Background and aim: Atrial fibrillation (AF) and hypertension are very common diseases in elderly individuals. With the progressive disappearence of mercury sphygmomanometers from clinical use emerges the need to rely on automated oscillometric blood pressure (BP) - measuring devices. However, the use of such tools in patients with AF is still controversial, given the high variability of heart rate and cardiac output. The reliability of automated oscillometric blood pressure (BP) monitors in atrial fibrillation (AF) has been poorly investigated, and only comparing different subjects with AF and sinus rhythm (SR), method influenced by individual characteristics, such as age and sex and BP levels. This study compared the reliability of an oscillometric device with that of a mercury sphygmomanometer in the same individuals with and without AF - i.e. in AF patients with a restored SR after electric cardioversion (ECV) - under stable treatment conditions. A substudy was also performed with the aim to apply ambulatory blood pressure monitoring (ABPM) to analyze blood pressure changes in hypertensive patients after ECV. Little is known about the long-term effects of AF on blood pressure levels in hypertensive patients. Methods: The study was conducted at the Geriatrics Department of Padua University, and involved 125 patients candidates for ECV to treat AF at the Department of Cardiology (Centro Gallucci - Padua). The day before ECV (baseline) and about 30 days later (follow-up) all participants had a 12-lead ECG and BP measurements obtained with a mercury sphygmomanometer (Erkameter 300) and an oscillometric device (A&D TM-2430) validated. To analyze the reliability of oscillometric BP measurements, blood pressure values were averaged over three consecutive measurements performed at baseline and at follow-up using the two devices. Patients with a history of hypertension were included in the substudy. They performed ABPM (using A&D TM-2430 device) at baseline and at follow-up. Patients were in stable treatment conditions. Results: In patients with a SR at follow-up (AF-SR group) there were no significant differences (p>0.05) in the systolic and diastolic biases (difference between the mean of the sphygmomanometric measurements and the mean of the oscillometric measurements) between before (0.6±10.5mmHg; 2.4±8.5mmHg) and after ECV (-0.6±13.4mmHg; 2.2±8.7mmHg) using Bland Altman analysis. BP variability (expressed as a coefficient of variation: SD/mean) of the oscillometric BP measurements was significantly greater before ECV. In the substudy, of the 54 hypertensive patients who performed ABPM, 34 maintained a SR at follow-up and they showed a significant increase in 24-h, night-time (significant, p< 0.05) and daytime (marginally significant, p: 0.074) systolic BP (SBP), and a decrease in 24-h, daytime (significant, p< 0.05) and night-time (marginally significant, p: 0.078) diastolic BP (DBP). The number of patients with physiological nocturnal dipping dropped from 20 to 14 after ECV, while the number of those with reverse dipping rose from 1 to 7. Conclusions: The reliability of oscillometric BP measurements using the device analyzed is unaffected by the presence of AF. The presence of this arrhythmia increases the intra-individual variability of BP values recorded by the oscillometric device, but this has no negative effect on the method’s reliability if three measurements are obtained. After ECV has restored a SR, hypertensive patients tend to experience an increase in their SBP (especially during the night) and a reduction in their DBP. Hence the recommendation that hypertensive AF patients have their BP measured using ABPM after ECV with a view to adjusting their antihypertensive therapy.
