The genus Saccharomyces includes microorganisms important for many technological applications, particularly in the industry of fermented foods. In the enological field, yeast strains currently used in wine fermentations (belonging to Saccharomyces sensu stricto group) were selected from natural spontaneous fermentations and are specifically adapted to the winery’s environment. Some of their essential properties that are at the basis of strain selection are the capability of these yeasts to transform carbohydrates into alcohol by fermentation, with high transformation efficiency and remarkable tolerance to high alcohol levels. Yeasts belonging to the S. sensu stricto group are also adapted to grow in grape musts with high sugar content, low pH, limited nitrogen, lipids and vitamins concentrations and presence of added sulphites. During the selection programs of wine yeasts, the first stages of the experimental work regard the collection of several hundred isolates that are screened with the aim to find those that possess important enological properties. In most of the cases, this equivalent to establish that these strains belong to the Saccharomyces sensu stricto complex. For that reason, the availability of a molecular test that could rapidly, ditely and easily identifies these enological yeast would be extremely useful. In the first part of this work the analysis of yeast ITS region on rDNA was proposed as screening method. Using a tailor-made profile database, more then 350 natural isolates collected from marks of Prosecco and Moscato grape were subjected to molecular identification. As the protocol needs several time consuming experimental steps (amplification and digestion) a new method was proposed. For this purpose an original pair of primers, designed within the variable D1/D2 region of the 26S subunit of ribosomal yeast RNA, was constructed. These generate an amplification fragment specific for the Saccharomyces sensu stricto species, while no signal was obtained from Saccharomyces sensu lato strains or from another 18 selected species commonly found in enological environments. A second pair of primers was also constructed, within the 18S rRNA gene, composed of perfectly conserved sequences common for all 42 yeast species examined, which generate a common band for all strains. This was used as a positive experimental control in multiplex PCR analysis. The new method, and also ITS analysis, allow a “genotypic characterization” of enological strains that is required to start a “technological characterization” for the definition of the enological traits. The innovative DNA-microarray technology that has become a standard tool for the analysis of genome-wide expression profiles, can be used to investigate, from a molecular point of view, the differences in the expression of technological and quality characters of enological yeast in laboratory and also winery conditions. For this purpose in the second part of the work, using microarray technology, an investigation of yeast metabolic shifts at transcriptional level in both laboratory and industrial conditions was faced up. Two commercial yeast strains widely used in wineries, Lallemand 71B and Lallemand EC1118, have been compared during fermentation of both 1 l and 100 l natural white must. These strains have different behaviours and attitudes: 71B is known to be a strong producer of fermentative aromas, EC1118 is an efficient fermenter, quite neutral from an aromatic point of view. Comparing the two strains, the metabolic pathway of sulphured amino acids production displayed an higher expression level in 71B, together with the sulphite efflux responsible gene SSU1. Moreover, genes involved in the production of fermentative aromas, such as esters and higher alcohols, showed a slightly higher expression in 71B: all these evidences have been confirmed by Real-time PCR, another high throughput tool for expression analysis. The up-regulated genes during the scale-up experiment, on the other hand, seem to be linked to anaerobiosis stress response, probably due to small differences in fermentation conditions which have been sensed by yeast. As final remark, this study tries to give a contribution for understanding the genetic basis of the differences that are found in fermentation performances of wine yeasts in winery conditions. Furthermore it may help in assessing the eproducibility of yeast behaviours during alcoholic fermentation, when a laboratory scale is used.

