This research deals with children and with people who studied them and who took care of them in the period between world wars. This thesis analyses the question of childhood considering psychiatry and some neighboring disciplines like medicine, pedagogy, psychology, psychoanalysis and criminal antropology. The research analyses the Italian situation, but it considers also the international relations both in the theorization of the psychiatrists and in the practices created for “abnormal” children. From a methodological point of view, the thesis uses several tools: it combines the reconstruction of the general background with the intensive observation of some case-studies, in particular the Venetian Medico-Pedagogical Institute, the Colonia-scuola Marro part of the Psichiatric Hospital of Reggio Emilia, the Scuola magistrale ortofrenica of Rome. It also takes ideas and suggestions from transnational approach, particularly useful in the reconstruction of medical and psychiatric networks. The thesis is divided into three parts. The first part concerns institutions – institutes, schools and consulting rooms – for abnormal children and specific features of these institutions like admission and dismissal policies, the role of doctors and families and so on. The second part considers the scientific and political background in which psychiatrists operated and their relations with fascism and with the international context. The third part is about children: through their case histories we can analyse the diagnoses and we can also partly hear their voices.
La tesi affronta la questione dell’infanzia letta principalmente attraverso le teorie e le pratiche psichiatriche, cogliendo al tempo stesso gli apporti e le influenze di discipline vicine come pedagogia, psicologia, psicoanalisi e antropologia criminale. L’attenzione è posta in particolare all’Italia, ma vengono analizzati i legami internazionali sia nella teorizzazione degli psichiatri sia nelle pratiche messe in atto negli istituti per bambini “anormali” e difficili. L’arco cronologico considerato è quello compreso tra le due guerre mondiali. Da un punto di vista metodologico la ricerca si avvale di diversi approcci: coniuga la ricostruzione del contesto generale con l’osservazione intensiva di alcuni case-studies, accogliendo al tempo stesso spunti e suggestioni dell’approccio transnazionale, particolarmente utile nella ricostruzione delle reti di relazioni tra gli psichiatri. La ricerca si pone per definizione all’incrocio di più ambiti: da un lato la storia della psichiatria, dall’altro la storia del fascismo e dall’altro ancora la storia dell’infanzia. La tesi si articola in tre parti. La prima parte è dedicata agli istituti per bambini anormali. Si è cercato di illustrare quali erano gli istituti per bambini anormali, le caratteristiche specifiche di ciascuna istituzione, le modalità di ammissione, le interazioni tra medici, società e famiglie. Si sono analizzate le cause dell’anormalità dei bambini secondo il punto di vista dai medici, ma si sono anche considerate le modalità di osservazione, di gestione dei bambini e le terapie specifiche adottate. Vengono prese in considerazione anche le modalità delle dimissioni, gli esiti della cura e il ritorno nella società di questi bambini. La seconda parte della tesi considera il contesto scientifico e politico di riferimento, nel quale agivano e operavano gli psichiatri. Questa seconda parte si articola in due capitoli: il primo indaga le richieste degli psichiatri dei bambini e le loro aspirazioni come gruppo di professionisti che reclamava uno spazio di azione che non fosse più solo il manicomio, ma anche la scuola, la fabbrica e l’esercito. Il secondo capitolo si concentra sulla seconda metà degli anni Trenta e si focalizza in particolare sul I congresso internazionale di psichiatria infantile, mostrando come i rapporti tra alcuni psichiatri, antropologi criminali e pedagogisti si fossero intrecciati e infittiti, evidenziando la disponibilità di alcuni medici a mettersi a disposizione del fascismo, talvolta anche per questioni accademiche e di prestigio. La terza parte si concentra sui bambini anormali: vengono prese in considerazione le diagnosi rinvenute sulle cartelle per verificare quali fossero e come abbiano contribuito alla costruzione della categoria del bambino “anormale”. L’ultimo capitolo cerca di dare voce ai bambini attraverso le parole che in alcuni casi hanno pronunciato e che alcuni psichiatri hanno raccolto per mostrare la complessa relazione tra medici e bambini.
Bambini "anormali" e psichiatria in Italia tra le due guerre mondiali. Teorie e pratiche / Benetti, Elisabetta. - (2017 Jan 29).
Bambini "anormali" e psichiatria in Italia tra le due guerre mondiali. Teorie e pratiche
Benetti, Elisabetta
2017
Abstract
La tesi affronta la questione dell’infanzia letta principalmente attraverso le teorie e le pratiche psichiatriche, cogliendo al tempo stesso gli apporti e le influenze di discipline vicine come pedagogia, psicologia, psicoanalisi e antropologia criminale. L’attenzione è posta in particolare all’Italia, ma vengono analizzati i legami internazionali sia nella teorizzazione degli psichiatri sia nelle pratiche messe in atto negli istituti per bambini “anormali” e difficili. L’arco cronologico considerato è quello compreso tra le due guerre mondiali. Da un punto di vista metodologico la ricerca si avvale di diversi approcci: coniuga la ricostruzione del contesto generale con l’osservazione intensiva di alcuni case-studies, accogliendo al tempo stesso spunti e suggestioni dell’approccio transnazionale, particolarmente utile nella ricostruzione delle reti di relazioni tra gli psichiatri. La ricerca si pone per definizione all’incrocio di più ambiti: da un lato la storia della psichiatria, dall’altro la storia del fascismo e dall’altro ancora la storia dell’infanzia. La tesi si articola in tre parti. La prima parte è dedicata agli istituti per bambini anormali. Si è cercato di illustrare quali erano gli istituti per bambini anormali, le caratteristiche specifiche di ciascuna istituzione, le modalità di ammissione, le interazioni tra medici, società e famiglie. Si sono analizzate le cause dell’anormalità dei bambini secondo il punto di vista dai medici, ma si sono anche considerate le modalità di osservazione, di gestione dei bambini e le terapie specifiche adottate. Vengono prese in considerazione anche le modalità delle dimissioni, gli esiti della cura e il ritorno nella società di questi bambini. La seconda parte della tesi considera il contesto scientifico e politico di riferimento, nel quale agivano e operavano gli psichiatri. Questa seconda parte si articola in due capitoli: il primo indaga le richieste degli psichiatri dei bambini e le loro aspirazioni come gruppo di professionisti che reclamava uno spazio di azione che non fosse più solo il manicomio, ma anche la scuola, la fabbrica e l’esercito. Il secondo capitolo si concentra sulla seconda metà degli anni Trenta e si focalizza in particolare sul I congresso internazionale di psichiatria infantile, mostrando come i rapporti tra alcuni psichiatri, antropologi criminali e pedagogisti si fossero intrecciati e infittiti, evidenziando la disponibilità di alcuni medici a mettersi a disposizione del fascismo, talvolta anche per questioni accademiche e di prestigio. La terza parte si concentra sui bambini anormali: vengono prese in considerazione le diagnosi rinvenute sulle cartelle per verificare quali fossero e come abbiano contribuito alla costruzione della categoria del bambino “anormale”. L’ultimo capitolo cerca di dare voce ai bambini attraverso le parole che in alcuni casi hanno pronunciato e che alcuni psichiatri hanno raccolto per mostrare la complessa relazione tra medici e bambini.File | Dimensione | Formato | |
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