Introduzione e scopo: La fibrillazione atriale (FA) e l’ipertensione arteriosa sono patologie molto comuni nella popolazione anziana. Con la progressiva scomparsa dall’uso clinico dello sfigmomanometro a mercurio emerge la necessità di poter fare affidamento su strumenti automatici oscillometrici per il monitoraggio della pressione arteriosa (PA). Tuttavia l’utilizzo di tali strumenti in presenza di FA è ancora controverso, data l’alta variabilità della frequenza e della gittata cardiaca. Ad oggi, l’affidabilità di questi strumenti in presenza di FA è stata scarsamente studiata e solo utilizzando il confronto tra soggetti diversi con FA e con ritmo sinusale (RS), metodo influenzato dalle caratteristiche individuali come età, sesso, valori pressori. Questo studio analizza l’affidabilità di uno strumento oscillometrico paragonato ad uno sfigmomanometro a mercurio in presenza e in assenza di FA negli stessi soggetti, ossia pazienti fibrillanti con ripristino del RS dopo cardioversione elettrica (CVE) in condizioni di trattamento stabile. E’ stato inoltre eseguito un sottostudio che si proponeva di utilizzare il monitoraggio ambulatoriale delle 24 ore (ABPM) per analizzare i cambiamenti pressori nei pazienti ipertesi dopo CVE. Gli effetti a lungo termine della FA nei valori pressori nei pazienti ipertesi infatti sono stati ad ora poco analizzati. Metodi: Lo studio è stato condotto presso la Clinica Geriatrica dell’Università di Padova e ha coinvolto 125 soggetti con FA persistente candidati alla CVE presso la Cardiologia (Centro Gallucci) di Padova. Il giorno prima della CVE (basale) e dopo circa 30 giorni dalla stessa (follow-up) i soggetti hanno eseguito un ECG e misurazioni della PA mediante uno sfigmomanometro a mercurio (Erkameter 300) e uno strumento oscillometrico (A&D TM-2430) validati. Per la valutazione dell’affidabilità della misura oscillometrica della PA i valori pressori sono stati calcolati come la media di tre misurazioni consecutive eseguite con i due strumenti al basale e al follow-up. I pazienti con ipertensione arteriosa anamnestica sono stati selezionati per l’esecuzione del sottostudio; questi hanno eseguito un ABPM (sempre con lo strumento A&D TM-2430) al basale e al follow-up. I pazienti erano in condizioni di terapia stabile. Risultati: Nei pazienti che presentavano un ritmo sinusale al follow-up (Gruppo FA-RS, n = 63) non c’erano differenze significative nel bias (differenza tra la media delle misurazioni di pressione arteriosa ottenute con lo sfigmomanometro e la media di quelle ottenute con lo strumento automatico) sistolico e diastolico prima (0.6±10.5mmHg; 2.4±8.5mmHg) e dopo (-0.6±13.4mmHg; 2.2±8.7mmHg) cardioversione elettrica all’analisi di Bland-Altman (p>0.05 ciascuno). La variabilità intra-individuale (espressa come coefficiente di variazione: DS/media) delle misure oscillometriche era maggiore prima della cardioversione elettrica. Per quanto riguarda il sottostudio, dei 54 pazienti ipertesi sottoposti ad ABPM, 34 presentavano un RS al follow-up e mostravano un aumento significativo nella pressione arteriosa sistolica (PAS) delle 24 ore, notturna (p<0.05) e diurna (p:0.074), e un calo significativo nella PA diastolica (PAD) delle 24 ore, diurna (p<0.05) e notturna (p:0.078). I pazienti con fisiologico dipping notturno diminuivano da 20 a 14, mentre quelli con reverse dipping aumentavano da 1 a 7. Conclusioni: L’affidabilità della misura oscillometrica della pressione arteriosa con lo strumento analizzato non è alterata in presenza di FA. Questa aritmia aumenta la variabilità intra-individuale dei valori pressori registrati con lo strumento oscillometrico ma ciò non altera l’affidabilità del metodo se vengono ripetute tre misurazioni consecutive. Il ripristino del RS in pazienti ipertesi con FA porta ad un significativo aumento nella PAS (specialmente la notte) e ad un calo nella PAD. Pertanto i pazienti ipertesi fibrillanti, in seguito a CVE, dovrebbero monitorare la PA con ABPM per permettere un più appropriato trattamento antiipertensivo.
La pressione arteriosa nei pazienti con fibrillazione atriale prima e dopo cardioversione elettrica: affidabilita' e utilita' della misurazione oscillometrica pressoria / Maselli, Monica. - (2016 Jan 14).
