Epithelial ovarian cancer (EOC), the most lethal gynecological malignancy, is normally treated with surgery followed by platinum and taxane-based chemotherapy. Despite an initial high response rate, the majority of patients eventually relapse and die. The cause could be ascribed to a subpopulation of cancer cells, named cancer stem cells (CSC), endowed with self-renewal, high tumorigenic and metastatic potential, and drug resistance. Therefore, CSC eradication could be envisioned as a successful treatment. Part of the work included in this thesis stemmed from the idea that ovarian CSC could enjoy some growth advantage, deriving from intrinsic properties or from autocrine/paracrine circuits operating in tumor microenvironment. Our group and others demonstrated that CD44+CD117+ cells are likely EOC CSC. Recent studies indicated autophagy as a mechanism to survive chemotherapy and that CSC in particular could rely on this metabolic process. For this reason, we decided to evaluate autophagy activation and the effects of its perturbation in CSC from EOC ascitic effusions and from patient-derived xenografts (PDX) and we found that they presented a higher basal autophagy level compared to non-CSC. Autophagy blockade with chloroquine impaired CSC viability, in vitro spheroid growth, and in vivo tumorigenic potential. In addition, autophagy inhibition and carboplatin treatment had a synergistic effect both in vitro and in vivo. Our results suggest a possible clinical application of the combined therapy in EOC as this approach would counteract tumor growth and impair the CSC compartment at the same time, thus reducing tumor relapse. As the microenvironment contribution to CSC maintenance is revealing its growing importance, we focused on SCF, the ligand of CD117 (or c-Kit). Indeed, the SCF/c-Kit axis regulates cell viability, proliferation and differentiation both in physiological conditions and in cancer. Notably, SCF exists both as a soluble and transmembrane protein. We found that the EOC ascites contained high amounts of the cytokine. Soluble SCF was detected only in tumor-associated fibroblasts and macrophages supernatants, whereas the membrane isoform was also expressed by cancer cells. Both SCF isoforms were effective in activating Akt pathway in CD117+ cells, while the tyrosine kinase inhibitor imatinib abolished this effect. Accordingly, results obtained in spheroid assays suggest that SCF stimulation could enhance the canonical CSC properties and imatinib pre-treatment inhibited them. Overall, SCF stimulation might help CSC to survive in selective culture conditions and, more extensively, could support CSC survival in patient ascitic fluid. Besides the role played by CSC in tumor outgrowth, the malignant cells forming the tumor bulk are sustained by pro-tumorigenic protein activation. Thus, we investigated the role of casein kinase 1 delta (CK1δ), member of a kinase family involved in many cellular processes, which is genetically amplified in ovarian cancer and overexpressed in other cancer types. Since CK1δ inhibition induced cell cycle arrest and apoptosis in a variety of tumor cell lines and delayed tumor growth in vivo, we evaluated the effects of CK1δ knockdown on two EOC cell lines (OVCAR3 and IGROV1) both in vitro and in vivo. Silenced cells grew more slowly and were less tumorigenic in vivo. Moreover, CK1δ knockdown sensitized ovarian cancer cells to carboplatin treatment. Interestingly, CK1δ-depleted OVCAR3 cells resulted more prone to migrate in vitro and more metastatic in vivo, but these results need further confirmation in IGROV1 cells. Since numerous small molecule inhibitors targeting CK1δ have been synthesized and tested, it would be important to unveil the molecular mechanism linking CK1δ to metastatic potential before these compounds enter the clinic for EOC management. This thesis encompasses three different topics, characterized by the common aim of investigating EOC biology from different perspectives, in order to highlight novel weak points of this deadly disease.

