This PhD doctoral dissertation consists of 5 chapters that aim to trace the history of male stardom in Italian silent movies from the origins of this phenomenon to its twilight (1910-1925). The first chapter analyzes the origin of dramatic roles typologies played by actors between 1910 and 1915. The first example of stardom dates back to 1910 and to Ermete Novelli’s interpretation of the cinematographic adaptation of Giacometti’s La morte civile (Novelli is a star performer and a real intellectual). In that period Novelli played in the cinematographic adaptations of King Lear and The Merchand of Venice by Shakespeare. In 1912 another distinguished theatre actor, Ermete Zacconi, became prominent playing in some original screenplays (Casa Itala Film’s Padre, Lo scomparso, L’emigrante). The two actors embodied a series of stereotypes (the noble father, death on stage) inherited from theatre and melodrama that were typical of divas’ cinema. The second chapter deals with Mario Bonnard’s career. He was the classical example of the elegant dandy described in D’Annunzio novels, which was useful for diva’s acting. During the First World War period, Amleto Novelli gave more importance to the the actor’s role, who was no longer a simple diva’s sideckick but acquired more significance instead. In 1924 Novelli died and he could no longer pursue his attempt to create in Italy roles for male main characters as it happened for Hollywood stars like Rodolfo Valentino. Chapters three and four examine in detail the lives, careers and recently restored films of two movie stars: Emilio Ghione and Bartolomeo Pagano. Emilio Ghione monography analyzes his role as director and actor, in particular his identification with his alter ego Za la Mort. Bartolomeo Pagano identified with Maciste. He played Maciste for 13 years and he played this character for the first time in the historical kolossal Cabiria (1914). Both actors were stars because they identified themselves with their characters, they played in serials and because spectators became fond of Za la Mort and Maciste. Chapter five aims to draw conclusions on the study about the phenomenon of male stars, comparing it with examples taken from outside the cinematographic environment, with the phenomenon of divas and with foreign movies which arrived in Italy after the First World War. In the last paragraph some suggestions are presented about a further development of this study with reference to the political stardom of Benito Mussolini when the Italian silent movies could not boast any stars. This paper is based on restored films kept in Italian and foreign film libraries, on archives' records and on secondary sources of the relevant period (magazines, publications) that can be found in the Appendixes.
La tesi è composta da 5 capitoli che tentano di tracciare la storia del divismo maschile nel cinema muto italiano dalle origini del fenomeno al suo crepuscolo (1910-1929). Il primo capitolo studia l’origine delle tipologie di ruoli drammatici maschili tra il 1910 e il 1915. Nel 1910 emerge il fenomeno del “protodivismo” grazie all’interpretazione di Ermete Novelli (mattatore teatrale e grande uomo di cultura) della riduzione cinematografica di La morte civile (opera di Giacometti); Novelli interpreta per il cinema in quegli anni anche (da Shakespeare) Re Lear e Il mercante di Venezia . Nel 1912 emerge la figura di un altro grande attore teatrale, Ermete Zacconi, che interpreta alcuni soggetti cinematografici originali (Padre, Lo scomparso, L’emigrante per la Casa Itala Film di Torino). I due attori incarnano una serie di stereotipi recitativi (il padre nobile, la morte in scena) ereditati dal teatro e dal melodramma che caratterizzeranno il cinema delle Dive. Il secondo capitolo tratta la carriera di Mario Bonnard, prototipo del dandy elegante di derivazione letteraria e dannunziana che sarà funzionale alla recitazione della diva. Durante gli anni della guerra Amleto Novelli emancipa il ruolo dell’attore che da spalla della diva acquista un ruolo di maggior rilievo. La morte dell’attore nel 1924 mette fine al suo tentativo di creare in Italia ruoli da protagonista per gli attori maschi, come accade invece per i divi hollywoodiani come Rodolfo Valentino. I capitoli 3 e 4 analizzano nel dettaglio la vita, le carriere e i film recentemente restaurati dei divi Emilio Ghione e Bartolomeo Pagano. La monografia su Emilio Ghione studia il suo ruolo come regista e come attore, soprattutto nella sua identificazione con l’alter ego Za la Mort. Bartolomeo Pagano è identificato con Maciste, il personaggio che interpreta per 13 anni, portato sullo schermo la prima volta nel kolossal storico Cabiria (1914). Entrambi gli attori sono divi perché si identificano con i loro personaggi, perché interpretano serial e perché il pubblico si affeziona ai personaggi stessi. Il capitolo 5 prova a trarre le conclusioni sul fenomeno del divismo maschile mettendolo in confronto con esperienze al di fuori del mondo del cinema, con la Diva e con il cinema straniero che arriva in Italia nel Dopoguerra. L’ultimo paragrafo propone ipotesi per un ulteriore sviluppo della ricerca in relazione con il “divismo” politico di Benito Mussolini negli anni in cui il cinema muto italiano è ormai privo di figure di spicco. La ricerca si fonda sui restauri delle pellicole conservate in Cineteche italiane ed estere, su testimoni d’archivio e su fonti secondarie d’epoca (riviste, pubblicazioni), riportate nelle Appendici.
