The purpose of the following dissertation is to cast light on the patronage that took place in the church of Santa Maria del Carmine at Milan and to reconstruct the facies of the building and of the decoration of the chapels during the Renaissance. Because of the many changes that have drastically modified the church during the centuries (infact nowadays all the surviving chapels have either a baroque or a neoclassical or even a neo-medieval aspect), it has been necessary to undertake a great deal of archival researches and to refer to a lot of literary sources. The sources I turned to most has been the following: the Cronica del Carmine di Milano (1685) by Giuseppe Maria Fornari; the 'Fondo di Religione' and the 'Fondo Notarile', housed at the Archivio di Stato in Milan, and the collection of the milanese inscriptions by Vincenzo Forcella. This approach has yielded interesting results and has allowed me to formulate new hypoyhesis about the building site during the fifteenth century and to complete and correct the information provided by Fornari. After having rewed the giuspatronati of all the chapels, I have focused on the most considerable patrons and on the works of art dued to their initiative and enterprise. From this point of view, I have analysed in depth the following works: the remains of the funerary monument of Angelo Simonetta, still housed in the church; the remains of the funerary of Pietro Francesco Visconti di Saliceto, housed part at the Louvre Museum in Paris, part at the Washington National Gallery of Art, part at the Cleveland Museum of Art, part at the Nelson's Atkins Museum of Art in Kansas City and part at Palazzo Trivulzio in Milan; the polypthic showing the Virgin and Child between Angels and Saints Leonardo and Bernardino, housed at Pinacoteca di Brera in Milan; the Nativity by Marco Lombardo, house in the same museum; the fresco representing the Virgin and Child between Saint Roch and Saint Sebastian by a seeker of Luini, still visible in the church of Santa Maria del Carmine in Milan at the second chapel on the left.

Lo scopo del presente lavoro è stato quello di ricostruire gli episodi d'arte che hanno interessato la chiesa del Carmine a Milano nel Rinascimento. Il lavoro, inevitabilmente, ha assunto fin da subito una forte connotazione archivistico-documentaria, dal momento che l'edificio, al presente, non conserva che sparute tracce della sua gloriosa fase quattrocentesca e primo-cinquecentesca e che, delle sue attuali dieci cappelle, non ve ne è nessuna che conservi alcunché di rinascimentale, essendo esse tutte da ascrivere ad interventi decorativi posteriori, barocchi, neoclassici e soprattutto neomedievali, quando non ai restauri otto-novecenteschi di Felice Pizzagalli e di Ambrogio Annoni. Il ricorso incrociato alle fonti si è imposto soprattutto nel tentativo di conseguire l'obbiettivo preliminare della ricerca, quello cioè di ripercorrere le vicende salienti del cantiere quattrocentesco e di capire quanto in esso abbiano contato, da una parte, l'iniziativa dei frati, dall'altra, quella dei privati. A questo scopo, obbligato e al contempo prezioso si è rivelato il ricorso reiterato a quattro principali serbatoi di notizie: la secentesca Cronica del Carmine di Milano (1685) di Giuseppe Maria Fornari, fonte primaria e di tradizionale riferimento fino ad oggi per gli studi sul Carmine, il Fondo di Religione e quello notarile conservati presso l'Archivio di Stato di Milano e la raccolta delle iscrizioni delle chiese di Milano di Vincenzo Forcella. Tale approccio, se da un lato ha consentito di formulare nuove ipotesi circa le personalità incaricate della direzione della fabbrica nelle due fasi del 1400-1446 e del 1446-1500, dall'altro ha consentito di integrare e/o correggere le informazioni fornite dal Fornari. Ciò ha fatto emergere importanti episodi di committenza, che dal cronista secentesco erano stati elusi o trattati in modo riduttivo e sommario. Pertanto, dopo una mappatura sistematica e diacronica dei patronati che sono stati di volta in volta esercitati presso le singole cappelle, ho potuto concentrare le ricerche sulle committenze d'arte note (che sono state approfondite) e ignote (che sono state trattate ex novo) di cui si sono resi protagonisti i personaggi e le famiglie titolari di giuspatronato nel contesto della dotazione e decorazione di dette cappelle. Decisivo è stato il ruolo di Angelo Simonetta, consigliere e segretario ducale per conto degli Sforza, zio del più noto Cicco Simonetta. Questi, dopo il crollo occorso alla chiesa nel 1446, è stato il principale fautore della ricostruzione dell'edificio, alla quale ha direttamente contribuito facendo erigere nel 1456 una cappella privata sotto il titolo dell'Annunziata

La chiesa del Carmine a Milano nel Rinascimento(2012 Jan 31).