Il carcinoma ovarico (EOC) è solitamente trattato tramite chirurgia e chemioterapia a base di platino e taxani. Nonostante un’iniziale risposta, nella maggior parte delle pazienti l’esito è la ricaduta e la morte. La causa può essere legata ad una popolazione di cellule cancerose, le cellule staminali tumorali (CSC), dotate di capacità di autorinnovamento, grande potenziale tumorigenico e metastatico e resistenza ai chemioterapici. Per questo, la loro eradicazione potrebbe essere una strategia terapeutica molto efficace. Parte di questo lavoro deriva dall’idea che le CSC godano di un vantaggio di crescita dovuto a caratteristiche intrinseche o a circuiti paracrini che si instaurano nel microambiente neoplastico. Il nostro gruppo ha dimostrato che le cellule CD44+CD117+ sono verosimilmente le CSC nell’EOC. Studi recenti hanno dimostrato che l’autofagia è un meccanismo di sopravvivenza alla chemioterapia e che le CSC potrebbero dipendere da questo processo. Abbiamo quindi valutato i livelli di autofagia e gli effetti causati da sue alterazioni su CSC isolate da asciti di pazienti con EOC e da xenotrapianti. Le CSC presentano un livello autofagico basale più alto rispetto alle non-CSC. Il blocco dell’autofagia compromette la vitalità delle CSC, la formazione di sferoidi in vitro e il loro potenziale tumorigenico in vivo. Inoltre, l’inibizione dell’autofagia e il trattamento con carboplatino (CPT) mostrano un effetto sinergico sia in vitro che in vivo. I nostri risultati suggeriscono una possibile applicazione clinica nell’EOC di tale terapia combinata, in quanto contrasterebbe la crescita tumorale colpendo al contempo il compartimento staminale, riducendo così il rischio di recidiva. Visto il contributo dato dal microambiente al mantenimento delle CSC, abbiamo posto la nostra attenzione su SCF, il ligando di CD117 (c-Kit). Infatti, l’asse SCF/c-Kit controlla la vitalità, la proliferazione e il differenziamento cellulare sia in contesti fisiologici che nel cancro. SCF esiste sia in forma solubile che associata alla membrana plasmatica. Abbiamo misurato alte concentrazioni della citochina in asciti delle pazienti affette da EOC. La forma solubile è rilevabile solo in surnatanti di macrofagi e fibroblasti associati al tumore, mentre quella di membrana è espressa anche da cellule tumorali. Entrambe le isoforme possono attivare la via di Akt in cellule CD117+, mentre l’inibitore tirosin-chinasico imatinib blocca questo effetto. Similmente, i saggi su sferoidi suggeriscono che la stimolazione mediata da SCF può potenziare le proprietà canoniche delle CSC, inibite dal pretrattamento con imatinib. La stimolazione da parte di SCF può quindi favorire la sopravvivenza delle CSC, e supportarle all’interno dell’ascite. A parte le CSC, il cancro è sostenuto dall’attivazione di proteine pro-tumorali. Per questo, abbiamo indagato il ruolo della casein chinasi 1 delta (CK1δ), coinvolta in molteplici processi cellulari, la cui amplificazione genica o iperespressione è stata descritta nell’EOC e in molte altre neoplasie. Poiché è noto che l’inibizione di CK1δ induce arresto del ciclo cellulare e apoptosi in linee cellulari tumorali e rallenta la crescita dei tumori in vivo, abbiamo valutato in vitro e in vivo gli effetti del silenziamento della CK1δ su due linee cellulari di carcinoma ovarico (OVCAR3 e IGROV1). Le cellule silenziate crescono più lentamente e sono meno tumorigeniche. Inoltre, il silenziamento di CK1δ sensibilizza le cellule al trattamento con CPT. Inoltre, le cellule OVCAR3 silenziate per CK1δ risultano più prone a migrare in vitro e più metastatiche in vivo. Poiché sono state sintetizzate numerose molecole che inibiscono la CK1δ, sarebbe importante delineare il meccanismo molecolare che lega la CK1δ al potenziale metastatico prima che questi composti possano entrare nella pratica clinica per il trattamento dell’EOC. Questa tesi è comprensiva di tre differenti macroaree, caratterizzate dal comune scopo di studiare la biologia dell’EOC da differenti punti di vista, al fine di portare alla luce nuovi punti deboli di questa malattia mortale.

Epithelial ovarian cancer: a study on the autophagic and microenvironmental regulation of cancer stem cells and the pro-tumorigenic role of casein kinase 1 delta / Mazzoldi, Elena Laura. - (2018 Nov 30).