Il genere Saccharomyces include microrganismi importanti per molti processi tecnologici, in particolare nell’industria alimentare e delle fermentazioni. In campo enologico, i ceppi di lievito generalmente utilizzati per la fermentazione del vino (appartenenti al gruppo dei Saccharomyces sensu stricto) sono stati selezionati nel tempo a partire da fermentazioni spontanee e sono ceppi specificamente adattati alle condizioni di cantina. Alcune caratteristiche essenziali, che sono alla base dei criteri per la loro stessa selezione, sono la capacità di trasformare efficientemente i carboidrati in alcol attraverso la fermentazione ed una notevole resistenza all’etanolo. I lieviti appartenenti al gruppo dei S. sensu stricto sono in grado di crescere in mosto d’uva, dove il livello di zuccheri è molto alto, il pH basso, azoto, lipidi e vitamine sono presenti in scarse quantità e spesso vengono aggiunti solfiti prima sella fermentazione. Nei programmi che prevedono la selezione di lieviti da utilizzare in ambiente enologico, nelle prime fasi sperimentali, vengono raccolti centinaia di isolati naturali che sono poi sottoposti a caratterizzazione con lo scopo di evidenziare quelli che posseggono importati caratteristiche tecnologiche. Nella maggior parte dei casi, ciò significa selezionare solo ceppi appartenenti alla categoria tassonomica Saccharomyces sensu stricto. Per questo motivo è estremamente utile disporre di un test genetico che permetta di distinguere rapidamente e in modo inequivocabile lieviti di potenziale interesse tecnologico. Nella prima parte di questo lavoro è stata verificata la possibilità di utilizzare l’analisi della regione ITS, contenuta nel DNA ribosomale, come metodo per determinare l’identità di isolati naturali. Dopo aver costruito un raccolta dei profili elettroforetici dei principali lieviti enologici, sono stati sottoposti ad identificazione, mediante confronto, 350 isolati naturali provenienti da vinacce di Moscato e Prosecco destinate alla produzione della Grappa. Questo metodo, ampiamente utilizzato in letteratura, richiede l’impiego di tempo per l’esecuzione che male si adatta alle già citate esigenze di un programma di selezione. Per questo motivo è stata proposta una nuova metodica la cui messa a punto ha previsto la produzione di una coppia di primers per amplificazione PCR, disegnata all’interno della regione variabile D1/D2 della subunità 26S dell’RNA ribosomiale del lievito, con la quale si ottiene un frammento di DNA specifico per le sette specie appartenenti al gruppo Saccharomyces sensu stricto, mentre non si osserva nessuna amplificazione nei ceppi Saccharomyces sensu lato né in altre 18 specie tra le più diffuse in ambiente enologico, saggiate come controlli. E’ stata inoltre disegnata una seconda coppia di primers, nella regione di DNA codificante l’rRNA 18S, composta di sequenze perfettamente conservate nelle 42 specie di lieviti enologici esaminate: questa coppia genera un amplificato di circa 900 pb comune per tutti i ceppi ed è stata usata come controllo positivo di reazione per la messa a punto di un protocollo di multiplex PCR. Il nuovo metodo proposto, insieme all’analisi ITS, permette di ottenere una “caratterizzazione su basi genetiche” dei ceppi enologici che sicuramente è richiesta per affrontare, in una fase successive, la “caratterizzazione tecnologica” che ha lo scopo di valutare le proprietà enologiche possedute dai singoli ceppi. La tecnologia DNA-microarray che è ormai diventata uno strumento di riferimento per una analisi simultanea dell’intera espressione genica di un individuo, può essere utilizzata per valutare le differenze presenti tra ceppi enologici nell’espressione di caratteri tecnologici e di qualità. Per questo scopo, la seconda parte del lavoro sperimentale, ha riguardato l’investigazione, proprio mediante la tecnologia DNA-microarray, dei cambiamenti a livello trascrizionale che si verificano in due ceppi commerciali di lievito durante la vinificazione condotta in condizioni di laboratorio e su scala pilota in cantina. Sono stati scelti due lieviti comunemente utilizzati in enologia (71B e EC1118, Lallemand), analizzati e confrontati durante fermentazioni in volumi di 1 litro e 100 litri utilizzando mosto naturale bianco. Questi ceppi hanno attitudini e caratteristiche enologiche differenti: 71B è noto per essere un forte produttore di aromi fermentativi mentre EC1118 è dotato di notevole vigore fermentativo ma è più neutro dal punto di vista aromatico. Dal confronto dei due ceppi è emersa una sostanziale differenza nella regolazione della via metabolica di produzione degli aminoacidi solforati (maggiormente attiva nel ceppo 71B), come anche del gene responsabile per l’efflusso dei solfiti (SSU1). Inoltre è stato osservato che i geni coinvolti nella produzione di aromi secondari (esteri ed alcoli superiori) mostrano una sensibile differenza di espressione, seppur meno marcata che nei casi precedenti. Tutti i risultati ottenuti sono stati confermati tramite analisi in Real-time PCR, tecnica molecolari di ultima generazione ampiamente utilizzata per lo studio dell’espressione genica. Confrontando i due volumi impiegati per le vinificazione, i geni sovra-espressi sono risultati essere legati alla risposta allo stress, in particolare alle differenti condizioni di anaerobiosi che si sono verificate a causa delle dimensioni diverse delle masse da vinificare. Questa situazione ha prodotto minime difformità nelle condizioni di fermentazione che sono state percepite dal lievito. I risultati ottenuti permettono di affermare che questo lavoro ha contribuito ad aumentare la comprensione delle basi genetiche che determinano le differenti caratteristiche di fermentazione associate ai lieviti enologici e a definire il livello di riproducibilità delle loro performance in condizioni di laboratorio e di cantina.

Molecular Approaches for the Individuation and Characterization of Technological and Quality Traits in Microorganisms of enological interest / Nardi, Tiziana. - (2007 Jan 02).