La chiesa del Carmine a Milano nel Rinascimento

-
2012

Abstract

Lo scopo del presente lavoro è stato quello di ricostruire gli episodi d'arte che hanno interessato la chiesa del Carmine a Milano nel Rinascimento. Il lavoro, inevitabilmente, ha assunto fin da subito una forte connotazione archivistico-documentaria, dal momento che l'edificio, al presente, non conserva che sparute tracce della sua gloriosa fase quattrocentesca e primo-cinquecentesca e che, delle sue attuali dieci cappelle, non ve ne è nessuna che conservi alcunché di rinascimentale, essendo esse tutte da ascrivere ad interventi decorativi posteriori, barocchi, neoclassici e soprattutto neomedievali, quando non ai restauri otto-novecenteschi di Felice Pizzagalli e di Ambrogio Annoni. Il ricorso incrociato alle fonti si è imposto soprattutto nel tentativo di conseguire l'obbiettivo preliminare della ricerca, quello cioè di ripercorrere le vicende salienti del cantiere quattrocentesco e di capire quanto in esso abbiano contato, da una parte, l'iniziativa dei frati, dall'altra, quella dei privati. A questo scopo, obbligato e al contempo prezioso si è rivelato il ricorso reiterato a quattro principali serbatoi di notizie: la secentesca Cronica del Carmine di Milano (1685) di Giuseppe Maria Fornari, fonte primaria e di tradizionale riferimento fino ad oggi per gli studi sul Carmine, il Fondo di Religione e quello notarile conservati presso l'Archivio di Stato di Milano e la raccolta delle iscrizioni delle chiese di Milano di Vincenzo Forcella. Tale approccio, se da un lato ha consentito di formulare nuove ipotesi circa le personalità incaricate della direzione della fabbrica nelle due fasi del 1400-1446 e del 1446-1500, dall'altro ha consentito di integrare e/o correggere le informazioni fornite dal Fornari. Ciò ha fatto emergere importanti episodi di committenza, che dal cronista secentesco erano stati elusi o trattati in modo riduttivo e sommario. Pertanto, dopo una mappatura sistematica e diacronica dei patronati che sono stati di volta in volta esercitati presso le singole cappelle, ho potuto concentrare le ricerche sulle committenze d'arte note (che sono state approfondite) e ignote (che sono state trattate ex novo) di cui si sono resi protagonisti i personaggi e le famiglie titolari di giuspatronato nel contesto della dotazione e decorazione di dette cappelle. Decisivo è stato il ruolo di Angelo Simonetta, consigliere e segretario ducale per conto degli Sforza, zio del più noto Cicco Simonetta. Questi, dopo il crollo occorso alla chiesa nel 1446, è stato il principale fautore della ricostruzione dell'edificio, alla quale ha direttamente contribuito facendo erigere nel 1456 una cappella privata sotto il titolo dell'Annunziata
31-gen-2012
The purpose of the following dissertation is to cast light on the patronage that took place in the church of Santa Maria del Carmine at Milan and to reconstruct the facies of the building and of the decoration of the chapels during the Renaissance. Because of the many changes that have drastically modified the church during the centuries (infact nowadays all the surviving chapels have either a baroque or a neoclassical or even a neo-medieval aspect), it has been necessary to undertake a great deal of archival researches and to refer to a lot of literary sources. The sources I turned to most has been the following: the Cronica del Carmine di Milano (1685) by Giuseppe Maria Fornari; the 'Fondo di Religione' and the 'Fondo Notarile', housed at the Archivio di Stato in Milan, and the collection of the milanese inscriptions by Vincenzo Forcella. This approach has yielded interesting results and has allowed me to formulate new hypoyhesis about the building site during the fifteenth century and to complete and correct the information provided by Fornari. After having rewed the giuspatronati of all the chapels, I have focused on the most considerable patrons and on the works of art dued to their initiative and enterprise. From this point of view, I have analysed in depth the following works: the remains of the funerary monument of Angelo Simonetta, still housed in the church; the remains of the funerary of Pietro Francesco Visconti di Saliceto, housed part at the Louvre Museum in Paris, part at the Washington National Gallery of Art, part at the Cleveland Museum of Art, part at the Nelson's Atkins Museum of Art in Kansas City and part at Palazzo Trivulzio in Milan; the polypthic showing the Virgin and Child between Angels and Saints Leonardo and Bernardino, housed at Pinacoteca di Brera in Milan; the Nativity by Marco Lombardo, house in the same museum; the fresco representing the Virgin and Child between Saint Roch and Saint Sebastian by a seeker of Luini, still visible in the church of Santa Maria del Carmine in Milan at the second chapel on the left.
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La chiesa del Carmine a Milano nel Rinascimento(2012 Jan 31).
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