Il divismo maschile nel cinema muto italiano. Protagonisti, film, stereotipi. 1910-1929 / Lotti, Denis. - (2011 Jan 21).
Il divismo maschile nel cinema muto italiano. Protagonisti, film, stereotipi. 1910-1929
Lotti, Denis
2011
Abstract
La tesi è composta da 5 capitoli che tentano di tracciare la storia del divismo maschile nel cinema muto italiano dalle origini del fenomeno al suo crepuscolo (1910-1929). Il primo capitolo studia l’origine delle tipologie di ruoli drammatici maschili tra il 1910 e il 1915. Nel 1910 emerge il fenomeno del “protodivismo” grazie all’interpretazione di Ermete Novelli (mattatore teatrale e grande uomo di cultura) della riduzione cinematografica di La morte civile (opera di Giacometti); Novelli interpreta per il cinema in quegli anni anche (da Shakespeare) Re Lear e Il mercante di Venezia . Nel 1912 emerge la figura di un altro grande attore teatrale, Ermete Zacconi, che interpreta alcuni soggetti cinematografici originali (Padre, Lo scomparso, L’emigrante per la Casa Itala Film di Torino). I due attori incarnano una serie di stereotipi recitativi (il padre nobile, la morte in scena) ereditati dal teatro e dal melodramma che caratterizzeranno il cinema delle Dive. Il secondo capitolo tratta la carriera di Mario Bonnard, prototipo del dandy elegante di derivazione letteraria e dannunziana che sarà funzionale alla recitazione della diva. Durante gli anni della guerra Amleto Novelli emancipa il ruolo dell’attore che da spalla della diva acquista un ruolo di maggior rilievo. La morte dell’attore nel 1924 mette fine al suo tentativo di creare in Italia ruoli da protagonista per gli attori maschi, come accade invece per i divi hollywoodiani come Rodolfo Valentino. I capitoli 3 e 4 analizzano nel dettaglio la vita, le carriere e i film recentemente restaurati dei divi Emilio Ghione e Bartolomeo Pagano. La monografia su Emilio Ghione studia il suo ruolo come regista e come attore, soprattutto nella sua identificazione con l’alter ego Za la Mort. Bartolomeo Pagano è identificato con Maciste, il personaggio che interpreta per 13 anni, portato sullo schermo la prima volta nel kolossal storico Cabiria (1914). Entrambi gli attori sono divi perché si identificano con i loro personaggi, perché interpretano serial e perché il pubblico si affeziona ai personaggi stessi. Il capitolo 5 prova a trarre le conclusioni sul fenomeno del divismo maschile mettendolo in confronto con esperienze al di fuori del mondo del cinema, con la Diva e con il cinema straniero che arriva in Italia nel Dopoguerra. L’ultimo paragrafo propone ipotesi per un ulteriore sviluppo della ricerca in relazione con il “divismo” politico di Benito Mussolini negli anni in cui il cinema muto italiano è ormai privo di figure di spicco. La ricerca si fonda sui restauri delle pellicole conservate in Cineteche italiane ed estere, su testimoni d’archivio e su fonti secondarie d’epoca (riviste, pubblicazioni), riportate nelle Appendici.File | Dimensione | Formato | |
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