La pressione arteriosa nei pazienti con fibrillazione atriale prima e dopo cardioversione elettrica: affidabilita' e utilita' della misurazione oscillometrica pressoria
Maselli, Monica
2016
Abstract
Introduzione e scopo: La fibrillazione atriale (FA) e l’ipertensione arteriosa sono patologie molto comuni nella popolazione anziana. Con la progressiva scomparsa dall’uso clinico dello sfigmomanometro a mercurio emerge la necessità di poter fare affidamento su strumenti automatici oscillometrici per il monitoraggio della pressione arteriosa (PA). Tuttavia l’utilizzo di tali strumenti in presenza di FA è ancora controverso, data l’alta variabilità della frequenza e della gittata cardiaca. Ad oggi, l’affidabilità di questi strumenti in presenza di FA è stata scarsamente studiata e solo utilizzando il confronto tra soggetti diversi con FA e con ritmo sinusale (RS), metodo influenzato dalle caratteristiche individuali come età, sesso, valori pressori. Questo studio analizza l’affidabilità di uno strumento oscillometrico paragonato ad uno sfigmomanometro a mercurio in presenza e in assenza di FA negli stessi soggetti, ossia pazienti fibrillanti con ripristino del RS dopo cardioversione elettrica (CVE) in condizioni di trattamento stabile. E’ stato inoltre eseguito un sottostudio che si proponeva di utilizzare il monitoraggio ambulatoriale delle 24 ore (ABPM) per analizzare i cambiamenti pressori nei pazienti ipertesi dopo CVE. Gli effetti a lungo termine della FA nei valori pressori nei pazienti ipertesi infatti sono stati ad ora poco analizzati. Metodi: Lo studio è stato condotto presso la Clinica Geriatrica dell’Università di Padova e ha coinvolto 125 soggetti con FA persistente candidati alla CVE presso la Cardiologia (Centro Gallucci) di Padova. Il giorno prima della CVE (basale) e dopo circa 30 giorni dalla stessa (follow-up) i soggetti hanno eseguito un ECG e misurazioni della PA mediante uno sfigmomanometro a mercurio (Erkameter 300) e uno strumento oscillometrico (A&D TM-2430) validati. Per la valutazione dell’affidabilità della misura oscillometrica della PA i valori pressori sono stati calcolati come la media di tre misurazioni consecutive eseguite con i due strumenti al basale e al follow-up. I pazienti con ipertensione arteriosa anamnestica sono stati selezionati per l’esecuzione del sottostudio; questi hanno eseguito un ABPM (sempre con lo strumento A&D TM-2430) al basale e al follow-up. I pazienti erano in condizioni di terapia stabile. Risultati: Nei pazienti che presentavano un ritmo sinusale al follow-up (Gruppo FA-RS, n = 63) non c’erano differenze significative nel bias (differenza tra la media delle misurazioni di pressione arteriosa ottenute con lo sfigmomanometro e la media di quelle ottenute con lo strumento automatico) sistolico e diastolico prima (0.6±10.5mmHg; 2.4±8.5mmHg) e dopo (-0.6±13.4mmHg; 2.2±8.7mmHg) cardioversione elettrica all’analisi di Bland-Altman (p>0.05 ciascuno). La variabilità intra-individuale (espressa come coefficiente di variazione: DS/media) delle misure oscillometriche era maggiore prima della cardioversione elettrica. Per quanto riguarda il sottostudio, dei 54 pazienti ipertesi sottoposti ad ABPM, 34 presentavano un RS al follow-up e mostravano un aumento significativo nella pressione arteriosa sistolica (PAS) delle 24 ore, notturna (p<0.05) e diurna (p:0.074), e un calo significativo nella PA diastolica (PAD) delle 24 ore, diurna (p<0.05) e notturna (p:0.078). I pazienti con fisiologico dipping notturno diminuivano da 20 a 14, mentre quelli con reverse dipping aumentavano da 1 a 7. Conclusioni: L’affidabilità della misura oscillometrica della pressione arteriosa con lo strumento analizzato non è alterata in presenza di FA. Questa aritmia aumenta la variabilità intra-individuale dei valori pressori registrati con lo strumento oscillometrico ma ciò non altera l’affidabilità del metodo se vengono ripetute tre misurazioni consecutive. Il ripristino del RS in pazienti ipertesi con FA porta ad un significativo aumento nella PAS (specialmente la notte) e ad un calo nella PAD. Pertanto i pazienti ipertesi fibrillanti, in seguito a CVE, dovrebbero monitorare la PA con ABPM per permettere un più appropriato trattamento antiipertensivo.File | Dimensione | Formato | |
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