Molecular Approaches for the Individuation and Characterization of Technological and Quality Traits in Microorganisms of enological interest

Nardi, Tiziana
2007

Abstract

Il genere Saccharomyces include microrganismi importanti per molti processi tecnologici, in particolare nell’industria alimentare e delle fermentazioni. In campo enologico, i ceppi di lievito generalmente utilizzati per la fermentazione del vino (appartenenti al gruppo dei Saccharomyces sensu stricto) sono stati selezionati nel tempo a partire da fermentazioni spontanee e sono ceppi specificamente adattati alle condizioni di cantina. Alcune caratteristiche essenziali, che sono alla base dei criteri per la loro stessa selezione, sono la capacità di trasformare efficientemente i carboidrati in alcol attraverso la fermentazione ed una notevole resistenza all’etanolo. I lieviti appartenenti al gruppo dei S. sensu stricto sono in grado di crescere in mosto d’uva, dove il livello di zuccheri è molto alto, il pH basso, azoto, lipidi e vitamine sono presenti in scarse quantità e spesso vengono aggiunti solfiti prima sella fermentazione. Nei programmi che prevedono la selezione di lieviti da utilizzare in ambiente enologico, nelle prime fasi sperimentali, vengono raccolti centinaia di isolati naturali che sono poi sottoposti a caratterizzazione con lo scopo di evidenziare quelli che posseggono importati caratteristiche tecnologiche. Nella maggior parte dei casi, ciò significa selezionare solo ceppi appartenenti alla categoria tassonomica Saccharomyces sensu stricto. Per questo motivo è estremamente utile disporre di un test genetico che permetta di distinguere rapidamente e in modo inequivocabile lieviti di potenziale interesse tecnologico. Nella prima parte di questo lavoro è stata verificata la possibilità di utilizzare l’analisi della regione ITS, contenuta nel DNA ribosomale, come metodo per determinare l’identità di isolati naturali. Dopo aver costruito un raccolta dei profili elettroforetici dei principali lieviti enologici, sono stati sottoposti ad identificazione, mediante confronto, 350 isolati naturali provenienti da vinacce di Moscato e Prosecco destinate alla produzione della Grappa. Questo metodo, ampiamente utilizzato in letteratura, richiede l’impiego di tempo per l’esecuzione che male si adatta alle già citate esigenze di un programma di selezione. Per questo motivo è stata proposta una nuova metodica la cui messa a punto ha previsto la produzione di una coppia di primers per amplificazione PCR, disegnata all’interno della regione variabile D1/D2 della subunità 26S dell’RNA ribosomiale del lievito, con la quale si ottiene un frammento di DNA specifico per le sette specie appartenenti al gruppo Saccharomyces sensu stricto, mentre non si osserva nessuna amplificazione nei ceppi Saccharomyces sensu lato né in altre 18 specie tra le più diffuse in ambiente enologico, saggiate come controlli. E’ stata inoltre disegnata una seconda coppia di primers, nella regione di DNA codificante l’rRNA 18S, composta di sequenze perfettamente conservate nelle 42 specie di lieviti enologici esaminate: questa coppia genera un amplificato di circa 900 pb comune per tutti i ceppi ed è stata usata come controllo positivo di reazione per la messa a punto di un protocollo di multiplex PCR. Il nuovo metodo proposto, insieme all’analisi ITS, permette di ottenere una “caratterizzazione su basi genetiche” dei ceppi enologici che sicuramente è richiesta per affrontare, in una fase successive, la “caratterizzazione tecnologica” che ha lo scopo di valutare le proprietà enologiche possedute dai singoli ceppi. La tecnologia DNA-microarray che è ormai diventata uno strumento di riferimento per una analisi simultanea dell’intera espressione genica di un individuo, può essere utilizzata per valutare le differenze presenti tra ceppi enologici nell’espressione di caratteri tecnologici e di qualità. Per questo scopo, la seconda parte del lavoro sperimentale, ha riguardato l’investigazione, proprio mediante la tecnologia DNA-microarray, dei cambiamenti a livello trascrizionale che si verificano in due ceppi commerciali di lievito durante la vinificazione condotta in condizioni di laboratorio e su scala pilota in cantina. Sono stati scelti due lieviti comunemente utilizzati in enologia (71B e EC1118, Lallemand), analizzati e confrontati durante fermentazioni in volumi di 1 litro e 100 litri utilizzando mosto naturale bianco. Questi ceppi hanno attitudini e caratteristiche enologiche differenti: 71B è noto per essere un forte produttore di aromi fermentativi mentre EC1118 è dotato di notevole vigore fermentativo ma è più neutro dal punto di vista aromatico. Dal confronto dei due ceppi è emersa una sostanziale differenza nella regolazione della via metabolica di produzione degli aminoacidi solforati (maggiormente attiva nel ceppo 71B), come anche del gene responsabile per l’efflusso dei solfiti (SSU1). Inoltre è stato osservato che i geni coinvolti nella produzione di aromi secondari (esteri ed alcoli superiori) mostrano una sensibile differenza di espressione, seppur meno marcata che nei casi precedenti. Tutti i risultati ottenuti sono stati confermati tramite analisi in Real-time PCR, tecnica molecolari di ultima generazione ampiamente utilizzata per lo studio dell’espressione genica. Confrontando i due volumi impiegati per le vinificazione, i geni sovra-espressi sono risultati essere legati alla risposta allo stress, in particolare alle differenti condizioni di anaerobiosi che si sono verificate a causa delle dimensioni diverse delle masse da vinificare. Questa situazione ha prodotto minime difformità nelle condizioni di fermentazione che sono state percepite dal lievito. I risultati ottenuti permettono di affermare che questo lavoro ha contribuito ad aumentare la comprensione delle basi genetiche che determinano le differenti caratteristiche di fermentazione associate ai lieviti enologici e a definire il livello di riproducibilità delle loro performance in condizioni di laboratorio e di cantina.
