico. Nel presente lavoro viene ricostruita questa delicata e articolata fase di transizione, prendendo in esame gli incarichi di insegnamento, la guida del Laboratorio con le relative affiliazioni accademiche e le attività di ricerca ivi condotte, contestualizzando gli eventi locali nel più ampio quadro nazionale. Le traversie dell’istituto patavino a cavallo degli anni Quaranta e Cinquanta documentano il laborioso passaggio della psicologia da un approccio subordinato a esigenze pratiche e contingenti a un orientamento teoretico e generalista, specie nel campo della percezione, tipico della tradizione benussiana, che nel dopoguerra darà frutti riconosciuti a livello internazionale e ne assicurerà l’affermazione sul piano accademico e culturale.
La psicologia a Padova in un’epoca di transizione: da Musatti a Metelli (1939-1954)
Andrea, Bobbio
;Enrico, Giora
2021
Abstract
Sulla base di fonti documentali e archivistiche finora largamente inesplorate, il presente contributo ricostruisce gli avvicendamenti istituzionali e scientifici occorsi all’Istituto di Psicologia dell’Università di Padova, nel periodo compreso tra il trasferimento di Cesare Musatti a Milano e il riconsolidamento accademico avvenuto per opera di Fabio Metelli nel periodo post-bellico. Dopo l’allontanamento di Musatti – che nel 1928 era succeduto a Vittorio Benussi improvvisamente scomparso in un’epoca, nel contesto italiano, di generale marginalizzazione e «crisi» della disciplina –, nel 1939 l’insegnamento di Psicologia e la direzione del Laboratorio passarono, con l’avvallo della Facoltà di Lettere e Filosofia, alla Facoltà di Medicina. Nel 1942 però i filosofi, facendo leva sulla potenziale separazione insita nella materia tra la componente sperimentale – limitata allora alla mera dimensione applicativa e circoscritta all’ambito psicotecnico – e la dimensione teoretica di loro competenza, rivendicarono per sé l’insegnamento, proponendo di lasciare gli strumenti di laboratorio all’Istituto di Medicina del Lavoro, diretto da Salvatore Maugeri. In seguito a diverse circostanze favorevoli, rientrato a Padova dopo un biennio di servizio prestato presso il ramo psicologico del Consiglio Nazionale delle Ricerche e conseguita la libera docenza nel 1942, nel 1943 Metelli riuscì però ad assumere l’incarico di Psicologia e ottenne, con il sostegno di Maugeri, di preservare l’autonomia della disciplina, evitando la dispersione dei beni dell’Istituto e mantenendone l’unitarietà, così da poter riprenderne nel 1946 la direzione e le attività di ricerca in ambito psicotecnico e percettologico. Nel presente lavoro viene ricostruita questa delicata e articolata fase di transizione, prendendo in esame gli incarichi di insegnamento, la guida del Laboratorio con le relative affiliazioni accademiche e le attività di ricerca ivi condotte, contestualizzando gli eventi locali nel più ampio quadro nazionale. Le traversie dell’istituto patavino a cavallo degli anni Quaranta e Cinquanta documentano il laborioso passaggio della psicologia da un approccio subordinato a esigenze pratiche e contingenti a un orientamento teoretico e generalista, specie nel campo della percezione, tipico della tradizione benussiana, che nel dopoguerra darà frutti riconosciuti a livello internazionale e ne assicurerà l’affermazione sul piano accademico e culturale.File | Dimensione | Formato | |
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