The research has been carried out in Italy, in the Hospital of Padua, and has as its background the relationship between the health worker (Italian) and the patient (foreigner). By the field observation and the reports provided by operators and users, we notice the intrusive nature of the linguistic problem and, at the same time, the difficulty of giving the right importance to communication (to its contextual, semantic and pragmatic aspects, as well as to informational ones) and to the relational dimension (which is dominated by organizational needs and focused on procedural aspects). Interpretative stereotypes emerge, preventing to understand the cultural implications involved in the relational dynamics; at the organizational level, the simultaneous presence of codified rules and implicit ones creates difficulties and misunderstandings. The clinical path is affected by this, revealing critical situations which regard the diagnostic, the implementation of specific intervention techniques and the patient compliance. It becomes necessary to make use of mediation services well-structured in their organizational aspects, which can help operators and users in the linguistic interaction, not reducing their action at this level but putting an emphasis on the intercultural dimension of relationships. There is also the need to implement measures capable of activating the internal resources of immigrant communities, to increase patients' health literacy, to intervene in the training of professionals (including medical staff), to revise the organizational routines, offering specific forms of flexibility and accompanying.
La ricerca è stata realizzata in Italia nell'Ospedale di Padova ed ha come sfondo la relazione fra l'operatorie (italiano) ed il paziente (straniero). Dall'osservazione sul campo e dai resoconti forniti da operatori ed utenti emergono il carattere invadente del problema linguistico e, allo stesso tempo, la difficoltà di dare la dovuta importanza alla comunicazione (ai suoi aspetti contestuali, semantici e pragmatici, oltre che informativi) ed alla dimensione relazionale (dominata dai bisogni organizzativi e dalla concentrazione dell'attenzione sugli aspetti procedurali). Entrano in campo stereotipi interpretativi che ostacolano la possibilità di cogliere le implicazioni culturali implicate nelle dinamiche relazionali; a livello organizzativo, la contemporanea presenza di regole codificate ed implicite genera difficoltà e fraintendimenti. Il cammino clinico ne risente, rivelando delle criticità a livello della formulazione diagnostica, dell'esecuzione di specifiche tecniche d'intervento e della compliance dei pazienti. Si rende necessario avvalersi di servizi di mediazione piuttosto articolati sul piano organizzativo, che aiutino operatori ed utenti nell'interazione linguistica, ma che non si riducano a tale livello d'intervento e mettano l'accento sulla dimensione interculturale delle relazioni. Emerge anche la necessità di mettere in opera misure capaci di attivare le risorse interne alle comunità di immigrati, di accrescere la health literacy dei pazienti, di intervenire a livello di formazione degli operatori (ivi compreso il personale medico), di rivedere le routine organizzative offrendo specifiche forme di flessibilità e di accompagnamento
Un ospedale in epoca di globalizzazione. Studio antropologico dei rapporti fra operatori e popolazione migrante all'interno dell'Azienda Ospedaliera di Padova. Un hopital à l'ère de la mondialisation. Etude anthropologique des rapports entre soignants et populations migrantes à l'hopital de Padoue / Failli, Silvia. - (2014 Dec 18).
Un ospedale in epoca di globalizzazione. Studio antropologico dei rapporti fra operatori e popolazione migrante all'interno dell'Azienda Ospedaliera di Padova. Un hopital à l'ère de la mondialisation. Etude anthropologique des rapports entre soignants et populations migrantes à l'hopital de Padoue
Failli, Silvia
2014
Abstract
La ricerca è stata realizzata in Italia nell'Ospedale di Padova ed ha come sfondo la relazione fra l'operatorie (italiano) ed il paziente (straniero). Dall'osservazione sul campo e dai resoconti forniti da operatori ed utenti emergono il carattere invadente del problema linguistico e, allo stesso tempo, la difficoltà di dare la dovuta importanza alla comunicazione (ai suoi aspetti contestuali, semantici e pragmatici, oltre che informativi) ed alla dimensione relazionale (dominata dai bisogni organizzativi e dalla concentrazione dell'attenzione sugli aspetti procedurali). Entrano in campo stereotipi interpretativi che ostacolano la possibilità di cogliere le implicazioni culturali implicate nelle dinamiche relazionali; a livello organizzativo, la contemporanea presenza di regole codificate ed implicite genera difficoltà e fraintendimenti. Il cammino clinico ne risente, rivelando delle criticità a livello della formulazione diagnostica, dell'esecuzione di specifiche tecniche d'intervento e della compliance dei pazienti. Si rende necessario avvalersi di servizi di mediazione piuttosto articolati sul piano organizzativo, che aiutino operatori ed utenti nell'interazione linguistica, ma che non si riducano a tale livello d'intervento e mettano l'accento sulla dimensione interculturale delle relazioni. Emerge anche la necessità di mettere in opera misure capaci di attivare le risorse interne alle comunità di immigrati, di accrescere la health literacy dei pazienti, di intervenire a livello di formazione degli operatori (ivi compreso il personale medico), di rivedere le routine organizzative offrendo specifiche forme di flessibilità e di accompagnamentoFile | Dimensione | Formato | |
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