Epithelial ovarian cancer: a study on the autophagic and microenvironmental regulation of cancer stem cells and the pro-tumorigenic role of casein kinase 1 delta

Mazzoldi, Elena Laura
2018

Abstract

Il carcinoma ovarico (EOC) è solitamente trattato tramite chirurgia e chemioterapia a base di platino e taxani. Nonostante un’iniziale risposta, nella maggior parte delle pazienti l’esito è la ricaduta e la morte. La causa può essere legata ad una popolazione di cellule cancerose, le cellule staminali tumorali (CSC), dotate di capacità di autorinnovamento, grande potenziale tumorigenico e metastatico e resistenza ai chemioterapici. Per questo, la loro eradicazione potrebbe essere una strategia terapeutica molto efficace. Parte di questo lavoro deriva dall’idea che le CSC godano di un vantaggio di crescita dovuto a caratteristiche intrinseche o a circuiti paracrini che si instaurano nel microambiente neoplastico. Il nostro gruppo ha dimostrato che le cellule CD44+CD117+ sono verosimilmente le CSC nell’EOC. Studi recenti hanno dimostrato che l’autofagia è un meccanismo di sopravvivenza alla chemioterapia e che le CSC potrebbero dipendere da questo processo. Abbiamo quindi valutato i livelli di autofagia e gli effetti causati da sue alterazioni su CSC isolate da asciti di pazienti con EOC e da xenotrapianti. Le CSC presentano un livello autofagico basale più alto rispetto alle non-CSC. Il blocco dell’autofagia compromette la vitalità delle CSC, la formazione di sferoidi in vitro e il loro potenziale tumorigenico in vivo. Inoltre, l’inibizione dell’autofagia e il trattamento con carboplatino (CPT) mostrano un effetto sinergico sia in vitro che in vivo. I nostri risultati suggeriscono una possibile applicazione clinica nell’EOC di tale terapia combinata, in quanto contrasterebbe la crescita tumorale colpendo al contempo il compartimento staminale, riducendo così il rischio di recidiva. Visto il contributo dato dal microambiente al mantenimento delle CSC, abbiamo posto la nostra attenzione su SCF, il ligando di CD117 (c-Kit). Infatti, l’asse SCF/c-Kit controlla la vitalità, la proliferazione e il differenziamento cellulare sia in contesti fisiologici che nel cancro. SCF esiste sia in forma solubile che associata alla membrana plasmatica. Abbiamo misurato alte concentrazioni della citochina in asciti delle pazienti affette da EOC. La forma solubile è rilevabile solo in surnatanti di macrofagi e fibroblasti associati al tumore, mentre quella di membrana è espressa anche da cellule tumorali. Entrambe le isoforme possono attivare la via di Akt in cellule CD117+, mentre l’inibitore tirosin-chinasico imatinib blocca questo effetto. Similmente, i saggi su sferoidi suggeriscono che la stimolazione mediata da SCF può potenziare le proprietà canoniche delle CSC, inibite dal pretrattamento con imatinib. La stimolazione da parte di SCF può quindi favorire la sopravvivenza delle CSC, e supportarle all’interno dell’ascite. A parte le CSC, il cancro è sostenuto dall’attivazione di proteine pro-tumorali. Per questo, abbiamo indagato il ruolo della casein chinasi 1 delta (CK1δ), coinvolta in molteplici processi cellulari, la cui amplificazione genica o iperespressione è stata descritta nell’EOC e in molte altre neoplasie. Poiché è noto che l’inibizione di CK1δ induce arresto del ciclo cellulare e apoptosi in linee cellulari tumorali e rallenta la crescita dei tumori in vivo, abbiamo valutato in vitro e in vivo gli effetti del silenziamento della CK1δ su due linee cellulari di carcinoma ovarico (OVCAR3 e IGROV1). Le cellule silenziate crescono più lentamente e sono meno tumorigeniche. Inoltre, il silenziamento di CK1δ sensibilizza le cellule al trattamento con CPT. Inoltre, le cellule OVCAR3 silenziate per CK1δ risultano più prone a migrare in vitro e più metastatiche in vivo. Poiché sono state sintetizzate numerose molecole che inibiscono la CK1δ, sarebbe importante delineare il meccanismo molecolare che lega la CK1δ al potenziale metastatico prima che questi composti possano entrare nella pratica clinica per il trattamento dell’EOC. Questa tesi è comprensiva di tre differenti macroaree, caratterizzate dal comune scopo di studiare la biologia dell’EOC da differenti punti di vista, al fine di portare alla luce nuovi punti deboli di questa malattia mortale.
