Il dibattito sulla violenza di genere concorda nell’affermare come essa sia diffusa in tempi e contesti diversi, in maniera trasversale a gruppi sociali che si differenziano per età, classe, livello sociale, appartenenza culturale ecc. (Toffanin 2012). Di fatto, non pare essere riconducibile a caratteristi¬che individuali di donne e uomini, che pure sono socialmente costruite, ma a meccanismi dell’ordine sociale, ai quadri sociali e culturali che danno senso all’ordine sociale e che sono riconosciuti come giusti, normali, ine¬vitabili (Bartholini 2013; Bimbi 2014). Molti studi (Koss et al. 2003; Russo e Pirlott 2006), rilevano come la violenza di genere sembri essere avvallata, sia implicitamente che esplicitamente, da un insieme di valori culturali re¬lativi al genere, di credenze, di norme, di istituzioni sociali. Bourdieu ha utilizzato il costrutto di violenza sim¬bolica per spiegare come avvenga la naturalizzazione dell’«ordine stabilito, con i suoi rap¬porti di dominio, i suoi diritti e i suoi abusi, i suoi privilegi e le sue ingiu¬stizie» (1998, 7) permettendo a fenomenologie violente caratterizzate come violenza «fisica», «sessuale», «psicologica», «economica», di emergere concretamente e al dominio maschile di ri¬prodursi. L’analisi condotta si basa sulle costruzioni discorsive di 36 donne provenienti da paesi del Centro e Sudamerica e che vivono in Veneto, e sulle note del diario etnografico raccolto nel corso dell’osserva¬zione partecipante realizzata durante momenti di quotidianità familiare e feste, in cinque famiglie.
Violenza simbolica e rappresentazioni di femminilità e maschilità tra riconoscimento e misconoscimento
Angela Maria Toffanin
2015
Abstract
Il dibattito sulla violenza di genere concorda nell’affermare come essa sia diffusa in tempi e contesti diversi, in maniera trasversale a gruppi sociali che si differenziano per età, classe, livello sociale, appartenenza culturale ecc. (Toffanin 2012). Di fatto, non pare essere riconducibile a caratteristi¬che individuali di donne e uomini, che pure sono socialmente costruite, ma a meccanismi dell’ordine sociale, ai quadri sociali e culturali che danno senso all’ordine sociale e che sono riconosciuti come giusti, normali, ine¬vitabili (Bartholini 2013; Bimbi 2014). Molti studi (Koss et al. 2003; Russo e Pirlott 2006), rilevano come la violenza di genere sembri essere avvallata, sia implicitamente che esplicitamente, da un insieme di valori culturali re¬lativi al genere, di credenze, di norme, di istituzioni sociali. Bourdieu ha utilizzato il costrutto di violenza sim¬bolica per spiegare come avvenga la naturalizzazione dell’«ordine stabilito, con i suoi rap¬porti di dominio, i suoi diritti e i suoi abusi, i suoi privilegi e le sue ingiu¬stizie» (1998, 7) permettendo a fenomenologie violente caratterizzate come violenza «fisica», «sessuale», «psicologica», «economica», di emergere concretamente e al dominio maschile di ri¬prodursi. L’analisi condotta si basa sulle costruzioni discorsive di 36 donne provenienti da paesi del Centro e Sudamerica e che vivono in Veneto, e sulle note del diario etnografico raccolto nel corso dell’osserva¬zione partecipante realizzata durante momenti di quotidianità familiare e feste, in cinque famiglie.Pubblicazioni consigliate
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