2-gen-2007
The genus Saccharomyces includes microorganisms important for many technological applications, particularly in the industry of fermented foods. In the enological field, yeast strains currently used in wine fermentations (belonging to Saccharomyces sensu stricto group) were selected from natural spontaneous fermentations and are specifically adapted to the winery’s environment. Some of their essential properties that are at the basis of strain selection are the capability of these yeasts to transform carbohydrates into alcohol by fermentation, with high transformation efficiency and remarkable tolerance to high alcohol levels. Yeasts belonging to the S. sensu stricto group are also adapted to grow in grape musts with high sugar content, low pH, limited nitrogen, lipids and vitamins concentrations and presence of added sulphites. During the selection programs of wine yeasts, the first stages of the experimental work regard the collection of several hundred isolates that are screened with the aim to find those that possess important enological properties. In most of the cases, this equivalent to establish that these strains belong to the Saccharomyces sensu stricto complex. For that reason, the availability of a molecular test that could rapidly, ditely and easily identifies these enological yeast would be extremely useful. In the first part of this work the analysis of yeast ITS region on rDNA was proposed as screening method. Using a tailor-made profile database, more then 350 natural isolates collected from marks of Prosecco and Moscato grape were subjected to molecular identification. As the protocol needs several time consuming experimental steps (amplification and digestion) a new method was proposed. For this purpose an original pair of primers, designed within the variable D1/D2 region of the 26S subunit of ribosomal yeast RNA, was constructed. These generate an amplification fragment specific for the Saccharomyces sensu stricto species, while no signal was obtained from Saccharomyces sensu lato strains or from another 18 selected species commonly found in enological environments. A second pair of primers was also constructed, within the 18S rRNA gene, composed of perfectly conserved sequences common for all 42 yeast species examined, which generate a common band for all strains. This was used as a positive experimental control in multiplex PCR analysis. The new method, and also ITS analysis, allow a “genotypic characterization” of enological strains that is required to start a “technological characterization” for the definition of the enological traits. The innovative DNA-microarray technology that has become a standard tool for the analysis of genome-wide expression profiles, can be used to investigate, from a molecular point of view, the differences in the expression of technological and quality characters of enological yeast in laboratory and also winery conditions. For this purpose in the second part of the work, using microarray technology, an investigation of yeast metabolic shifts at transcriptional level in both laboratory and industrial conditions was faced up. Two commercial yeast strains widely used in wineries, Lallemand 71B and Lallemand EC1118, have been compared during fermentation of both 1 l and 100 l natural white must. These strains have different behaviours and attitudes: 71B is known to be a strong producer of fermentative aromas, EC1118 is an efficient fermenter, quite neutral from an aromatic point of view. Comparing the two strains, the metabolic pathway of sulphured amino acids production displayed an higher expression level in 71B, together with the sulphite efflux responsible gene SSU1. Moreover, genes involved in the production of fermentative aromas, such as esters and higher alcohols, showed a slightly higher expression in 71B: all these evidences have been confirmed by Real-time PCR, another high throughput tool for expression analysis. The up-regulated genes during the scale-up experiment, on the other hand, seem to be linked to anaerobiosis stress response, probably due to small differences in fermentation conditions which have been sensed by yeast. As final remark, this study tries to give a contribution for understanding the genetic basis of the differences that are found in fermentation performances of wine yeasts in winery conditions. Furthermore it may help in assessing the eproducibility of yeast behaviours during alcoholic fermentation, when a laboratory scale is used.
Saccharomyces, fermentation, winemaking, gene expression, yeast selection
Molecular Approaches for the Individuation and Characterization of Technological and Quality Traits in Microorganisms of enological interest / Nardi, Tiziana. - (2007 Jan 02).
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