30-nov-2018
Epithelial ovarian cancer (EOC), the most lethal gynecological malignancy, is normally treated with surgery followed by platinum and taxane-based chemotherapy. Despite an initial high response rate, the majority of patients eventually relapse and die. The cause could be ascribed to a subpopulation of cancer cells, named cancer stem cells (CSC), endowed with self-renewal, high tumorigenic and metastatic potential, and drug resistance. Therefore, CSC eradication could be envisioned as a successful treatment. Part of the work included in this thesis stemmed from the idea that ovarian CSC could enjoy some growth advantage, deriving from intrinsic properties or from autocrine/paracrine circuits operating in tumor microenvironment. Our group and others demonstrated that CD44+CD117+ cells are likely EOC CSC. Recent studies indicated autophagy as a mechanism to survive chemotherapy and that CSC in particular could rely on this metabolic process. For this reason, we decided to evaluate autophagy activation and the effects of its perturbation in CSC from EOC ascitic effusions and from patient-derived xenografts (PDX) and we found that they presented a higher basal autophagy level compared to non-CSC. Autophagy blockade with chloroquine impaired CSC viability, in vitro spheroid growth, and in vivo tumorigenic potential. In addition, autophagy inhibition and carboplatin treatment had a synergistic effect both in vitro and in vivo. Our results suggest a possible clinical application of the combined therapy in EOC as this approach would counteract tumor growth and impair the CSC compartment at the same time, thus reducing tumor relapse. As the microenvironment contribution to CSC maintenance is revealing its growing importance, we focused on SCF, the ligand of CD117 (or c-Kit). Indeed, the SCF/c-Kit axis regulates cell viability, proliferation and differentiation both in physiological conditions and in cancer. Notably, SCF exists both as a soluble and transmembrane protein. We found that the EOC ascites contained high amounts of the cytokine. Soluble SCF was detected only in tumor-associated fibroblasts and macrophages supernatants, whereas the membrane isoform was also expressed by cancer cells. Both SCF isoforms were effective in activating Akt pathway in CD117+ cells, while the tyrosine kinase inhibitor imatinib abolished this effect. Accordingly, results obtained in spheroid assays suggest that SCF stimulation could enhance the canonical CSC properties and imatinib pre-treatment inhibited them. Overall, SCF stimulation might help CSC to survive in selective culture conditions and, more extensively, could support CSC survival in patient ascitic fluid. Besides the role played by CSC in tumor outgrowth, the malignant cells forming the tumor bulk are sustained by pro-tumorigenic protein activation. Thus, we investigated the role of casein kinase 1 delta (CK1δ), member of a kinase family involved in many cellular processes, which is genetically amplified in ovarian cancer and overexpressed in other cancer types. Since CK1δ inhibition induced cell cycle arrest and apoptosis in a variety of tumor cell lines and delayed tumor growth in vivo, we evaluated the effects of CK1δ knockdown on two EOC cell lines (OVCAR3 and IGROV1) both in vitro and in vivo. Silenced cells grew more slowly and were less tumorigenic in vivo. Moreover, CK1δ knockdown sensitized ovarian cancer cells to carboplatin treatment. Interestingly, CK1δ-depleted OVCAR3 cells resulted more prone to migrate in vitro and more metastatic in vivo, but these results need further confirmation in IGROV1 cells. Since numerous small molecule inhibitors targeting CK1δ have been synthesized and tested, it would be important to unveil the molecular mechanism linking CK1δ to metastatic potential before these compounds enter the clinic for EOC management. This thesis encompasses three different topics, characterized by the common aim of investigating EOC biology from different perspectives, in order to highlight novel weak points of this deadly disease.
Carcinoma ovarico / Epithelial ovarian cancer; Cellule staminali tumorali / Cancer stem cells; Casein chinasi 1 delta / Casein kinase 1 delta; Autofagia / Autophagy; Stem Cell Factor / Stem Cell Factor
Epithelial ovarian cancer: a study on the autophagic and microenvironmental regulation of cancer stem cells and the pro-tumorigenic role of casein kinase 1 delta / Mazzoldi, Elena Laura. - (2018 Nov 30).
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